Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

29/06/10

BUGIE NUCLEARI


Silvia Pochettino

Bugie nucleari

EGA Edizioni

2008

176 pagine











Romanzo-inchiesta di Silvia Pochettino sulla vicenda umana di Vassili Nesterenko, fisico nucleare sovietico di grande fama, poi “liquidato” dal regime per le sue denunce, e Yuri Bandazhevsky, anatomopatologo, direttore del più grande Istituto di ricerca medica nelle zone contaminate, incarcerato per sei anni per le sue denunce.

A metà strada tra romanzo, spy story e inchiesta giornalistica, il libro racconta 20 anni di bugie, occultamenti, alto spionaggio attraverso gli occhi di due testimoni privilegiati.

Scritto con stile rapido e alta tensione emotiva, il libro trasporta il lettore in un altro mondo dove si scoprono i retroscena internazionali che hanno portato all’irrimediabile falsificazione dei dati su Chernobyl.

Link alla pagina dedicata al professor Jurij Bandazhevskij sul sito dell'associazione Mondo in cammino

28/06/10

CHERNOBYL. CONFESSIONI DI UN REPORTER


Igor' Kostin

Chernobyl.
Confessioni di un reporter

EGA edizioni

2006

237 pagine
















Dalla quarta di copertina:
Soprannominato "l'uomo leggendario" dal Washington Post, Igor Kostin è un testimone chiave della catastrofe di Chernobyl. Il 26 aprile 1986 soltanto qualche ora dopo l'esplosione, Kostin sorvola la centrale. La radioattività è così forte che quasi tutte le sue fotografie diventano nere. Una fotografia soltanto si è salvata e ha fatto il giro del mondo. Sopreso per la dimensione della catastrofe e per il silenzio dell'autorità Kostin decide di restare sul posto insieme agli 800.000 "licquidatori" che si sono alternati sul luogo dell'incidente e di documentare le terribili conseguenze della contaminazione su uomini e animali in Ucraina, Bielorussia e Russia.
La sua storia si confonde co quella di Chernobyl. Ha visto l'evaquazione dei villaggi, la disperazione e il coraggio della gente, la costruzione del "sarcofago"; ha visto gli uomini rimuovere a mani nude i blocchi radioattivi, i cimiteri delle macchine, i giardini e gli orti contaminati ritornati terre selvagge, dove l'uomo non ha più posto. Per la prima volta racconta tutto questo, con parole e immagini.
Link al sito di Igor Kostin

25/06/10

MARIJA ŠARAPOVA SI RECHERÀ NELLE PROVINCE CONTAMINATE DALL’INCIDENTE DI CERNOBYL

La stella russa del tennis e ambasciatrice del Programma di sviluppo dell’ONU (UNDP) Marija Šarapova dopo la sua partecipazione a Wimbledon è intenzionata a recarsi nelle province bielorusse rimaste contaminate dall’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl del 1986.

Šarapova ha in programma di visitare Gomel’ e Cecersk, di vedere sul posto come procede la realizzazione dei suoi progetti di solidarietà, d’incontrarsi con i beneficiari delle sue donazioni e delle borse di studio.
In partenariato con l’UNDP la Fondazione Marija Šarapova supporta sette progetti a sostegno della gioventù nelle regioni contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina. «Ho sempre sognato di portare il mio contributo per il ristabilimento della regione alla quale sono legata da vincoli personali. Dare la possibilità ai giovani di materializzare i propri sogni – è proprio questo il superamento dell’eredità di Cernobyl», dice Marija Šarapova. I genitori della tennista hanno lasciato Gomel’ dopo l’incidente di Cernobyl, salvandosi dalla contaminazione radioattiva in Siberia.
Marija Šarapova è diventata ambasciatrice dell’UNDP nel 2007, devolvendo a scopo umanitario nella zona di Cernobyl 100 mila dollari.
Il Programma di sviluppo dell’ONU è in atto dal 1965. Atleti ambasciatori dell’ONU sono stati anche Pele, Anatolij Karpov, Ronaldo, Zinedine Zidane, Ronaldinho.

Data: 25.06.2010
Fonte: sport.rian.ru
Traduzione: S.F.

24/06/10

L’ECOLOGIA DIVENTERÀ MATERIA OBBLIGATORIA DEL PROGRAMMA SCOLASTICO

Il presidente Dmitrij Medvedev ha dato disposizioni per includere l’educazione ambientale tra le materie scolastiche obbligatorie nel sistema d’istruzione medio e professionale.

