I soggiorni di "risanamento" in Italia non vanno più di moda o quasi. Se alla metà degli anni Novanta, infatti, i programmi di accoglienza temporanea portavano in Italia oltre 30.000 bambini l'anno, oggi si stenta a superare i 10.000 affidi (Ministero delle Politiche Sociali, 2015). Oltre l'85% degli arrivi giungeva da aree bielorusse e ucraine interessate dal disastro nucleare di Chernobyl, datato 26 aprile 1986. "Ma oggi le priorità sono altre", dice amareggiato il presidente di Aubam Antonio Tosi. "Sappiamo da anni che tanti problemi di salute sarebbero cominciati 10 anni dopo ed oltre", spiega Tetyana Kunitska, sopravvissuta di Pripyat e accompagnatrice di bambini in Italia. E infatti, tra le seconde e terze generazioni, figlie cioè di chi ha subito in prima persona la catastrofe, in molti avrebbero ancora bisogno di soggiornare nel nostro paese per migliorare la loro salute.
Data: 13.07.2019
Fonte: www.larepubblica.it
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