Il deposito abbandonato di prodotti chimici velenosi a Klimovo (regione di Brjansk) rappresenta una reale minaccia per la salute degli abitanti locali.
Capannoni mezzi abbandonati nelle periferie dei piccoli centri abitati russi – è un quadro che certamente non fa gioire i nostri occhi, ma a cui ci siamo abituati da molto tempo. Ci riportano ai tempi passati, quando nei kolchoz e nei sovchoz ferveva la vita. Negli anni sovietici, nei sobborghi del villaggio urbanizzato di Klimovo era dislocato il deposito di prodotti chimici velenosi dell’impresa “Sel’chozchimija”. Oggi l’aspetto del capannone destinato allo stoccaggio delle sostanze pericolose incute spavento. L’edificio, per così dire, è semidistrutto, senza finestre, senza porte, con scritte da metter paura sui muri, del tipo “Non fumare! Pericolo di esplosione!”, e nei paraggi erba bruciata e un odore tenace, diffuso tutt’attorno, di una sostanza d’evidente origine chimica.
All’interno dei locali rimasti ancora in piedi, sono sparse botti metalliche arrugginite, i cui marchi sono oramai illeggibili, ed è tutto cosparso di una polvere di colore giallo-lilla, che esteriormente ricorda il granosan, un prodotto chimico contenente mercurio, proibito già nel secolo scorso, che veniva utilizzato per la pulitura dei semi del frumento e della segale prima della piantagione. Il granosan rientra nell’elenco n° 1 delle sostante particolarmente velenose. I vapori di questa sostanza sono due volte più tossici di quelli del mercurio. Perfino all’aria aperta il granosan rappresenta una minaccia per la salute delle persone che si trovano nel suo raggio d’influenza. E le case più vicine si trovano a trecento metri circa. Gli abitanti dicono che non appena il vento si mette a soffiare dal deposito si sente un odore di qualcosa di chimico.
In precedenza, quando il deposito funzionava, era ancora peggio. Qui venivano scaricati enormi convogli con prodotti chimici velenosi che non di rado emanavano un odore sgradevole. E tutto questo nelle immediate vicinanze del settore privato. Per quale motivo dalla zona pericolosa non furono trasferite le persone, è una bella domanda. Dai racconti degli abitanti del luogo, quando il deposito venne dismesso, i prodotti chimici velenosi rimasti dai tempi dell’URSS vennero sistemati all’interno di un capannone intatto e tutte le uscite vennero chiuse con mattoni. Per un certo periodo le sostanze pericolose rimasero dunque isolate, ma circa un anno e mezzo fa qualcuno cominciò piano piano a smontare i muri dell’edificio. A chi e per quali scopi servissero quei mattoni “con la muffa” impregnati dei vapori di mercurio non si sa. Intanto, i prodotti chimici scaduti da molto tempo potrebbero benissimo finire nei mercati locali fatti passare per antiparassitari e soluzioni contro le malattie delle piante. Secondo dati non ufficiali, casi del genere si sarebbero già verificati in altre regioni.
Data: 29.04.2010
Fonte: bregion.ru
Traduzione: S.F.
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