«Anche se purtroppo con ritardo, abbiamo maturato la comprensione che salvaguardare la natura è d’importanza vitale. Che gli obiettivi di carattere economico ed ecologico sono indissolubili e interdipendenti. E che senza una severa applicazione degli standard ambientali noi non abbiamo semplicemente futuro. Non sono concetti complicati. Riguardano la responsabilità dei funzionari a tutti i livelli, e riguardano la responsabilità di ogni singola persona. Bisogna lottare con l’incultura ambientale e con l’indifferenza. E a questo proposito da noi nel programma non c’è neanche un normale corso d’ecologia. Se non vi si presterà attenzione fin dall’infanzia, se l’ecologia non diventerà una delle materie che s’insegnano a scuola, di sicuro nelle persone non si svilupperà una normale coscienza ambientale».

I mandati del presidente riguardano lo sviluppo dell’istruzione ambientale e della sua diffusione, con misure per l’aumento dell’efficacia delle attività in questo campo, e anche l’elaborazione di adeguate norme d’istruzione statali e di manuali didattici. Gli ecologisti hanno accolto l’iniziativa di Dmitrij Medvedev con entusiasmo. Dice Vladimir Gračëv, membro della commissione per i problemi ambientali dell’UNESCO:

«Ne abbiamo preso conoscenza. Vi sono sia l’iniziativa legislativa del presidente, sia le questioni relative alla valutazione degli effetti sull’ambiente, tantissime questioni. Siamo assolutamente entusiasti del fatto che ciò si faccia, ma effettueremo un controllo pubblico sulla realizzazione dei mandati presidenziali. Penso che sarà d’aiuto nell’inculcare una formazione ambientale nelle menti dei funzionari dell’istruzione, nelle menti di tutte le persone, ma la cosa fondamentale è il passaggio graduale a un livello più sviluppato di cultura ambientale di tutta la nostra società. È un tema molto importante, in quanto l’istruzione ecologica è un momento chiave di tutta la componente ecologica della nostra vita. Perché una bassa formazione ecologica delle persone purtroppo porta sia a gettare la pattumiera per terra sia a rovinare la natura, ad arrecare danni all’ambiente; ma soprattutto a un diffuso nichilismo giuridico e a una disciplina socio-ecologica minima nella società»

Il termine fissato per l’introduzione dell’ecologia tra le materie scolastiche è novembre 2010.

Data: 08.06.2010
Fonte: www.rus.ruvr.ru
Traduzione: S.F.

23/06/10

MEDVEDEV HA INCARICATO IL GOVERNO DI SALVARE LA NATURA

Il presidente della Russia Dmitrij Medvedev ha incaricato il governo di elaborare un progetto con i fondamenti della politica ecologica della Russia fino al 2030 e ha promesso che nelle scuole medie e professionali l’ecologia diventerà una materia obbligatoria. Alla riunione del 27 maggio scorso ha partecipato tra gli altri il ministro della Natura Jurij Trutnev, che ha fatto notare come le misure di controllo statale sui danni ambientali siano inefficaci. A oggi in tutto il paese sono stati individuati 194 punti critici a livello ambientale da salvare immediatamente. Specialmente triste è la situazione con il problema della trasformazione dei rifiuti. Medvedev ha rilevato come sia necessario creare dei programmi mirati a lungo termine per liberare le città con milioni di abitanti dalla spazzatura. È chiaro che prima di tutto si parla di Mosca e della regione di Mosca. Il presidente ha toccato anche le questioni dell’energia elettrica, del taglio illegale dei boschi, dello scarico dei gas serra nell’atmosfera, delle forniture di merci ecologicamente pulite sul territorio russo ecc. In precedenza nel suo video blog aveva già dichiarato della necessità di lottare con l’incultura ambientale in Russia e sottolineato come formare una conoscenza ecologica nelle persone sia impossibile senza l’insegnamento di un corso di ecologia nelle scuole.

Link al video blog di Medvedev:
(L'ecologia e l'economia non si contraddicono a vicenda)

Data: 07.06.2010
Fonte: www.utro.ru
Traduzione: S.F.

PROGETTO DUBRAVA - TURNO DI LUGLIO

Come da programma, 44 bambini residenti nelle province contaminate di Novozybkov e Zlynka trascorreranno a luglio tre settimane di vacanza-risanamento presso il sanatorio Dubrava nell'ambito del progetto di "Le Russie di Cernobyl -Legambiente".
L'unica variazione è che il turno è stato posticipato di due giorni, non più dal 28 giugno al 18 luglio come previsto inizialmente, ma dal 30 giugno al 20 luglio. Lo spostamento è dovuto alla richiesta dell'amministrazione regionale di Brjansk di poter disporre del sanatorio per un paio giorni per un concorso artistico giovanile.
I 44 bambini potranno risanarsi grazie alle quote-risanamento del Centro del Sole di Verbania (12), dell'associazione Bambini Sereni di Sumirago (11), del circolo Legambiente di Castronno (10), dell'associazione Mai più Cernobyl di Limbiate (5) del Coordinamento veneto di Legambiente solidarietà (3) e del circolo Legambiente di Limena (2).
I gruppi sponsor riceveranno nei prossimi giorni per posta elettronica le schede informative bilingui dei bambini.
In mancanza di volontari italiani, a rappresentarci si recherà al sanatorio Dubrava negli ultimi giorni del turno la nostra referente Marija Burceva, che raccoglierà il materiale di testimonianza dei bambini. Cercheremo inoltre di farci mandare dal sanatorio nel corso del turno notizie sulle attività e alcune fotografie da pubblicare sul sito "in diretta".

