Campo internazionale
di Legambiente a Pollone (Bi)
21 giugno – 5
luglio 2014
Ciao a tutti! Mi chiamo Irina Dedenko e oggi vi racconterò della mia “missione” al campo internazionale ecologico e allo stesso tempo del mio primo viaggio all’estero. Nell’organizzare il viaggio, io sapevo soltanto che il mio luogo di soggiorno si trovava non lontano da Milano e che si trattava di una cittadina nel nord Italia chiamata Biella. Bene, vado a fare la volontaria in un campo internazionale ecologico. Ma cosa mi avrebbe aspettato, di che cosa in concreto mi sarei occupata, me lo immaginavo solo a tinte fosche.
Ebbene, il 21 giugno 2014, passate alcune ore nell’aria, sono finita in paradiso (me ne renderò conto dopo, le prime impressioni sono state variegate). Dopo essermi confusa con il percorso dei trasporti (poiché soffro di cretinismo topografico almeno da che ho coscienza di me), aver maledetto ogni cosa al mondo e messo alla prova i nervi di Davide Boemo (il nostro organizzatore nonché il più buono e caro italiano sulla Terra), alla fine sono giunta in un luogo indefinito... Siamo stati illuminati il giorno seguente, quando è arrivato un tipo gentile che ci ha disposto davanti risme di brochure e dépliant sul nostro luogo di soggiorno, e allora, finalmente, compresi di trovarmi nel piccolo comune di Pollone a qualche chilometro da Biella. Dopo un’escursione nei dintorni e la conoscenza con il sindaco del paese (un altro tipo molto gentile), siamo stati illuminati anche sulla nostra particolare missione. Quello che ci si aspetta da noi, di che cosa ci saremmo occupati nei seguenti 14 giorni. Davanti a noi si materializzò un manifesto con la tabella del programma:
Orario tipo della giornata*:
8:00 – sveglia
8:15 – colazione
10:00 – 12:00** – lavoro
13:30 – pranzo
14:00 – 16:00 – riposo, tempo libero
16:00 – gite e visite
19:00 – cena
20:00 – giochi,
momenti comuni
23:00 – 00:00 – ritirata
* l’orario
è indicato approssimativamente perché vi sono dei buchi nella memoria J.
** di
regola,
il lavoro terminava a quest’ora, ma ci sono stati casi in cui siamo arrivati direttamente
per l’ora di pranzo.
E adesso veniamo la lavoro. Il giorno seguente, quasi subito dopo la
colazione nel cortile della scuola che abbiamo occupato, sono arrivate alcune
macchine. Ci hanno chiesto di indossare abbigliamento da lavoro, di prendere
uno snack e dell’acqua, dopodiché ci hanno distribuito nelle macchine e portato
verso destinazione ignota. Non lontano, in realtà. «Ci si poteva venire anche a
piedi» – ho pensato. In quel momento siamo arrivati a una delle salite del
parco Burcina. I sentieri erano un po’ coperti di vegetazione, e anche i rami
ostruivano il passaggio. Il nostro compito era appunto quello di eliminare
questi elementi di disturbo. Io, tre ragazzi (Alessia, Lorenzo, Emanuele) e il
padre degli ultimi due abbiamo portato a termine il compito piuttosto in
fretta. Quel giorno siamo tornati per primi. E finalmente abbiamo capito che la
nostra grande missione sarebbe consistita nell’aiutare i locali servizi
comunali nella manutenzione e nell’abbellimento di Pollone.
Nei giorni successivi mi è stato poi assegnato un altro compito, quello di
verniciare i recinti accanto al ruscello. A quanto pare ora so tutto sulla
tecnica di ripulitura del vecchio strato e sui metodi di applicazione della
vernice nei posti meno accessibili J. Ah, come odio il colore verde.
C’è un’altra parola che mi faceva venire i brividi, e credo che così sarà
ogni volta che ancora la sentirò: Frassati... No, non ho niente contro il
signor Pier Giorgio Frassati – un bravo giovane che in 24 anni è riuscito a
lasciare un’impronta nella storia del paese –, è che forse sentivamo un po’
troppo spesso raccontare della sua vita e delle grandi opere della sua famiglia.
