Novokemp, luglio 2017
La
mia esperienza a Novokemp è stata così intensa che qualsiasi tentativo di
descriverne gli odori, i colori, l’atmosfera sarebbe in ogni caso
riduttivo. Ogni cosa a Novokemp è stata vissuta con emozione, dai pasti-lampo a
base di patate e cetrioli alle serenate attorno al fuoco.
L’avventura
ha inizio ancor prima di arrivare a Novokemp, perché per raggiungere il campo è
necessario prendere un treno che parte da Mosca e dura tutta la notte. Il treno
è provvisto di un materasso e un cuscino per dormire, su cui, tra l’altro,
ho fatto una delle più belle dormite della mia vita. Unica pecca: il caldo. Sul
treno non circola molto l’aria quindi è necessario vestirsi
piuttosto leggeri. Dopo il viaggio in treno ci sono venuti a prendere alla
stazione Lena e Andrej, due persone stupende. Andrej è uno dei responsabili di
Novokemp, Lena un’altra collaboratrice che ci ha aiutato
durante tutta l’esperienza con la preparazione dei laboratori e
soprattutto con il limite linguistico.
Il
campo è strutturato molto bene: i bambini sono suddivisi per età in sette
casette di legno in cui vivono con gli educatori, i quali curano i bambini di
notte e si accertano che si lavino e si cambino d’abito. Noi volontarie e alcuni colleghi con le relative
famiglie alloggiavamo nella gostinica
(letteralmente “albergo”), in cui c’era una “zona abitata”
comune. C’è poi una mensa in
cui vengono serviti i pasti, un medico, i bagni e le docce comuni.
La
mattina dopo la colazione e la ginnastica con i bambini iniziavamo le attività
di laboratorio di arte. Tra tanti lavori che abbiamo fatto citerei il modellino
di Novokemp costruito con la plastilina e un paesaggio “di
gruppo”, dipinto sul vetro di una vecchia finestra malmessa,
riesumata dal capanno degli attrezzi. Un’altra attività che è piaciuta molto ai
bambini è stato verniciare le panchine di mille colori.
Dopo
mangiato solitamente si riposava, oppure si facevano delle riunioni per
organizzare i giochi e le attività. Al pomeriggio c’erano
dei giochi organizzati a cui noi partecipavamo con i bambini, ad esempio
abbiamo fatto la giornata in canoa, una giornata in piscina, giornate sportive
e diversi giochi di ruolo. Dopo cena c’è la discoteca e la riunione
giornaliera in cui ognuno deve esprimere un giudizio sulla giornata trascorsa.
Le attività sono in generale molto ben studiate e divertenti. I colleghi di
Radimici sono persone molto disponibili, oserei dire fin troppo. Si impegnano
molto e offrono il massimo che gli è possibile, rendendo il soggiorno un’esperienza
unica e assolutamente positiva.
Per
quanto riguarda le conoscenze linguistiche c’è stato un grande
miglioramento sia nella comprensione ma soprattutto nell’esposizione,
dopo aver superato i primi giorni di adattamento. Ogni giorno imparavo nuovi
verbi, nuove parole, ogni giorno tutto diventava più semplice e più
emozionante.
Fare
volontariato a Novokemp significa imparare a condividere, a vivere in comunità,
ad offrire ciò che si ha. I bambini sono miracolosi. Il fatto è che per quei
bambini tu sei importante, sei la loro guida, per quelle tre settimane loro si
affidano a te.
La
cosa che forse mi ha più segnata sotto il profilo emotivo è sicuramente la
concezione della guerra e le attività giovanili militaresche, che si sono
tenute durante il nostro turno. All’interno del campo erano infatti
accampati i “patrioti” di Novozybkov (un
gruppo a parte, il cui scopo è il recupero di adolescenti problematici
attraverso uno stile di vita militare, metodo piuttosto diffuso in Russia). Durante i laboratori questi stessi bambini hanno insegnato anche a
me come sparare e come utilizzare delle armi, come se fossero già adulti e
perfettamente in grado di gestire delle situazioni di tale portata. È un
argomento così delicato e complesso che non ho potuto fare a meno di informarmi
e intraprendere uno studio su questo fenomeno come argomento della mia tesi di
laurea.
Nel
complesso sono assolutamente soddisfatta della mia esperienza, sicuramente
molto significativa e piena di diverse emozioni, spesso anche in contrasto tra
di loro. Se dovessi avere di nuovo la possibilità, sarei felicissima di tornare
a Novokemp, perché ormai anche io mi sento parte di questa grande famiglia che
si è venuta a creare nel tempo, la quale anno dopo anno porta avanti un
progetto importantissimo e utilissimo per tutti.
Clarissa Pigoli - 22 anni
Università Statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale
Nessun commento:
Posta un commento