21/06/10

REPORTAGE DA CERNOBYL: COME SALVANO IL SARCOFAGO


La costruzione della “Copertura-2” si è protratta per decenni. Ma alla centrale nucleare di Cernobyl non credono che la vecchia costruzione possa crollare in qualsiasi momento.

Il 3 maggio del 1986 al Ministero del combustibile e dell’energia dell’URSS a Mosca si presentò un ingegnere nucleare per ricevere l’incarico prima di partire per la missione a Cernobyl. Aspettando nella sala d’attesa della dirigenza, l’uomo lesse nella bacheca degli annunci una disposizione dove nero su bianco c’era scritto: i collaboratori della centrale nucleare di Cernobyl sono tenuti a rimuovere i danni e a rimettere in funzione il quarto reattore entro… il 19 maggio 1986!

Questa storia stupefacente non è un’invenzione. La persona che l’ha raccontata vive oggi a Slavutič. Egli assicura che allora al ministero semplicemente non capivano (o non desideravano capire) le autentiche proporzioni della catastrofe! E gli uomini che venivano mandati a liquidare l’incidente non sapevano che sarebbero andati incontro a una morte sicura. Perché il livello delle radiazioni alla centrale di Cernobyl era impazzito. Cionondimeno a loro toccava di lavorarci.

– Inizialmente, per scongiurare il surriscaldamento dei resti del reattore e per diminuire la fuoriuscita delle radiazioni nel cratere del nefasto quarto blocco energetico venne gettata dagli aerei una miscela speciale, – racconta uno dei liquidatori dell’incidente rimasti in vita. – In seguito venne costruito intorno al reattore un sarcofago di cemento, il cosiddetto oggetto “Copertura”. Mentre i frammenti radioattivi sparsi in conseguenza dell’esplosione sul tetto della sala macchine vennero rimossi all’interno del sarcofago.

A costo di uno sforzo indicibile e di vittime umane la costruzione del primo sarcofago fu portata a termine nel novembre del 1986. Tutti però capivano bene che si trattava soltanto di misure temporanee. Per fare della centrale di Cernobyl un oggetto ecologicamente privo di pericoli bisognava come minimo costruire un nuovo sarcofago. Erano tuttavia necessari ingenti risorse finanziarie, che non c’erano. Perciò a metà degli anni Novanta la dirigenza dell’Ucraina prese la decisione di chiedere aiuto alla comunità internazionale. E nel 1997, alla riunione dei paesi del G7, fu sottoscritto il “Piano di realizzazione delle misure sull’oggetto ‘Copertura’ (SIP)”. Secondo questo documento, i 29 paesi donatori s’impegnavano a finanziare i lavori tramite la Banca internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS). Ovviamente al progetto partecipano anche i soldi del budget statale dell’Ucraina.

STABILIZZAZIONE

Alla vigilia del 24° anniversario dell’incidente i corrispondenti di “Segodnja” si sono recati alla centrale di Cernobyl. Al quarto reattore, naturalmente, non fanno avvicinare gli estranei. Là il fondo radioattivo è molto elevato. Perciò ci hanno condotto a una piazzola d’osservazione sottovetro di fronte al gigantesco sarcofago di cemento. Da lì a esso ci saranno 200 metri. Ora è rivestito di impalcature gialle, e osservato da fuori ha l’aspetto del più comune edificio industriale in ristrutturazione.

– Nel 1986 a causa delle radiazioni l’attuale sarcofago venne costruito precipitosamente e a distanza, – racconta il responsabile del reparto informazioni della centrale di Cernobyl Maja Rudenko. – I frammenti della costruzione non venivano nemmeno saldati! Vennero semplicemente appoggiati sui vani di ventilazione e su una delle pareti dell’oggetto due pesantissime travi, poi un piano di tubi, e sopra una copertura leggera. Complessivamente tutta la costruzione pesava 190 tonnellate e si appoggiava sulla parete distrutta dall’esplosione, che in breve s’inclinò di quasi un metro! Se fosse crollata, le radiazioni sarebbero finite ancora una volta nell’atmosfera! Per questo secondo il piano SIP bisognava prima di tutto effettuare la stabilizzazione della “Copertura-1” e soltanto in seguito cominciare la costruzione del nuovo sarcofago, che viene chiamato “Copertura-2”.

