Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

07/04/16

NORWAY'S RADIOACTIVE REINDEER - LE RENNE RADIOATTIVE DELLA NORVEGIA




Thirty years ago, the Chernobyl Nuclear Power Plant disaster took place, releasing massive amounts of radioactive material into the atmosphere, which drifted across much of Russia and Europe. Today, Sami reindeer herders in central Norway are still affected by the fallout, as their herds feed on contaminated lichen and mushrooms. As reported by Amos Chapple and Wojtek Grojec, in this story from Radio Free Europe/Radio Liberty, “Reindeer meat is a mainstay in the Scandinavian diet. The meat from one reindeer currently fetches around $400 for the Sami herders. But only if the deer isn’t too radioactive to eat.” Even though Norwegian authorities enforce a relatively high contamination limit for food (3,000 becquerels per kilogram—compared the EU limit of 600), some years—even as recently as 2014—reindeer pulled aside for slaughter have to be released back into the wild because they are too radioactive.


Data: 01.03.2016
Fonte: www.theatlantic.com

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