Fuori controllo
Data: 09.10.2017
Autore: Amira Hass
Fonte: www.internazionale.it
La vegetazione di un verde intenso sarebbe anche invitante se non
fosse per il nome del posto: Fukushima. La nostra guida un tempo abitava
nel villaggio di Iitate, a nordovest della famigerata centrale
nucleare. Dei seimila abitanti del suo villaggio, ci ha raccontato, solo
cinquecento sono tornati, quasi tutti anziani. Secondo il rilevatore di
radiazioni, la sua casa e i suoi terreni sono ancora contaminati,
nonostante il governo si sforzi di convincere la popolazione che il
pericolo è passato.
Molti terreni della zona, vicino a case e strade, sono pieni di sacchi di terra contaminata. Dove un tempo c’erano campi di riso, che in questo periodo dell’anno sarebbero stati pronti per il raccolto, c’è solo terra marrone, inutilizzata e minacciosa.
Molti terreni della zona, vicino a case e strade, sono pieni di sacchi di terra contaminata. Dove un tempo c’erano campi di riso, che in questo periodo dell’anno sarebbero stati pronti per il raccolto, c’è solo terra marrone, inutilizzata e minacciosa.
La strada 114, che percorriamo verso sud, è stata aperta solo la
settimana scorsa, sei anni dopo il disastro. Le strade secondarie che
s’immettono da entrambi i lati sono chiuse da recinzioni. Attraversiamo
città e villaggi fantasma: case vuote, insegne rotte, ragnatele e
automobili abbandonate nei garage.
Alcuni responsabili della comunicazione giunti qui dagli uffici della
Tepco (l’azienda che gestisce la centrale nucleare) mi accompagnano
alla centrale per una visita di cinque ore. Continuano a dirmi che è
tutto sotto controllo. Ma le città fantasma e la pioggia che, cadendo,
raccoglie e diffonde altra radioattività dalle foglie e dalle radici mi
dicono che qui si è perso il controllo già da molto tempo.
Autore: Amira Hass
Fonte: www.internazionale.it
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