I primi passi verso la stabilizzazione nell’ambito degli accordi internazionali furono intrapresi nel 2004. La centrale però aveva cominciato a metterla in atto con le proprie forze molto tempo prima. Come risultato la carcassa gialla (ovvero le costruzioni di stabilizzazione) allestita con gli sforzi comuni ha tolto l’80% del carico dalla parete distrutta. In sostanza la sostiene.

– Era inoltre necessario rifare la copertura dell’oggetto, – prosegue Maja Feliksovna. – Prima del 2008 era putrida e piena di buchi. Certo, non si può dire che il sarcofago ora sia perfettamente ermetico. Ma c’è stato un miglioramento.

Le voci sul fatto che fin da dopo i primi lavori effettuati il vecchio sarcofago sarebbe potuto crollare in qualsiasi momento alla centrale le ritengono assolutamente infondate. Dicono che può reggere 10-15 anni.

IL PROBLEMA DEGLI AMMASSI

Nella fase successiva, bisogna sgomberare dal territorio le cosiddette scorie radioattive. In parole povere, tutto quello che è rimasto dopo l’incidente. Questo è necessario per la costruzione del nuovo sarcofago.

– Nel 1986 tutte le scorie furono semplicemente sotterrate, – racconta Maja Feliksovna. – Venne scavato uno sterro, vi portarono vicino i mezzi con il materiale “inquinato” e li spinsero giù con un rimorchiatore. Di documenti su quello che si trova nei “cimiteri” non ne hanno lasciati! Ecco, tanto per fare un esempio. Nell’agosto del 2008 gli operai scavando scoprirono una gru. Un colosso di 80 tonnellate che giaceva con il braccio in giù ed emanava spietatamente radiazioni. Dapprima la si dovette fare a pezzi, poi impacchettare in degli speciali container ermetici e soltanto in seguito trasportare nel villaggio di Burjakovka, dove si trova il deposito attrezzato di scorie radioattive Vektor-1. Soltanto per il lavoro con la gru se ne andò via un mese! E quante se ne sono verificate di situazioni del genere!

LE TUTE SPECIALI NON PROTEGGONO DALLE RADIAZIONI

Intorno al quarto blocco lavorano uomini com speciali tute bianche e caschi arancioni. Attraverso il vetro della piazzola d’osservazione si vedono bene le loro piccole sagome. Là si trovano di continuo anche i dosimetristi. Nel caso in cui venga rilevata una fonte di forte irradiamento, i lavori vengono immediatamente sospesi. Questo tipo di problemi sono di competenza degli specialisti del reparto per il trattamento delle scorie radioattive solide della centrale di Cernobyl, sempre dopo l’installazione di schermi speciali (nel linguaggio popolare vengono chiamati “barriere”).

– Il fatto è che della costruzione dell’arco, secondo gli accordi internazionali, è incaricato un appaltatore straniero, – spiega Maja Rudenko. – Mentre noi avevamo chiesto un appaltatore (in sostanza un’impresa ucraina) che eseguisse immediatamente l’allestimento dell’area sotto il nuovo sarcofago. È naturale che di lavorare con i materiali “inquinati” i costruttori non sono capaci. E inoltre non possiamo permettere che vengano irradiati. Anche perché nei dintorni del quarto reattore si trovano molti materiali, trovandosi vicino ai quali anche solo per un’ora si può ricevere una dose di radiazioni corrispondente al limite massimo annuale, dopodiché il collaboratore della centrale viene allontanato dalla zona di spopolamento…

È curioso che di indumenti speciali che potrebbero proteggere dall’irradiamento non ce ne siano proprio. Le tute bianche con le quali gli operai lavorano intorno al sarcofago in sostanza assicurano loro solamente l’igiene. Perciò tutto dipende dal tempo che trascorrono vicino al reattore. Secondo Maja Rudenko, la dose massima per una sessione di lavoro è di 30 milliroentgen al giorno.

L’ARCO VERRÀ MONTATO A PEZZI

Oltre allo sgombero dell’area intorno al quarto reattore dalle scorie radioattive, si stanno concludendo i lavori di scavo degli sterri necessari per la costruzione del nuovo sarcofago – l’oggetto “Copertura-2”. Questa enorme costruzione (chiamata “arco” in linguaggio popolare) ricoprirà interamente il nefasto quarto blocco. Le sue misure (257x150 metri, con un’altezza di 109 metri) sono forse paragonabili a quelle di un enorme campo da calcio. Si ritiene che essa sarà in grado di reggere come minimo per 300 anni.

