Chernobyl, tecnici maceratesi al lavoro per la bonifica della centrale nucleare
Pur in funzione dal 2016, nei giorni scorsi è stato inaugurato il nuovo scudo protettivo del reattore, che dovrebbe limitare le radiazioni, che ancora escono, per un secolo. Quello che i telespettatori non sanno dell’incendio è che un’azienda nostra, la Meloni Techno Handling di Tolentino, è presente a Chernobyl. Unica del maceratese, delle Marche e di tutta Italia. È in Ucraina dal 2016 con operai, tecnici e figure specializzate, cinque per l’esattezza: il maceratese Roberto Rastelli elettrico-meccanico, il capo cantiere corridoniense Ivano Lana, l’elettricista piediripense Emanuele Coloso, l’addetto al software Luca Calcabrini di San Severino e l’elettricista maceratese di origini ucraine Ivan Irnik. Abbiamo sentito al telefono Rastelli per capire l’attività fatta a Chernobyl (in realtà la città più vicina al disastro è Pripyat a 3 km), ma soprattutto cosa si prova a essere nel luogo dell’esplosione che fu 4 volte più forte della bomba di Hiroshima e dove la vita umana non potrà più esserci per chissà quanto tempo.
Rastelli, cosa fate di preciso?
«Abbiamo installato nuovi carroponti e ripristinato quelli vecchi. Il
progetto IFS2 ha come obiettivo di tagliare le barre di uranio dentro
il bunker del reattore, un treno piombato le porta poi in un nuovo sito
di stoccaggio del materiale radioattivo».
Che turni svolgete?
«Lavoriamo in gruppi di due persone, mai tutte insieme, per circa 8 ore al giorno. Ci restiamo due settimane al mese».
Data: 15.07.2019
Fonte: www.ilrestodelcarlino.it
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