Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

24/10/17

VOLONTARI SULLE ALPI - DMITRIJ SAFONOV



Campo di volontariato internazionale a Delebio (So)
9-22 luglio 2017
 

Racconto di Dima, uno dei volontari russi dell'associazione Radimici di Novozybkov che quest'estate hanno partecipato ai campi di volontariato  internazionale di Legambiente in Italia, nell'ambito del progetto di scambio di studenti e volontari tra Legambiente e "Radimici per i bambini di Cernobyl", con il contributo dell'Otto per Mille della Chiesa Valdese.

VOLONTARI SULLE ALPI

Il mio nome è Dima, vengo da Novozybkov, una piccola città nella regione di Brjansk, in Russia. Ho preso parte al progetto “Alpe Dosso”, un campo di volontariato che si trovava sulle Alpi, non lontano da Bergamo. È stata la mia seconda esperienza in un campo di volontariato internazionale in Italia. Come anche la prima volta, gli organizzatori si sono dimostrati persone affabili e accoglienti che ci hanno accolto con grande cordialità e attenzione. La nostra primissima prova è stata l’ascesa in montagna, a 1500 metri d’altezza, nel luogo dove era ubicato il campo. Per tutti i ragazzi del gruppo le camminate sulle montagne ripide, abituati a passeggiare per la città, erano piuttosto ardue, e si sono dovute fare diverse soste.

Il primo giorno della nostra permanenza, dopo che abbiamo fatto conoscenza con il posto e con l’allestimento del campo, sono venuti a trovarci due volontari locali che si spostavano per i tortuosi sentieri di montagna con delle speciali moto. La cosa mi ha stupito e anche entusiasmato, in quanto in sentieri erano a tratti molto stretti e senza la dovuta pratica anche a piedi a volte bisognava mantenersi in equilibrio e sostenersi alle ringhiere e ai tronchi degli alberi che crescono ai bordi. Il mio stupore è stato ancora più grande quando sono venuto a sapere che la maggior parte degli uomini del posto, e perfino gli scolari, si spostano senza problemi per le montagne con questi mezzi. Gli abitanti del luogo che hanno partecipato al nostro progetto si distinguevano per la loro franchezza, bontà e per i modi molto semplici e diretti di relazione e comunicazione.

Vivevamo in delle comode casette in pietra, costruire dai volontari dell’Alpe Dosso con le loro mani. Nel territorio del campo c’erano alcuni edifici destinati al lavoro, varie attrezzature e strumenti, che noi potevamo utilizzare, alleviando così il nostro lavoro. Il programma di attività del nostro progetto era vario e intenso. Lo si potrebbe suddividere in tre parti: il lavoro nel campo, la pulizia dei sentieri montani che portano al campo e la pulizia di un pascolo nelle vicinanze dell’Alpe Dosso. Al campo lavoravamo in prevalenza con il legname. Bisognava ripulire gli alberi tagliati dai rami e dalla corteccia, segarli e preparare la legna per riscaldare i locali abitati durante l’inverno. Oltre a questo, nel territorio del campo c’era dell’erba falciata la quale, una volta diventata fieno, bisognava raccogliere e portare in delle speciali mangiatoie installate per gli animali selvatici. I sentieri montani erano ricoperti da “spazzatura” naturale e da sassi. Bisognava ripulirli e in alcuni tratti sistemare alcuni accessi al campo. Noi spazzavamo i sentieri, falciavamo l’erba, rimuovevamo pietre e pigne. Uno dei sentieri portava dal campo alla stalla e al pascolo per le mucche, i fattori proprietari del quale erano anche volontari del nostro campo. Noi li aiutavamo ad ampliare la superficie del pascolo, tagliando cespugli e piccoli alberi, creando a questo modo più spazio per il pascolo del bestiame. Gli alberi tagliati, come nel nostro campo, venivano trasformati in legname da ardere durante il periodo invernale.

Oltre al lavoro, trovavamo anche il tempo per riposare e divertirci. Nell’area del capo c’era un campo da pallavolo, una zona con l’amaca e le altalene, un calcetto e alcune sdraio. Inoltre Giulia, la coordinatrice del nostro progetto, ogni giorno organizzava per noi giochi da tavolo, serate a tema e nazionali, passeggiate nei dintorni. In una di queste gite siamo arrivati a un lago montano che si trova dall’altro lato della montagna, a 2.300 metri d’altezza, camminando su rocce scoscese. Durante la nostra salita abbiamo incontrato molti simpatici turisti e abitanti del luogo che facevano trekking. Tra di loro c’erano anche anziani e bambini.

E così, giorno dopo giorno, è volato impercettibilmente il tempo del nostro campo di volontariato, nel quale in un’atmosfera informale condividevamo il tempo con ragazzi provenienti da paesi diversi. Ho conosciuto nuove persone, ho scoperto interessanti tradizioni e usi e, ovviamente, diverse cucine nazionali. È stato molto interessante conoscere il modo di vivere e le abitudini di ragazzi provenienti da diverse parti del mondo, trovare i tratti comuni e, al contrario, quelli che ci differenziano, comprendere i fattori a causa dei quali la vita, la cultura e il modo di pensare dei diversi popoli si strutturano in un modo o in un altro.

È stata un’esperienza inestimabile per la mia vita, la quale vorrei condividere con gli altri e impegnarmi per lo sviluppo futuro di progetti simili, anche in Russia.

A causa del mio lavoro, non ho potuto dedicare tutta l’estate a Novokemp (il campo della mia associazione in Russia), ma nei giorni di ferie sono riuscito ad andarci per qualche giorno e a partecipare alla vita del campo, ad aiutare nell’organizzazione di alcune attività. La mia partecipazione a Novokemp è consistita principalmente nell’indirizzo “turistico”: gite nei boschi fuori dal territorio del campo, uso delle canoe sul fiume, preparazione dell’equipaggiamento turistico.


Per quanto concerne l’applicazione pratica dell’esperienza acquisita in Italia, vorrei proporre (e naturalmente impegnarmici di persona) l’organizzazione di comodi locali adibiti al lavoro, come c’erano al campo dell’Alpe Dosso, l’utilizzo del legname nell’arredamento del campo, un’analoga utilizzazione dei volontari locali (un’area relax, panchine inusuali), l’installazione di mangiatoie per gli animali. Impostare un progetto ambientale-turistico che comprenda, similmente a quelle italiane, iniziative di ripristino e pulizia delle rive del fiume Iput’, che scorre nelle vicinanze di Novokemp.

In modo particolare vorrei esprimere tantissima riconoscenza alla Chiesa Valdese, all’organizzazione Legambiente, alla famiglia di Paolo (il leader del campo Alpe Dosso), a Giulia, la coordinatrice del progetto di volontariato, ai volontari del campo per l’organizzazione, il sostegno e lo sviluppo di progetti di questo tipo.

Dmitrij Safonov (24 anni)
 



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