– Al momento stiamo scavando due sterri sotto le fondamenta a partire dai lati sud e nord del quarto reattore, – racconta l’ingegnere capo del gruppo SIP Boris Kulišenko. – Ciascuno con una profondità da 1,5 a 4,5 metri. Si tenga conto che l’altezza delle fondamenta è di circa 18 metri. Dopodiché, nell’area d’assemblaggio preliminare (all’incirca a 150 metri dal perimetro del territorio fortemente contaminato) si comincerà a montare sei frammenti dell’arco (è così grande che altrimenti non c’è modo di spostarlo). Parallelamente verrà costruita ai lati delle fondamenta una grande piattaforma di cemento (270x200 metri) per l’assemblaggio delle parti del sarcofago nelle immediate vicinanze del reattore. Quando tutto sarà pronto, sulle fondamenta verranno posate delle rotaie e si comincerà a trasportare le strutture dell’arco sui rimorchi a ruote. Dopodiché monteremo e sposteremo le prime tre parti. Altrettanto faremo con la seconda metà. E, infine, uniremo insieme queste due metà.

Secondo programma, il nuovo sarcofago dovrebbe essere pronto nel 2013. Ma quando lo sarà per davvero, ce lo dirà il tempo.

«ANDRÀ BENE SE I PROBLEMI SI RISOLVERANNO IN 100 ANNI»

Di raccontarci il perché la costruzione dell’arco si protrae tanto a lungo l’abbiamo chiesto a Valerij Kuchar, direttore dell’Istituto di chimica bioorganica dell’Accademia delle scienze dell’Ucraina e membro del gruppo di consultazione per la centrale di Cernobyl.

– Il progetto SIP fu elaborato nel 1997, quando non sapevamo neanche quanto combustibile ci fosse nel sarcofago e in quali condizioni esso si trovasse, – racconta Valerij Pavlovič. – Gli elevati campi radioattivi non davano la possibilità di studiare l’intero oggetto. Anche oggi d’altronde non consentono di farlo. In alcuni locali l’uomo non vi ha ancora messo piede dal 1986. Per questo ci è voluto del tempo per precisare il quadro e il piano d’azione. Ad esempio, chi allora pensava che per la costruzione dell’arco sarebbe stato necessario smontare il tubo di ventilazione che serve il terzo e quarto reattore? Ed esso era paurosamente radioattivo, letteralmente intasato di combustibile in seguito all’esplosione! Oltretutto era decrepito e sarebbe potuto cadere. Si dovette tagliarlo. Ma nel progetto iniziale tutto questo non era previsto. E cosa si può dire. Di situazioni di questo tipo se ne sono verificate a decine! Si dovette perdere tempo anche per la stabilizzazione. Bisognava capire come rinforzare le strutture instabili senza che ci fosse rischio per la vita degli operai…

– Dopo la stabilizzazione però la costruzione del sarcofago fu di nuovo rimandata…

Sì. Era necessario predisporre un progetto concettuale. E anche fare una gara d’appalto internazionale e trovare degli appaltatori che si assumessero l’onere non soltanto della costruzione dell’arco ma anche dello smantellamento delle strutture instabili. E non fu affatto facile. Se avete visto in televisione le immagini di zone colpite da un forte terremoto, allora potete immaginarvi che cosa avvenga dentro il sarcofago. Tutto quello che è crollato dopo l’esplosione sta come appeso a un filo, le travi distese di traverso. E alcune di esse pesano dalle 60 alle 80 tonnellate…

– E che cosa darà concretamente il nuovo sarcofago?

– In primo luogo, se all’interno del blocco si verificasse una frana, l’arco non lascerebbe fuoriuscire la polvere radioattiva sollevatasi nell’atmosfera. In secondo luogo, esso proteggerà il blocco dalla penetrazione dell’acqua. Ed è questo oggi uno dei maggiori inconvenienti. Con il tempo l’acqua distrugge tutti i materiali. Per il suo effetto, ad esempio, le strutture in cemento cominciano a seccarsi e a sollevare polvere. E questo è pericoloso. Oggi l’acqua viene pompata nel terzo blocco, e da lì finisce nel sistema generale di depurazione dalla radioattività della centrale. Tuttavia essa è contaminata non soltanto dai materiali che si formano durante il normale funzionamento di una centrale nucleare. Ma da cesio, stronzio, plutonio, americio, urano! Ovviamente ci si pone il problema di come depurarla in futuro. Per il momento viene raccolta nei serbatoi e custodita. Ma la cosa non potrà andare avanti all’infinito. Bisogna chiudere il quarto reattore e non consentirvi la penetrazione di acqua in grandi quantità.

