Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

29/08/19

ECCO LA “CHERNOBYL DEI GHIACCI”, LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE GALLEGGIANTE


Ecco la “Chernobyl dei ghiacci”, la prima centrale nucleare galleggiante


C’è una mini-centrale atomica che naviga nel Mar Glaciale Artico, uno degli ecosistemi più fragili e preziosi del pianeta, per fare da apripista ai reattori russi di piccola taglia. Il suo nome è Akademik Lomonosov

 

Akademik Lomonosov

 

La prima centrale atomica trasportabile è pronta a mollare gli ormeggi. Si chiama Akademik Lomonosov e prima di salpare dal porto di Murmansk è stata verniciata di fresco con i colori della bandiera russa. Somiglia a una grossa chiatta su cui è stata installata una coppia di mini-reattori atomici da 35 megawatt. È diretta a Pevek, nel Mare della Siberia orientale, dove attraccherà al termine di una traversata artica di cinquemila chilometri.

Nucleare prêt-à-porter per piccole taglie

 

Nei piani della compagnia russa Rosatom, che l’ha costruita, l’Akademik Lomonosov aprirà la strada al mercato delle centrali atomiche di piccola taglia, più economiche e più facili da assemblare o da trasportare in luoghi remoti. Come le aree desertiche, per alimentare gli impianti di dissalazione dell’acqua marina, che richiedono enormi quantità di energia. O appunto le regioni artiche, per sfruttare le risorse petrolifere e minerarie che diventeranno accessibili con il ritiro dei ghiacci polari. A Pevek, la mini-centrale russa fornirà elettricità a 50 mila residenti e l’energia necessaria alle attività di estrazione mineraria di Čukotka, una regione ricca di oro e rame.


Data: 24.08.2019
Fonte: www.wired.it

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