Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

20/04/16

TRENT'ANNI DI CHERNOBYL A NOVOZYBKOV


Trent'anni di Chernobyl a Novozybkov

Le persone che vivono vicino a Chernobyl consumano ancora cibi e bevande con livelli di radiazione pericolosamente alti.

Erano le 3 del pomeriggio dell’ultimo lunedì di aprile del 1986, una massa di nuvole nere scatenarono un acquazzone improvviso sulla sonnolenta città russa di Novozybkov, costringendo i partecipanti alla prova generale della parata del primo maggio a correre ai ripari.

Il vento era forte e la pioggia insolitamente torrenziale, 40 minuti di pioggia, ma Sergei Sizov, professore presso l’Università per la Formazione di insegnanti locali, non pensava altro che ad impartire una lezione su come rilevare e rispondere ad un attacco nucleare chimico.

“La lezione era intitolata “ricognizione nucleare e chimica” e prevedeva l’utilizzo di contatori Geiger militari da parte degli studenti. Tutti dovevano imparare ad utilizzarli, così come dovevano essere in grado di smontare un kalashnikov” riferisce Sizov.

Ma invece di registrare tracce di attese radiazioni di fondo, il quadrante salì a livelli che Sizov aveva visto solo nei libri di testo che parlavano di attacchi nucleari. Allarmato e confuso, chiamò subito la sede locale della protezione civile.

“Tutto ciò che mi hanno detto è stato… impossibile!... non sapevano nulla!”.

Ma quello che era successo era peggio del possibile. Tre giorni prima, sabato 26 aprile 1986, la centrale atomica di Chernobyl, a poco più di 175 Km. di distanza in quella che oggi è l’Ucraina, era esplosa in uno dei peggiori disastri nucleari della storia. La tempesta di pioggia del lunedì era esattamente il tipo di disastro per cui il corso di Sizov era stato ideato.

Situata al confine in cui Russia, Bielorussia ed Ucraina si incontrano, Novozybkov, nella regione di Bryansk è circondata da foreste paludose di betulle e vasti campi pianeggianti da dove si può raggiungere, poco più a est, il cuore della Federazione.

Una roccaforte tradizionale di vecchi credenti, una setta ortodossa spesso perseguitata che aderisce ai riti più anziani della liturgia; si tratta di un luogo dove nidificano le cicogne in cima ai pali del telegrafo. Gran parte della popolazione parla un misto di lingue di tutti e tre i paesi, vive ancora in villaggi di case di legno costruite a mano e dipende dall’agricoltura di sussistenze e da ciò che offrono le foreste locali.

In primavera il paesaggio è idilliaco. Ma i residenti devono affrontare gravi pericoli legati all’esposizione a lungo termine alle radiazioni del Cesio 137, dello Stronzio 90 che ha già colpito ben tre delle loro generazioni.

FATALISMO


Oggi, almeno 120-200 mila persone continuano a vivere in zone gravemente contaminate della regione di Bryansk, dice Alexei Kiselyev, un consulente per la sicurezza dalle radiazioni di GreenPeace Russia.

“La radioattività non è più quella di una volta, naturalmente. Subito dopo l’incidente, la zona intorno al villaggio di Svyatsk registrava 5 micro-sievert/ora. Ora arriva a circa 2. Le stime della parte bielorussa dicono che questo territorio sarà inabitabile fino all’anno 2176. Fino ad allora dovrebbe essere considerata una zona di esclusione”.

Il Ministero per le situazioni di Emergenza della Russia considera qualsiasi livello di radiazione di fondo al di sopra di 0.8 microsieverts/ora un pericolo per i suoi lavoratoi e qualsiasi rilevazione oltre 0.6 microsievert/ora non adeguata alla salute delle popolazioni locali.

Al di fuori della zona di Svyatsk, i tassi di radiazione sono generalmente più bassi, ma comunque rimangono pericolosi. Durante un viaggio con Greenpeace Russia nelle zone contaminate, Sunday Telegraph ha rilevato più punti, in aree abitate al di fuori della zona, in cui le letture di radioattività arrivano fino ai 0.9 sieverts nei boschi dove la gente estrae la linfa dalla betulle.

Gli effetti di tutto ciò si traducono in un aumento dei tumori, in particolare alla tiroide, stomaco e polmoni; insoliti alti tassi di paralisi celebrali, sindromi di Down e deturpazioni fisiche che continuano a colpire i bambini appena nati.


Data: 12.04.2016
Fonte: www.progettohumus.it

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