– Pare sia sorto un problema con la progettazione del sistema di gru che dovrebbe essere installato all’interno dell’arco…

– È la verità. Il nuovo sarcofago coprirà uno spazio enorme e si dovrà trovare il posto per smontare le strutture instabili e collocarle accuratamente lì vicino fino a un loro successivo utilizzo. Tutto questo lo devono fare le gru. Ma purtroppo per ora con i soldi che abbiamo a diposizione non ci sono appaltatori in grado di installare un tale sistema. Esso dovrebbe essere collocato saldamente sulla superficie del nuovo arco ed essere completamente automatizzato. In parole povere, comandato a distanza.

Il progetto fu redatto nel 1997. Da allora sarà diventato più costoso?

– Sì, la somma è aumentata. All’inizio si era preventivato di spendere circa 760 milioni di dollari, ma ora si parla già di quasi un miliardo e mezzo. L’inflazione galoppa, il dollaro è caduto, rincarano i materiali da costruzione (l’acciaio, il metallo), la forza lavoro e molte altre cose. Come si usa dire, prima costruisci meno spendi. Va ancora bene che i paesi donatori per il momento non vengono meno alle loro promesse. Nonostante che con la crisi economica pure loro abbiano non pochi problemi interni.

– Per la messa in sicurezza ecologica della centrale nucleare di Cernobyl bisognerebbe però anche portare fuori dal sarcofago tutte le scorie radioattive…

– Ritengo che in 30-40 anni si potrà iniziare l’estrazione. Andrà bene, se tutti i problemi saranno risolti nel corso dei prossimi 100 anni. A proposito, inizialmente contavamo che i lavori per l’estrazione del combustibile saremmo riusciti a effettuarli nell’ambito del piano SIP. Ma gli stranieri si sono rifiutati categoricamente. Del tipo, è molto caro e bisogna pur restare in vita…

LA COSTRUZIONE È STATA FRENATA DALLA SITUAZIONE POLITICA

Un esperto di uno dei più alti organi statali, che ha preferito rimanere in incognito, ci ha raccontato la sua versione dei fatti.

– Il processo di messa in atto del SIP va così per le lunghe per due motivi. Il primo è la quantità dei partecipanti al progetto. Da una parte ci sono il ministero delle Emergenze (ente statale responsabile dell’attuazione) e gli altri organi statali (è troppo lungo elencarli tutti) che fanno le perizie dei progetti. E pure la Centrale nucleare di Cernobyl. Dall’altra parte la banca, che ha creato per il controllo dei flussi finanziari una direzione mista (di cui fanno parte tanto i rappresentanti della Centrale di Cernobyl quanto gli esperti consulenti ucraini e di altri paesi). E infine i paesi donatori. E tutte queste parti devono accordarsi! E non sul progetto nel suo complesso. Ma su tutta una serie di piccole questioni tecniche. Come potete capire, è un processo lungo. Il secondo motivo è la situazione politica nel nostro paese. Quando nel corso di due anni il presidente e il primo ministro si fanno di continuo la guerra, tutti i processi s’immobilizzano a livello statale. Perché sono proprio le più alte cariche del paese che dovrebbero supervisionare iniziative di tale livello come la costruzione dell’oggetto “Copertura-2”.

– E come vanno le cose con la corruzione? Ci saranno sicuramente stati casi di lucro con i soldi dei paesi donatori?

– Il BIRS segue questo problema con grande attenzione. Inoltre, secondo informazioni non verificate, alla centrale di Cernobyl ci sono persone che per vie non ufficiali riferiscono alla banca la situazione. Così che se anche questi tentativi ci fossero stati (e io personalmente credo che ci siano stati), di sicuro sono stati stroncati sul nascere. Inoltre si può supporre che anche ai paesi donatori ne siano a conoscenza. Non sono certo cose che favoriscono il miglioramento della comprensione reciproca.

– E quante risorse sono già state spese per il progetto?

– Intorno ai 600 milioni di dollari. Ma corre voce che manchino circa 400 milioni..

Data: 26.04.2010

Fonte: www.segodnya.ua

Autrice dell’articolo: Inna Zolotuchina

Traduzione: S.F.


Link al pdf dell'articolo: Reportage da Cernobyl: come salvano il sarcofago

Link all'articolo originale: Репортаж из Чернобыля: как спасают саркофаг

18/06/10

IN UCRAINA SI GIRA IL FILM “DI SABATO” SU CERNOBYL


Nella città di Svetlodarsk (regione di Doneck) sono cominciate le riprese del nuovo film В субботу (“Di sabato”) del famoso regista Aleksandr Mindadze. L’azione del film si svolge sabato 26 aprile 1986, subito dopo l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl.