Tanto che verso la fine del campo io sapevo più cose su questa illustre stirpe
che non sulla mia.
Ci sono state molte altre uscite, visite, escursioni – ora tutto mi si è un
po’ mescolato nella testa, ma allora ogni uscita suscitava in me una tempesta
di emozioni positive, che fosse la gita alla fabbrica Piacenzi per la
produzione di tessuti (lana, cachemire) per l’impero Armani o la visita al
fattore Thomas e la sua master class
sul suonare i più semplici strumenti musicali o la trasferta ad Oropa per
vedere la cattedrale. A volte era dura costringere a svegliarsi al pomeriggio,
uscire dal caldo sacco a pelo per andare da qualche parte, ma non me ne sono
pentita neanche una volta!
Perché comunque queste uscite le aspettavamo con impazienza ogni giorno! A
ciascuno dei volontari sono rimasti impressi gli intensi momenti delle tavolate
e dei giochi serali. Ogni volta prima di andare a letto mi precipitavo al
bloc-notes e trascrivevo tutti i giochi che avevo appena imparato. In quanto
collaboratrice di un campo per bambini (“Novokemp”) per me questo era un
aspetto preziosissimo. Ognuno di noi s’impegnava a mostrare dei propri giochi
nazionali. Come risultato nel mio salvadanaio ci sono giochi e intrattenimenti
popolari italiani, messicani, coreani, cinesi. Anch’io ho provato a far vedere
dei giochi dei popoli della Russia e i giochi che si fanno di solito a
Novokemp. Il popolo pare ne sia rimasto soddisfatto J.
Un altro indiscutibile vantaggio nella conoscenza di cultura, usi e costumi
degli altri paesi è stata senz’altro la cucina... Per quel che riguarda
l’Italia, era tutto chiaro e semplice: le diverse varianti di pasta, la pizza,
il tiramisù ci allietavano tutti i giorni. Noi però ci siamo anche ingegnati a
preparare qualcosa dei nostri paesi. Il culmine è stata la cena multinazionale
di saluto! Ancora durante il processo di preparazione, tutti già concordavano
che si trattava più che altro di una variante di cucina russa, poiché carne,
patate e aglio comparivano quasi in tutti i piatti nonostante la presenza di
diversi paesi.
Scrivo questo resoconto, e sullo sfondo risuona la musica che i ragazzi
inventavano e suonavano tutti i giorni durante il tempo libero. Solo Dio sa
quali strumenti non si suonavano: e le collane di conchiglie (che riproducono
splendidamente i motivi degli indiani Maya), e i tamburi africani, e delle
indescrivibili trombette di bambù. Persino io ho imparato un pochino a battere
il tempo (urrà, si è avverato il mio sogno infantile di interagire con la
musica!).
Tutto questo accadeva come fosse ieri! Ricordo benissimo come fosse inusuale
nei primi giorni sentire tutto il tempo una parlata straniera!!! Il mio
perfezionismo non mi consentiva di parlare velocemente, dovevo costruirmi la
frase nella mente e solo dopo pronunciarla senza errori. Ma già verso il terzo
giorno decisi di mettere da parte questa qualità per permettermi di parlare,
anche se con errori, assai più velocemente. Insomma, al mio ritorno in Patria
per una settimana mi ricordavo solo alcune parole russe... I pensieri in testa
venivano da soli in english con disseminate alcune parole italianeJ. Ah, mi ricordo come i ragazzi locali tentassero di parlare in italiano e
il nostro solerte organizzatore li riprendesse. In generale Davide è una
persona d’oro! Finché ci siamo trovati sotto la sua tutela, non sapevamo che
cosa fossero i ritardi, la noia, la mancanza di attenzione. Lui trovava sempre
tempo e parole per ciascuno di noi, trovava soluzioni alternative se a qualcuno
saltava un’uscita o una gita. Molte ragazze lo chiamavano papino ed erano
proprio fuori di testa per lui! A me personalmente è piaciuto anche il sindaco.
