Sono passati 31 anni dal disastro di Cernobyl e 30 dal referendum che
ha messo al bando il nucleare in Italia, ma una soluzione definitiva
per lo stoccaggio delle scorie radioattive non è ancora stato trovato. Una
volta tanto, però, il problema non è solo italiano (o russo) ma di
tutti i Paesi che hanno fatto ricorso all’atomo per soddisfare il
proprio fabbisogno energetico.
Non è stata data una risposta a questo problema in Giappone, dove
nel marzo del 2011 si è verificato l’incidente di Fukushima, e neanche
in Germania che, poche settimane dopo, ha deciso di spegnere tutti i
propri reattori entro il 2022. Non sono però solo i Paesi che hanno
deciso di fare a meno dell’atomo ad avere serie difficoltà ma anche
quelli che continuano a produrre energia nucleare, senza dimenticare che
i rifiuti radioattivi non arrivano solo dalla produzione di elettricità ma anche da applicazioni mediche come per esempio le Tac o le scientografie.
La nazione più avanti nello smaltimento delle scorie è la
Finlandia che sta costruendo il primo deposito permanente nell’isola di
Onkalo a 420 metri di profondità; lo stoccaggio dei rifiuti nucleari
inizierà nel 2025, andrà avanti per un secolo e dovrebbe garantire la
sicurezza dei materiali per 100mila anni, un tempo più che sufficiente a
ridurre la radioattività a livelli non nocivi. Anche la vicina Svezia è in uno stadio molto avanzato nella realizzazione di un sito di stoccaggio permanente ma,
come accade in Finlandia, la conformazione geologica del Paese e la
ridotta quantità di scorie ne facilitano notevolmente il lavoro.
Data: 07.05.2017
Fonte: www.ilsecoloxix.it
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