«Sebbene la sceneggiatura sia stata scritta come una parafrasi di Cernobyl, il 1986 è una data storica. I protagonisti si trovano a cavallo di una frattura epocale, ma non possono rendersene conto, esattamente come non possono pensare che l’atomo pacifico, questo reattore “eterno”, possa in un istante esplodere e portarsi dietro la morte. E quando bisogna scappare, le persone si aggrappano alla vita, e il paradosso sta nel fatto che la vita in tali minuti diventi al massimo brillante e attraente», – racconta del film Aleksandr Mindadze.

L’eroe principale – l’operaio del komsomol Valerij Kabyš – è uno dei primi a venire a sapere la verità sull’esplosione alla centrale nucleare di Cernobyl e si viene a trovare davanti a una scelta: avvertire i suoi amici dell’incidente, salvare loro e se stesso, oppure eseguire l’ordine “dall’alto”: non seminare il panico.

Per il ruolo principale è stato invitato il giovane attore russo Anton Šagin. Gli faranno da partner la debuttante Svetlana Smirnova-Marcinkevič, l’attore teatrale Stanislav Rjadinskij, il musicista Vjačeslav Petkun, gli artisti Sergej Kuz’kin e Aleksej Demidov. Le riprese del film proseguiranno fino a metà estate e si effettueranno nelle città ucraine di Svetlodarsk ed Energodar, mentre la prima è fissata per la primavera del 2011.

Data: 11.06.2010
Fonte: news.liga.net
Traduzione: S.F.

17/06/10

CERNOBYL DANNEGGIA I POLMONI DEI BAMBINI

I bambini che abitano nelle zone esposte al vento proveniente da Cernobyl possono avere problemi a lungo termine con gli organi di respirazione. Così dicono i risultati di una ricerca congiunta di studiosi americani e ucraini pubblicata sulla rivista Environmental Health Perspectives.

Nel 1986 si verificò alla centrale nucleare di Cernobyl la più grande catastrofe nucleare nella storia dell’uomo, le cui conseguenze negative si fanno sentire fino a oggi. Durante l’incidente si ebbe una spaventosa fuoriuscita di sostanze radioattive dannose, e che le conseguenze dell’esplosione sarebbero state gravi in una prospettiva a lungo termine divenne chiaro subito dopo l’accaduto. Tuttavia un resoconto particolareggiato delle ricerche sull’effetto dei radionuclidi sugli abitanti delle regioni prossime alla centrale e sui loro bambini in sostanza non venne mai pubblicato. Causa di ciò, per citarne una, è stata la negazione del permesso agli studiosi di condurre ricerche complete, cosa che, a sua volta, ha suscitato divergenze tra i funzionari della sanità sul grado di attendibilità dei diversi resoconti.

A poco a poco però questi problemi si risolvono. E dunque nel n. 118 (maggio 2010) della rivista Environmental Health Perspectives è stato pubblicato il lavoro congiunto di studiosi americani e ucraini dedicato alle ricerche sulla salute dei bambini che sono nati nella regione contaminata dalla radioattività in seguito all’incidente di Cernobyl. Nella ricerca sono stati utilizzati dati raccolti negli anni tra il 1993 e il 1998.

Come non era difficile supporre, i risultati della ricerca sono deprimenti.

L’isotopo del cesio-137 – il più pericoloso radionuclide per l’uomo – ha fortemente inquinato il terreno e l’aria. Il gruppo di ricercatori, con a capo il dottor Erik Svendsen dell’Università del Sud Carolina, ha elaborato i dati sullo stato di salute di 415 bambini residenti in 29 villaggi della provincia di Narodiči (regione di Žitomir). Questa zona si trova a circa 50 km di distanza dalla centrale nucleare di Cernobyl. Le indagini sul terreno hanno indicato che il livello di inquinamento radioattivo da cesio supera i normali indicatori – secondo i criteri degli USA – da 1,5 a 44 volte.

«Migliaia di bambini vivono consumando prodotti alimentari coltivati in quelle province dell’Ucraina dove il terreno è contaminato dal cesio radioattivo, – ha commentato i risultati della ricerca Erik Svendsen. – Questi bambini in conseguenza dell’effetto cronico del cesio radioattivo con ogni probabilità avranno i polmoni danneggiati.

In quanto la maggior parte dei bambini vivono in povertà, con l’età i loro problemi alle vie respiratorie non potranno che aumentare.»

In sostanza, proprio nel riscontro dei problemi delle vie respiratorie consiste il risultato principale di tale ricerca. Gli studiosi sono stati in grado di determinare che i bambini della provincia di Narodiči hanno il volume dei polmoni sostanzialmente minore in confronto con una persona sana. La restrizione della capacità massima d’inspirazione porta a una respirazione accelerata la quale, a sua volta, può causare problemi al funzionamento di altri organi, ad esempio del cuore.

