Autore: S. Sulimov
Luogo: Zlynka
Data: 25.04.1991
Fonte: «Znamja» (Zlynka), edizione speciale «La Cernobyl' russa»
Traduzione: S.F.
Автор: С. Сулимов
Место: Злынка
Дата: 25.04.1991 г.
Источник: «Знамя» (Злынка), спецвыпуск «Российский Чернобыль»
Перевод: С.Ф.
HO NOSTALGIA DELLA MIA
TERRA
Come avvertenza a
questa lettera, vogliamo che i lettori comprendano correttamente le nostre
intenzioni che ci portano a pubblicarla sulle pagine del giornale.
In alcun modo non
vogliamo che essa venga recepita come un appello: «Non bisogna andare da
nessuna parte! Vi aspettano solo difficoltà!». Il diritto al trasferimento è un
diritto personale di ogni cittadino.
Pubblicando questa
lettera, noi vogliamo invece ricordare per l’ennesima volta che il
trasferimento in una zona non contaminata è un passo pieno di responsabilità e
che a esso ci si deve preparare con grande serietà. Non è peccato dirlo! Di
aiuto dallo Stato a questo riguardo noi ne riceviamo poco e in generale bisogna
contare sulle proprie forze.
A essere sinceri,
vorremmo proprio non ricevere lettere di questo tipo, ma il problema del
trasferimento esiste e non pubblicare questa lettera non avremmo potuto. Essa è
scritta in modo emozionale, contiene alcuni versi semplici e ingenui, ma la
pubblichiamo quasi senza correzioni, affinché questo grido dell’anima prima di
tutto ci costringa tutti a riflettere.
La proponiamo qui
all’attenzione dei lettori.
Vi scrive un ex operaio della fabbrica “Revput” e ora
lavoratore migrante della regione di Mosca.
Non certo per nostra volontà a me e alla mia famiglia è
toccato abbandonare la terra natia, lasciare tutto ciò che avevamo di caro fin
dall’infanzia e diventare degli esiliati nel nostro stesso paese.
Non siamo più necessari a nessuno e da nessuna parte. Per
ottenere qualunque cosa bisogna passare attraverso decine di istanze. Noi non
siamo più contenti ormai di aver intrapreso questo trasferimento, di avere
lasciato un bell’appartamento.
È probabile che presto ritorneremo a casa, perché qui le
prospettive di ottenere un’abitazione sono assai poche, mentre di difficoltà ce
n’è più che in abbondanza. Non consiglierei a nessuno di gettarsi in questa “libera”
partenza obbligatoria.
Voglio scrivervi alcune righe, magari le pubblicherete sul
giornale.
Non ci abitueremo mai a vivere in altre terre. Nonostante
tutti gli sforzi fatti per riuscire a venire nella regione di Mosca, lo stesso
qualcosa ci spinge a tornare a casa. Ho come la sensazione che domani potrei
abbandonare tutto: il permesso di residenza, il lavoro, senza libretto e senza
liquidazione, e tornarmene nella mia terra.
L’unica cosa che ci trattiene qui sono i figli. Perché se
qui le cose non vanno bene, nelle altre regioni sarà ancora peggio. Come ci
siamo ridotti: a sbatterci qua e là nella nostra nazione in cerca di un luogo
passabile dove vivere. Per di più ora vengono a dirci, e ne scrivono, che
l’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl non fu colpa di nessuno, che si
trattò di una calamità naturale. Il fatto è che a questo modo si possono
giustificare tutte le nefandezze e tutti gli errori dei dirigenti che si verificano
nel nostro paese. Scusate per il disturbo, ma ho accumulato così tanta pena
nell’anima che mi è venuta voglia di esternarla.
S. Sulimov
Solnečgorsk
(regione di Mosca)
originario della
provincia di Zlynka
ASPETTACI, VYŠKOV!
Ce ne andiamo, Vyškov,
ce ne andiamo…
I tuoi tigli fioriranno
non più per noi.
Davvero ti siamo venuti
così a noia,
Tanto da dirci:
«Ce la caveremo anche senza di voi»?
Perché
tu sei la Patria
e la nostra nostalgia.
Possibile
che qualcuno
ti possa dimenticare?
E
però oggi sulle acque dell’Iput
vivere è pericoloso.
Come
potremmo far del male
ai nostri figli?
Siam
tutti cresciuti
al nostro villaggio.
Modestamente
vivevamo,
ma in famiglia,
Mentre
adesso ciascuno
scappa dove può.
Volenti
o nolenti siamo caduti
in disgrazia.
Non
ebbero voluto più riflettere
là da qualche parte,
E
così ora piange
tutto il Poles’e
Per
un maledetto kilowatt
di Cernobyl’.
Noi
torneremo, Vyškov,
noi torneremo,
Lasciateci
solo mettere
su una buona strada
i nostri figli.
«È
immenso
il mio paese natio»,
Ma
non c’è luogo più caro
della
terra di Brjansk
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