Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

17/05/11

PRIPJAT' - UNA POMPEI DEI NOSTRI TEMPI

Mi ci sono volute quasi due settimane per poter mettere per scritto alcune impressioni che la visita alla centrale di Cernobyl e a Pripjat' mi ha suscitato. Al contrario del solito, ho avuto bisogno che le tutte le emozioni contrastanti si sedimentassero per poter essere espresse.

Al di là degli aspetti un po’ turistici del tour, la città morta mi ha molto colpito; mi è venuto spontaneo definirla una “Pompei dei nostri tempi”; là dove la vita scorreva tranquillamente d’improvviso tutto si è fermato ed è rimasta cristallizzata negli oggetti abbandonati e nella desolazione.

Ho nella testa e nel cuore due immagini, due fotografie; la prima è un pallone nero in una grande pozzanghera, solo, abbandonato, triste, cupo in una giornata di pioggia grigia che riflette il destino di una città morta.

La seconda è un alberello che spunta dal cemento nella piazza davanti alla grande giostra. Il simbolismo è evidente: la forza della natura è predominante davanti alle scelte folli degli uomini e, come Giuseppe, spero anche io che gli alberi prendano il sopravvento e che la vegetazione ricopra tutto.

Paola Boni
(vicepresidente del “Brutto anatroccolo”)

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