Nelle specie mutanti di Chernobyl la soluzione dei viaggi spaziali
Al cinema gli astronauti devono vedersela con molti pericoli, dalle
esplosioni alla mancanza d'aria, fino alla perfidia dei computer
senzienti. Ma quella che è per loro probabilmente la minaccia peggiore è
invisibile: le radiazioni.
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Fonte: www.nationalgeographic.it
Per pemettere agli astronauti di sopportare le radiazioni cosmiche a cui saranno sottoposti nelle future esplorazioni gli scienziati studiano le specie che si sono adattate al disatro nucleare del 1986
Al cinema gli astronauti devono vedersela con molti pericoli, dalle
esplosioni alla mancanza d'aria, fino alla perfidia dei computer
senzienti. Ma quella che è per loro probabilmente la minaccia peggiore è
invisibile: le radiazioni.
Il campo magnetico del nostro pianeta genera una sfera protettiva
chiamata magnetosfera che difende la superficie terrestre dalla
pericolosa radiazione cosmica. Gli esseri umani che si spingono al di là
di questa sfera si espongono a rischiosi raggi cosmici e a tempeste
solari che possono danneggiare le cellule e provocare modificazioni nel
DNA.
Anche la protezione usata attualmente presso la Stazione Spaziale
Internazionale, che è in orbita attorno alla Terra ad una distanza che
la mantiene all'interno dello scudo garantito dalla magnetosfera, non
sarebbe sufficiente a tutelare gli astronauti che si dovessero
avventurare nello spazio profondo. Un viaggio verso Marte, ad esempio,
esporrebbe i passeggeri a dosi di radiazioni comparabili a quelle che
assumerebbero se si sottoponessero ad una tomografia computerizzata
dell'intero corpo ogni 5 o 6 giorni, per l'intera durata del viaggio.
C'è un posto sulla Terra che potrebbe offrire la possibilità di studiare
gli effetti di lungo termine dell'esposizione alle radiazioni e di
individuare forse un modo migliore per proteggersi: Chernobyl.
"Il segreto di un eventuale successo dei viaggi interstellari verrà
dall'osservare animali, piante e microbi che hanno dovuto affrontare
questo tipo di radiazioni sulla Terra nel corso del loro passato
evolutivo, sviluppando la capacità di tollerare o di evitare del tutto
gli effetti di queste radiazioni", dice Timothy Mousseau, professore di
scienze biologiche presso la University of South Carolina.
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https://cdn.flv.kataweb.it/mediaweb/espresso/national-geographic/2018/05/03/100154954-d080c318-ca08-4f11-9870-3e5c59af9f0a.mp4
Data: 05.05.2018Fonte: www.nationalgeographic.it
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