Aggiungo anch'io qualche considerazione sulla visita a Cernobyl’.
La situazione del reattore 4 e del suo sarcofago è ben nota a tutti: il sarcofago è stato costruito per durare 30 anni, oggi ne ha 25 ed è un colabrodo, le infiltrazioni dell’acqua piovana finiscono nelle falde acquifere contaminandole.
Durante la visita, il mio primo pensiero è andato alle persone che stanno lavorando sul posto per costruire una copertura che dovrebbe servire per la messa in sicurezza del luogo per 100 anni, così dicono, ma i costi sono esorbitanti e i tempi infiniti (i lavori sarebbero dovuti finire nel 2012, ma sono già stati riscadenzati per il 2015) e mancano più di 220 milioni di euro… e intanto le emissioni radioattive continuano.
Un secondo pensiero è quello relativo all’assurdo mercato turistico che sta avvenendo, soprattutto a Pripjat’: le visite guidate ti portano ovviamente solo in posti prestabiliti, l’accompagnatore rivela le emissioni sui cingoli al cimitero dei mezzi (a Cernobyl) o sulle corna di cervo, il pranzo “ecologico” viene servito in una mensa a poche centinaia di metri dalla centrale. Le descrizioni della guida sono parziali, sia su quanto è successo che sull’evoluzione dei lavori.
Come corredo al tutto, i posti di controllo a 30 e 10 km dal reattore servono per il solo controllo dei documenti, con tanto di finto controllo sulla radioattività delle persone e dell’autobus in uscita dalla zona contaminata: i varchi non vengono bloccati e sbloccati a ogni passaggio, ma il cancelletto rimane aperto, basta spingere!
Diversa l’osservazione sulla natura, che si sta riconquistando gli spazi ovunque: sulle strade e sulle piazze, tra le case e i giardini abbandonati le piante e i cespugli avanzano nella riconquista del territorio.
E intanto a Cernobyl città (a meno di 20 km dalla centrale) attualmente vivono per lavoro circa 400 persone che vi rimangono per 3-4 giorni a settimana per non accumulare radiazioni in eccesso.
Franco Borghetti
(presidente del “Brutto anatroccolo”)
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