Novokemp, giugno 2017
Un turbinio di emozioni mi ha travolto per tutta la notte del 22 giugno, l’inizio di questa fantastica esperienza. Troppi pensieri giravano nella mia mente su ciò che “mi sarebbe aspettato” una volta messo piede nel campo; ma a prevalere era la voglia di vedere, conoscere e soprattutto vivere questa nuova realtà.
Così dopo il lungo volo e l’interminabile viaggio in treno, io con gli altri miei due compagni siamo finalmente arrivati al cancello di questo tanto atteso “Novokemp”; accompagnati dall’organizzatore del campo. Nonostante appena arrivati il tempo non fosse dei migliori, la prima impressione che ho avuto del luogo è stata più che positiva. Erano le sei di mattina e avevo già tanta voglia di fare. Abbiamo così iniziato facendo un giro per il campo, tanto per capire come fosse organizzato.
Mi è parso come un piccolo villaggio rinchiuso in una realtà a sé, distaccato da ciò che poteva circondarlo. Vi erano tante casettine colorate immerse nel verde che ospitavano un centinaio di bambini al suo interno. Ad oggi posso dire che sono stati proprio questi ultimi con i vari organizzatori presenti nel campo ad avermi fatto amare fin da subito ogni cosa. Nonostante noi fossimo di un’altra nazionalità, visi a loro completamente sconosciuti e quant’altro, hanno dimostrato di essere persone super accoglienti, gentili, disponibili, educate, con il sorriso perennemente stampato sul volto, e quante altre cose potrei aggiungere...
Insomma, fatte le prime conoscenze, già nel pomeriggio ci hanno coinvolto in una serie di giochi creativi che erano stati precedentemente organizzati per i bambini, ma… ecco che l’unico piccolo intoppo inizia a presentarsi all’avvio delle attività, la lingua russa. Capire ciò che i ragazzi dicevano, grandi e piccoli, è stata una vera impresa. Ciò nonostante la loro naturale predisposizione alla disponibilità si è fatta avanti immediatamente. Qualunque mezzo loro avessero a disposizione per spiegare ciò che non capivo è stato utilizzato!
Ovviamente questo “problema” è iniziato a venire meno in tempi brevissimi, proprio per il continuo contatto che si ha (fortunatamente) con le persone del posto. In più a seguirci passo dopo passo c’è stata Maša (che fra noi italiani riconoscevamo come nostra mamma). Devo dire che ha avuto molta pazienza nei nostri confronti perché, soprattutto nei primi giorni, doveva spiegarci le cose minimo cinque volte, e capitava che anche dopo queste spiegazioni facevamo tutt’altro di ciò che veniva chiesto perché non capivamo niente… ma proprio come una madre appunto, che si prende cura dei suoi figli, lei ci ha seguito in ogni cosa in cui trovavamo delle difficoltà.
Tralasciando ciò, il mattino del giorno seguente sono iniziate le varie attività portate avanti singolarmente (fino alla fine del turno) dai diversi volontari, di cui noi ovviamente facevamo parte. Qualunque cosa tu decidessi di organizzare per i bambini, questi erano sempre pronti a prendervene parte, grazie alla loro grande capacità e volontà di ascolto.
Nel pomeriggio venivano organizzati giochi che coinvolgevano l’intero campo. Giochi davvero innovativi, uno diverso al giorno. La cosa incredibile era come Novokemp venisse trasformata nell’arco di poche ore in qualcosa di grandioso, per intrattenere i bambini.
Neanche la pioggia poteva fermare l’avvio di un gioco, che subito veniva messo in atto il piano di riserva per superare il problema maltempo. I bambini, come noi leader dei vari gruppi, erano sempre in moto a fare qualcosa. Molto spesso venivano organizzati spettacoli, di ogni genere. La parte divertente era andare a scegliere tra l’infinità di costumi da loro posseduti con i quali travestirsi e realizzare le diverse esibizioni. Balli, canti e musica non mancavano mai. Ed era grandioso vedere come i ragazzi, compresi i più piccoli, riuscissero a imparare in brevissimi tempi (si parla proprio di ore) le varie esibizioni per poi portarle in scena subito dopo.
Ad ogni modo, ecco che la sera arrivava la tanto temuta “planërka”. Gli organizzatori del campo e noi delle varie attività ci riunivamo per discutere (in russo...), confrontandoci e cercando di risolvere ciò che non era andato bene durante la giornata; dopodiché organizzavamo i giochi per il giorno seguente. È così che le giornate andavano avanti. I legami con quelle persone sono cresciuti e divenuti più stretti giorno dopo giorno.
Confermo che è stata un’esperienza che mi ha lasciato dentro un segno indelebile, tanto che il giorno della partenza da Novokemp i pianti che ho versato sono stati davvero inimmaginabili. È come se avessi lasciato la mia seconda casa in quel posto.
Purtroppo è impossibile far capire a coloro che non hanno mai provato questa avventura quanto, sentimentalmente parlando, si possa creare in soli 20 giorni. Le parole non daranno mai giustizia a ciò che si vive a NOVOKEMP attimo dopo attimo. Per cui non posso far altro che consigliare a tutti di “gettarsi” in questo viaggio, al cui termine non rimarrà altro che un ricordo indelebile.
Valeria Galasso - 21 anni
Università Statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale
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