Siamo in attesa, in strada, di essere ricevuti dall’amministrazione provinciale di Zlynka. La giornata di novembre è bella e soleggiata. Un signore anziano con lunga barba grigia, attratto dal nostro idioma straniero, mi venne incontro e, riconosciuta la nostra lingua, mi disse di essere felice di incontrare degli italiani. All’inizio non capiamo però bene di chi si tratti, che cosa voglia comunicarci…
Andiamo via, al nostro incontro, lasciandolo un po’ deluso in strada. Terminato l’incontro, lo ritroviamo nel bell’edificio dell’amministrazione: ce lo presentano, si tratta del pope di Zlynka, ora in pensione.
Ascoltato da tutti, si mise allora a raccontare di quando, durante la disastrosa ritirata del contingente italiano in Russia durante
Questi, braccati dai partigiani dell’Armata Rossa nascosti nei boschi circostanti, versavano in condizioni di estrema prostrazione fisica e morale. La sua famiglia, animata da buoni sentimenti cristiani, prestò a quei nostri connazionali cure fisiche e morali affinché questi potessero, una volta ritemprati nel corpo e nello spirito, riprendere la lunga e insidiosa marcia di ritorno verso casa.
Con il suo sguardo mite espresso da occhi vivaci e umidi di gioia, ha narrato, rendendoci partecipi, di quei tristi giorni nei quali la sua famiglia aveva condiviso lo scarso cibo e le preghiere serali con quei soldati italiani, non importa quale fosse la confessione cristiana; e di come la sua famiglia, al di là delle appartenenze di campo, scelse l’umana solidarietà fornendo loro protezione, a proprio rischio, dai partigiani russi, che a loro volta proteggevano loro.
La madre dell’attuale pope, che allora era un bambino di nove anni, giunto il momento del commiato, regalò a uno dei soldati del gruppo, staccandola, una parte di un piccolo trittico
devozionale di ottone raffigurante le più significative figure del cristianesimo ortodosso.
A 65 anni dal termine della guerra, questo pope, sinceramente commosso dall’inaspettato incontro con una delegazione italiana, mostra alcune vecchie fotografie che ritraggono i suoi famigliari e se medesimo da piccolo: ritratti di persone dignitose; probabilmente benestanti per gli standard dell' epoca.
Lui stesso disse che aveva studiato per fare l'insegnante, poi invece prestò servizio nell’Armata Rossa e infine divenne pope della chiesa dei vecchi credenti a Zlynka.
Da ultimo, prima di lasciarci, ci presentò il trittico devozionale ortodosso privo della parte prelevata dal soldato italiano. Quest’ultimo, al termine del conflitto inviò alla famiglia russa una cartolina raffigurante un santuario mariano a titolo di ex voto per la grazia ricevuta dalla Madonna per il suo miracoloso ritorno a casa. Da questa possiamo risalire all’identità del soldato.
Si trattava del capitano Vittorio Alfieri (37° reggimento fanteria, 1° battaglione, 2ª com- pagnia) di Lainate, in provincia di Milano.
Lino Zaltron
Link al file PDF: Il pope di Zlynka
Nessun commento:
Posta un commento