Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

11/03/19

LA FRANCIA DI FRONTE AL PESO DELLE SCORIE NUCLEARI

La Francia di fronte al peso delle scorie nucleari

Ad Aube, due centri di stoccaggio ospitano il 90% dei residui radioattivi prodotti ogni anno in Francia. Uno si sta avvicinando alla saturazione e per alcuni rifiuti non c’è ancora una soluzione.

In mezzo ad una fitta foresta, una spianata spoglia, chiusa da cancelli, ospita il centro di stoccaggio francese di Aube dell’Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra), nel piccolo comune di Soulaines-Dhuys. Al suo interno, racconta il quotidiano Le Monde, “sono sepolti i residui di bassa e media attività degli impianti nucleari francesi. Nel gergo dell’industria sono chiamati ‘a vita breve’, ma rimarranno radioattivi per diversi secoli. Tuttavia, qui, così come nel vicino sito di Morvilliers, viene stoccato il 90% delle scorie radioattive prodotte ogni anno in Francia. E ci si avvicina alla saturazione senza ancora un soluzione.

Come racconta Le Monde “ogni giorno, sei camion scaricano la loro partita di attrezzature contaminate – attrezzi, tute, guanti, scarpe….. – dai reattori EDF, dai centri di ricerca della Commissione francese per l’energia atomica e le energie alternative (CEA) e dagli stabilimenti di Orano (ex Areva). Tutti sono già confezionati in fusti metallici o conchiglie di cemento. All’arrivo, sono identificati da un codice a barre che tiene traccia del loro contenuto, origine e posizione sul sito. Vengono poi impilati, a strati, in grandi cubi di cemento armato, larghi 25 metri e alti 8 metri, con pareti spesse quasi mezzo metro. Una volta riempiti, questi silos sono chiusi da una lastra di cemento che, a lungo termine, sarà a sua volta ricoperta da uno strato di argilla vegetale.

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Data: 09.03.2019
Fonte: www.energiaoltre.it

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