Come ho già scritto più sopra, è un tipo molto gentile. E come cantava le canzoni...
In Russia lui sarebbe un idolo alla stregua di Toto Cutugno e Adriano
Celentano. Ma per il momento solo io ho avuto la fortuna di ascoltare questa
voce divina. E non mi turbava minimamente nemmeno il suo inglese un po’
traballante (a testimonianza ho un attestato stampato e consegnatoci da lui con
alcuni errori). Inoltre egli ha fatto in modo che del nostro campo abbiano
scritto per ben tre volte sul giornale locale. Con mia vergogna alla fine non
ho trovato il tempo di tradurre il contenuto degli articoli, ma per diavolo, fa
piacere lo stesso!
Ancor oggi non riesco a credere che tutto questo sia successo a me!
Nonostante la continua corrispondenza con i nuovi amici da tutto il mondo
dimostri il contrario. Ora ho la sensazione che tutto si sia svolto in modo
assolutamente ideale – come sempre tutte le cose belle cancellano dalla memoria
i momenti negativi, che purtroppo ci sono stati pure loro. Il primo – il tempo.
Su 15 giorni di campo, il sole c’è stato due giorni, al massimo tre. Ma come ha
detto uno dei volontari, forse questo è stato il prezzo per gli inestimabili
momenti di gioia e felicità. Il secondo momento negativo è stato il viaggio per
arrivare al campo. Capisco bene che ci fosse gente che veniva da diversi paesi
e che gli organizzatori si siano impegnati a informarci su tutti gli
spostamenti. Ma per persone come me (sono sicura di non essere la sola,
purtroppo) incapaci di organizzarsi con cura e pianificare tutto in anticipo,
sarebbe stato meglio allegare una cartina o uno schema con gli spostamenti.
Adesso infatti lo so che per capitare a Biella da Milano bisogna cambiare a
Santhià, ma allora, dopo aver comprato il biglietto Milano-Biella S. Paolo e
aver preso il treno Milano-Torino-Milano, ingenuamente ritenevo che la mia stazione d’arrivo fosse su
questa linea. Be’, e poi dato che tutti ormai sono abituati a essere online 24
h all’inizio ero un po’ a disagio senza Internet. Avevo bisogno di inviare una
risposta urgente per il mio lavoro principale, e trovandomi lontano dal mio
paese questo è risultato un po’ problematico. Ringrazio i ragazzi del posto che
mi hanno invitata a casa e mi hanno permesso di utilizzare Internet. Sto
cercando di farmi tornare in mente altre cose negative ma non ci riesco. Be’,
tutto si è svolto assai meglio di quel che mi aspettavo.
In ogni caso gli aspetti positivi di questa esperienza sono di gran lunga prevalenti,
anche se, purtroppo, più per me a livello personale. Inizialmente lo scopo del
mio viaggio era infatti quello di ricevere nuove conoscenze ed esperienza sulle
questioni ecologiche per condividerle poi a “Radimici” e “Novokemp”. Queste
cose durante questo specifico campo non le ho acquisite (certo, ora sono in
grado di verniciare recinti e panchine, ma è difficile che sia importante per i
bambini in un campo estivo). Non ho inoltre potuto per motivi familiari
lavorare un intero turno a Novokemp. Ho comunque svolto nuovi giochi
internazionali nelle giornate a tema.
In questo periodo mi mantengo in costante contatto con i collaboratori e i
volontari di Radimici che si occupano dell’attività ecologica (Ekaterina, Dima
e le ragazze che sono anche loro di recente tornate da un’analoga esperienza in
Italia). Attraverso la condivisione delle nostre esperienze e delle conoscenze
acquisite (soprattutto dalle ragazze), stiamo progettando, unendo le nostre
forze, di fare un turno tematico a Novokemp per il prossimo anno; organizziamo
inoltre giochi ecologici e iniziative con i bambini sulla pulizia di Novozybkov
dalla spazzatura, sul riciclo dei materiali (si svolgono senza la mia
partecipazione diretta, ma io mi sforzo comunque di dare il mio contributo
all’organizzazione).
Mosca, 20 ottobre 2014
Irina
Dedenko