Novokemp, luglio 2017
Ancora una volta grazie di tutto, Novokemp!
Ancora oggi quando mi chiedono “cosa è
Novokemp?” fatico a trovare una risposta. Perché Novokemp non può essere
descritto a parole; Novokemp è un’esperienza che deve essere vissuta in prima
persona. La decisione di partecipare a questo campo di volontariato è nata dal
desiderio di mettermi alla prova, di imparare, di scoprire e di scoprirmi. Ed è
così che in un afoso pomeriggio d’estate mi sono ritrovata a guardare fuori dal
finestrino di un aereo, carica di aspettative e pensieri che si accavallavano
nella mia mente. In quell’istante ho pensato “questo è il mio momento”. E così
è stato.
Tre settimane intense in un luogo
magico che non sembrava avere coordinate su una carta geografica, dalle quali
sono tornata con un puzzle di mille ricordi, un bagaglio in più di conoscenza
ed il cuore ricaricato dall’affetto di quei bambini che sono stati i veri
compagni della mia grande avventura. Oggi percepisco la mancanza di quelle
vocine, per alcune delle quali ho avuto l’onore di rappresentare un punto di
riferimento. Loro non sapevano nulla dei giocattoli che siamo abituati a vedere
sugli scaffali dei nostri supermercati, ma avevano gli occhi che luccicavano di
entusiasmo e che, a loro volta, hanno saputo accendere la luce anche nei miei.
Mi sono divertita ad insegnargli
alcuni vocaboli della lingua italiana ed inglese e spesso sorpresa dal loro
essere così curiosi di scoprire e di imparare. Da un lato sono loro che mi
hanno aiutata a crescere e mi hanno fatto riscoprire la bellezza che risiede
nelle piccole cose; dall’altro sono tornata anche io bambina partecipando ogni
pomeriggio a giochi che avevano sempre uno scopo educativo, ma che grazie alla
capacità degli organizzatori non mi hanno mai annoiata. Un ringraziamento va
proprio a loro, i quali hanno saputo farmi sentire a mio agio anche quando ero
costretta ad indossare i buffi vestiti della “kostumërka”, a ballare e cantare
canzoni cercando di essere coordinata ed intonata davanti al nostro pubblico di
piccini.
Non dimenticherò mai i kg di patate
mangiate a pranzo e cena, l’inimitabile “boršč” (minestra di barbabietole),
l’appuntamento fisso della “planërka” e le chiacchiere che ho avuto modo di
scambiare con le tante persone conosciute in quelle tre settimane, ognuna delle
quali ha saputo lasciarmi qualcosa di bello.
Vittoria Vidotto - 21 anni
Università statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale
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