Nella ricerca, gli studiosi hanno utilizzato i dati del Centro dei bambini di Narodiči, nel quale, a partire da dicembre 1986, sono stati raccolti annualmente i dati sullo stato di salute dei bambini di quella zona. Dai risultati della ricerca le diagnosi di patologie infantili che s’incontrano più di frequente sono: ingrossamento della tiroide, problemi ai denti, malattie croniche delle tonsille e delle adenoidi, elevata spossatezza, ingrossamento dei linfonodi, raffreddore acuto e infiammazione delle vie biliari.

«Questa è a oggi una delle ricerche più esaurienti sullo studio dei problemi medici concreti non legati al cancro tra le persone residenti nelle province colpite dall’esplosione alla centrale nucleare di Cernobyl, – ha detto il dottor Svendsen del proprio lavoro. – Questi risultati sono un passo importante per comprendere i rischi effettivi per la salute dopo un incidente nucleare.»

Nell’articolo si afferma che sono estremamente necessari ulteriori screening sanitari e la continuazione del ripristino dell’ambiente nelle province contaminate.

«Ricerche future sono indispensabili per aiutarci a capire l’intero spettro delle conseguenze – tanto delle patologie respiratorie come delle altre – sulla salute dei bambini che sono stati e sono tuttora irradiati cronicamente dal cesio», – ha concluso l’autore principale del lavoro.

Data: 01.06.2010
Fonte: www.gazeta.ru/science
Autore dell’articolo: Nikolaj Podorvanjuk
Traduzione: S.F.

Link al pdf dell’articolo: Cernobyl danneggia i polmoni dei bambini

GREENPEACE ALLA CORTE SUPREMA PER FABBRICA SUL LAGO BAJKAL

Link al sito dell'agenzia Reuters:

16/06/10

SONO INIZIATE LE RIPRESE DEL FILM “LA TERRA DELL’OBLIO”


Sabato 12 giugno sono iniziate ufficialmente le riprese del film franco-ucraino La terra dell’oblio (titolo russo: “Земля забвения”, titolo francese “La Terre Outrage”)




La regista del film è Michal’ Boganim, il ruolo principale è interpretato dalla famosa attrice Ol’ga Kurilenko.

Il film racconta di una delle più grandi catastrofi tecnologiche del XX secolo, quella di Cernobyl. Tutte le riprese verranno effettuate in territorio ucraino, alcuni episodi verranno girati nella “zona di spopolamento”. Il film La terra dell’oblio sarà presentato il 26 aprile 2011, nel giorno del 25° anniversario della tragedia di Cernobyl. Alla base del soggetto vi è il dramma personale di una giovane ragazza di Pripjat’, la città sovietica degli atomici. La vita tranquilla e felice va in frantumi in un solo istante nel giorno del terribile incidente al reattore nucleare. La perdita di persone care, il panico e lo spavento, la gioventù e la bellezza che se ne vanno irreversibilmente, le malattie – tutto questo è toccato vivere all’eroina del film. E attraverso questo destino sconvolto dalla catastrofe gli spettatori sentiranno tutta la profondità della tragedia di Cernobyl.

«Questo progetto per me significa tantissimo, perché mi dà la possibilità di fare qualcosa di importante per la mia patria. Sono convinta che simili avvenimenti vadano ricordati alle persone affinché analoghe catastrofi non si ripetano in futuro», – dice Ol’ga Kurilenko, la quale nel periodo di preparazione alle riprese ha letto una massa di libri sull’incidente di Cernobyl e ha visto non pochi documentari a esso dedicati.

«Tutto il mondo conosce l’Ucraina non soltanto per il talento di Ol’ga, per il talento e le vittorie dei fratelli Kičko e di Andrej Ševčenko, ma purtroppo anche per Cernobyl. Cernobyl non è soltanto una catastrofe tecnologica, sono migliaia di vite spezzate» – dice il ministro per le Emergenze, che supporta il film.

La regista Michal’ Boganim conosce da tempo l’Ucraina: il suo primo cortometraggio Молодость (“La gioventù”) fu presentato al festival di Kiev nel 2002, mentre nel 2007 ha girato il dramma sugli emigranti ucraini Одесса… Одесса (“Odessa… Odessa”). Michal’ ha raccontato che l’attenzione della pellicola verrà focalizzata non tanto sulla catastrofe in sé, quanto sul suo effetto sul destino delle persone: «La catastrofe è qualcosa di invisibile. Di essa non faccio vedere molto. Il soggetto del film riguarda i destini di persone, la vita umana, ed è proprio quest’aspetto della catastrofe che in Europa non si conosce».

Data: 15.06.2010
Fonte: news.mail.ru
Traduzione: S.F.