Bielorussia: Astravets, come cambierà con il nuovo impianto atomico
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Data: 12.07.2016
Fonte: www.progettohumus.it
Tutto sembra procedere come al solito. Tuttavia, i reattori e le alte gru di sollevamento che si trovano nel sito della nuova centrale nucleare, visibili anche a distanza di qualche chilometro, rendono inquietante il familiare paesaggio.
Un corrispondente del Servizio Informativo “EuroBelarus” ha visitato la zona di confine situata a pochi chilometri di distanza dalla Lituania ed ha imparato a conoscere la vita dei locali.
“Sarà come una seconda Chernobyl”
La strada sterrata che va al villaggio di Bystrytsa viene utilizzata solamente dalla gente del posto e dalle automobili delle guardie di frontiera. La strada costeggia la sorgente locale di San Giovanni che, si dice, abbia poteri miracolosi. Non sappiamo se è vero o no, ma la sua acqua è molto apprezzata fra gli abitanti di questo villaggio e di quelli circostanti: Qui è stata costruita una cappella in onore del santo e si svolgono annualmente feste e liturgie.
Bystrytsa è un paese unico ed uno dei più antichi in Bielorussia. Fu qui nel 1390, per la prima volta nel Paese, che il Granduca Jogaila fondò la Chiesa Cattolica della Santa Croce. Questo luogo di culto non è mai stato chiuso,se non fatta eccezione per i periodi di ristrutturazione.
“In epoca sovietica pagammo le tasse per salvare e mantenere aperta la chiesa cattolica”, dice Liolia, un’abitante del villaggio.
Dopo 40 anni di lavoro in fabbrica, ha ottenuto una pensione di circa 120 Euro al mese e sta aiutando anche sua nipote che studia a Grodno.
Liolia vive a circa 15 chilometri di distanza dal sito di costruzione della centrale atomica e la può vedere quando porta a pascolare la sua mucca.
“Ci sarà una seconda Chernobyl”, dice scuotendo la testa.
Oltre alla fonte e la Chiesa cattolica, ci sono altri luoghi di rilevanza storica a Bystrytsa, fra cui un antico mulino ad acqua che funziona ancora nonostante alcuni suoi meccanismi siano fuori uso.
Nel villaggio si possono incontrare anche le guardie di confine. Dopo aver controllato i documenti ed il permesso di soggiorno per rimanere nella zona, lasciano il loro recapito telefonico per essere avvertiti nel caso venissero avvistati dei rifugiati o delle persone che “non parlano russo”. Gli abitanti del poso infatti segnalano la presenza di alcuni profughi provenienti dall’Ucraina.
Un corrispondente del Servizio Informativo “EuroBelarus” ha visitato la zona di confine situata a pochi chilometri di distanza dalla Lituania ed ha imparato a conoscere la vita dei locali.
“Sarà come una seconda Chernobyl”
La strada sterrata che va al villaggio di Bystrytsa viene utilizzata solamente dalla gente del posto e dalle automobili delle guardie di frontiera. La strada costeggia la sorgente locale di San Giovanni che, si dice, abbia poteri miracolosi. Non sappiamo se è vero o no, ma la sua acqua è molto apprezzata fra gli abitanti di questo villaggio e di quelli circostanti: Qui è stata costruita una cappella in onore del santo e si svolgono annualmente feste e liturgie.
Bystrytsa è un paese unico ed uno dei più antichi in Bielorussia. Fu qui nel 1390, per la prima volta nel Paese, che il Granduca Jogaila fondò la Chiesa Cattolica della Santa Croce. Questo luogo di culto non è mai stato chiuso,se non fatta eccezione per i periodi di ristrutturazione.
“In epoca sovietica pagammo le tasse per salvare e mantenere aperta la chiesa cattolica”, dice Liolia, un’abitante del villaggio.
Dopo 40 anni di lavoro in fabbrica, ha ottenuto una pensione di circa 120 Euro al mese e sta aiutando anche sua nipote che studia a Grodno.
Liolia vive a circa 15 chilometri di distanza dal sito di costruzione della centrale atomica e la può vedere quando porta a pascolare la sua mucca.
“Ci sarà una seconda Chernobyl”, dice scuotendo la testa.
Oltre alla fonte e la Chiesa cattolica, ci sono altri luoghi di rilevanza storica a Bystrytsa, fra cui un antico mulino ad acqua che funziona ancora nonostante alcuni suoi meccanismi siano fuori uso.
Nel villaggio si possono incontrare anche le guardie di confine. Dopo aver controllato i documenti ed il permesso di soggiorno per rimanere nella zona, lasciano il loro recapito telefonico per essere avvertiti nel caso venissero avvistati dei rifugiati o delle persone che “non parlano russo”. Gli abitanti del poso infatti segnalano la presenza di alcuni profughi provenienti dall’Ucraina.
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Data: 12.07.2016
Fonte: www.progettohumus.it
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