Campo di volontariato
internazionale a Delebio (So)
9-22 luglio 2017
Racconto di Dima, uno dei volontari russi dell'associazione Radimici di
Novozybkov che quest'estate hanno partecipato ai campi di volontariato internazionale
di Legambiente in Italia, nell'ambito del progetto di scambio di studenti e volontari tra Legambiente e "Radimici per i bambini di
Cernobyl", con il contributo dell'Otto per Mille della Chiesa Valdese.
VOLONTARI SULLE ALPI
Il mio nome è Dima,
vengo da Novozybkov, una piccola città nella regione di Brjansk, in Russia. Ho
preso parte al progetto “Alpe Dosso”, un campo di volontariato che si trovava
sulle Alpi, non lontano da Bergamo. È stata la mia seconda esperienza in un
campo di volontariato internazionale in Italia. Come anche la prima volta, gli
organizzatori si sono dimostrati persone affabili e accoglienti che ci hanno
accolto con grande cordialità e attenzione. La nostra primissima prova è stata l’ascesa
in montagna, a 1500 metri d’altezza, nel luogo dove era ubicato il campo. Per
tutti i ragazzi del gruppo le camminate sulle montagne ripide, abituati a
passeggiare per la città, erano piuttosto ardue, e si sono dovute fare diverse
soste.
Il primo giorno della
nostra permanenza, dopo che abbiamo fatto conoscenza con il posto e con
l’allestimento del campo, sono venuti a trovarci due volontari locali che si
spostavano per i tortuosi sentieri di montagna con delle speciali moto. La cosa
mi ha stupito e anche entusiasmato, in quanto in sentieri erano a tratti molto
stretti e senza la dovuta pratica anche a piedi a volte bisognava mantenersi in
equilibrio e sostenersi alle ringhiere e ai tronchi degli alberi che crescono
ai bordi. Il mio stupore è stato ancora più grande quando sono venuto a sapere
che la maggior parte degli uomini del posto, e perfino gli scolari, si spostano
senza problemi per le montagne con questi mezzi. Gli abitanti del luogo che
hanno partecipato al nostro progetto si distinguevano per la loro franchezza,
bontà e per i modi molto semplici e diretti di relazione e comunicazione.
Vivevamo in delle
comode casette in pietra, costruire dai volontari dell’Alpe Dosso con le loro
mani. Nel territorio del campo c’erano alcuni edifici destinati al lavoro,
varie attrezzature e strumenti, che noi potevamo utilizzare, alleviando così il
nostro lavoro. Il programma di attività del nostro progetto era vario e
intenso. Lo si potrebbe suddividere in tre parti: il lavoro nel campo, la
pulizia dei sentieri montani che portano al campo e la pulizia di un pascolo
nelle vicinanze dell’Alpe Dosso. Al campo lavoravamo in prevalenza con il
legname. Bisognava ripulire gli alberi tagliati dai rami e dalla corteccia,
segarli e preparare la legna per riscaldare i locali abitati durante l’inverno.
Oltre a questo, nel territorio del campo c’era dell’erba falciata la quale, una
volta diventata fieno, bisognava raccogliere e portare in delle speciali
mangiatoie installate per gli animali selvatici. I sentieri montani erano
ricoperti da “spazzatura” naturale e da sassi. Bisognava ripulirli e in alcuni
tratti sistemare alcuni accessi al campo. Noi spazzavamo i sentieri, falciavamo
l’erba, rimuovevamo pietre e pigne. Uno dei sentieri portava dal campo alla
stalla e al pascolo per le mucche, i fattori proprietari del quale erano anche
volontari del nostro campo. Noi li aiutavamo ad ampliare la superficie del
pascolo, tagliando cespugli e piccoli alberi, creando a questo modo più spazio
per il pascolo del bestiame. Gli alberi tagliati, come nel nostro campo,
venivano trasformati in legname da ardere durante il periodo invernale.
Oltre al lavoro,
trovavamo anche il tempo per riposare e divertirci. Nell’area del capo c’era un
campo da pallavolo, una zona con l’amaca e le altalene, un calcetto e alcune
sdraio. Inoltre Giulia, la coordinatrice del nostro progetto, ogni giorno organizzava
per noi giochi da tavolo, serate a tema e nazionali, passeggiate nei dintorni.
In una di queste gite siamo arrivati a un lago montano che si trova dall’altro
lato della montagna, a 2.300 metri d’altezza, camminando su rocce scoscese.
Durante la nostra salita abbiamo incontrato molti simpatici turisti e abitanti
del luogo che facevano trekking. Tra di loro c’erano anche anziani e bambini.
E così, giorno dopo giorno,
è volato impercettibilmente il tempo del nostro campo di volontariato, nel
quale in un’atmosfera informale condividevamo il tempo con ragazzi provenienti
da paesi diversi. Ho conosciuto nuove persone, ho scoperto interessanti
tradizioni e usi e, ovviamente, diverse cucine nazionali. È stato molto
interessante conoscere il modo di vivere e le abitudini di ragazzi provenienti
da diverse parti del mondo, trovare i tratti comuni e, al contrario, quelli che
ci differenziano, comprendere i fattori a causa dei quali la vita, la cultura e
il modo di pensare dei diversi popoli si strutturano in un modo o in un altro.
È stata un’esperienza
inestimabile per la mia vita, la quale vorrei condividere con gli altri e
impegnarmi per lo sviluppo futuro di progetti simili, anche in Russia.
A causa del mio
lavoro, non ho potuto dedicare tutta l’estate a Novokemp (il campo della mia
associazione in Russia), ma nei giorni di ferie sono riuscito ad andarci per
qualche giorno e a partecipare alla vita del campo, ad aiutare
nell’organizzazione di alcune attività. La mia partecipazione a Novokemp è consistita
principalmente nell’indirizzo “turistico”: gite nei boschi fuori dal territorio
del campo, uso delle canoe sul fiume, preparazione dell’equipaggiamento
turistico.
Per quanto concerne
l’applicazione pratica dell’esperienza acquisita in Italia, vorrei proporre (e
naturalmente impegnarmici di persona) l’organizzazione di comodi locali adibiti
al lavoro, come c’erano al campo dell’Alpe Dosso, l’utilizzo del legname
nell’arredamento del campo, un’analoga utilizzazione dei volontari locali
(un’area relax, panchine inusuali), l’installazione di mangiatoie per gli
animali. Impostare un progetto ambientale-turistico che comprenda, similmente a
quelle italiane, iniziative di ripristino e pulizia delle rive del fiume Iput’,
che scorre nelle vicinanze di Novokemp.
In modo particolare
vorrei esprimere tantissima riconoscenza alla Chiesa Valdese,
all’organizzazione Legambiente, alla famiglia di Paolo (il leader del campo
Alpe Dosso), a Giulia, la coordinatrice del progetto di volontariato, ai
volontari del campo per l’organizzazione, il sostegno e lo sviluppo di progetti
di questo tipo.
Dmitrij Safonov (24
anni)
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