Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/11/17

SORRISO

Novokemp, luglio 2017


La mia esperienza a Novokemp è stata così intensa che qualsiasi tentativo di descriverne gli odori, i colori, l’atmosfera sarebbe in ogni caso riduttivo. Ogni cosa a Novokemp è stata vissuta con emozione, dai pasti-lampo a base di patate e cetrioli alle serenate attorno al fuoco.

L’avventura ha inizio ancor prima di arrivare a Novokemp, perché per raggiungere il campo è necessario prendere un treno che parte da Mosca e dura tutta la notte. Il treno è provvisto di un materasso e un cuscino per dormire, su cui, tra l’altro, ho fatto una delle più belle dormite della mia vita. Unica pecca: il caldo. Sul treno non circola molto l’aria quindi è necessario vestirsi piuttosto leggeri. Dopo il viaggio in treno ci sono venuti a prendere alla stazione Lena e Andrej, due persone stupende. Andrej è uno dei responsabili di Novokemp, Lena un’altra collaboratrice che ci ha aiutato durante tutta l’esperienza con la preparazione dei laboratori e soprattutto con il limite linguistico.

Il campo è strutturato molto bene: i bambini sono suddivisi per età in sette casette di legno in cui vivono con gli educatori, i quali curano i bambini di notte e si accertano che si lavino e si cambino d’abito. Noi volontarie e alcuni colleghi con le relative famiglie alloggiavamo nella gostinica (letteralmente “albergo”), in cui c’era una “zona abitata” comune. C’è poi una mensa in cui vengono serviti i pasti, un medico, i bagni e le docce comuni.

La mattina dopo la colazione e la ginnastica con i bambini iniziavamo le attività di laboratorio di arte. Tra tanti lavori che abbiamo fatto citerei il modellino di Novokemp costruito con la plastilina e un paesaggio “di gruppo”, dipinto sul vetro di una vecchia finestra malmessa, riesumata dal capanno degli attrezzi. Un’altra attività che è piaciuta molto ai bambini è stato verniciare le panchine di mille colori.

Dopo mangiato solitamente si riposava, oppure si facevano delle riunioni per organizzare i giochi e le attività. Al pomeriggio c’erano dei giochi organizzati a cui noi partecipavamo con i bambini, ad esempio abbiamo fatto la giornata in canoa, una giornata in piscina, giornate sportive e diversi giochi di ruolo. Dopo cena c’è la discoteca e la riunione giornaliera in cui ognuno deve esprimere un giudizio sulla giornata trascorsa. Le attività sono in generale molto ben studiate e divertenti. I colleghi di Radimici sono persone molto disponibili, oserei dire fin troppo. Si impegnano molto e offrono il massimo che gli è possibile, rendendo il soggiorno un’esperienza unica e assolutamente positiva.

Per quanto riguarda le conoscenze linguistiche c’è stato un grande miglioramento sia nella comprensione ma soprattutto nell’esposizione, dopo aver superato i primi giorni di adattamento. Ogni giorno imparavo nuovi verbi, nuove parole, ogni giorno tutto diventava più semplice e più emozionante.

Fare volontariato a Novokemp significa imparare a condividere, a vivere in comunità, ad offrire ciò che si ha. I bambini sono miracolosi. Il fatto è che per quei bambini tu sei importante, sei la loro guida, per quelle tre settimane loro si affidano a te.

La cosa che forse mi ha più segnata sotto il profilo emotivo è sicuramente la concezione della guerra e le attività giovanili militaresche, che si sono tenute durante il nostro turno. All’interno del campo erano infatti accampati i “patrioti” di Novozybkov (un gruppo a parte, il cui scopo è il recupero di adolescenti problematici attraverso uno stile di vita militare, metodo piuttosto diffuso in Russia). Durante i laboratori questi stessi bambini hanno insegnato anche a me come sparare e come utilizzare delle armi, come se fossero già adulti e perfettamente in grado di gestire delle situazioni di tale portata. È un argomento così delicato e complesso che non ho potuto fare a meno di informarmi e intraprendere uno studio su questo fenomeno come argomento della mia tesi di laurea.
 
Nel complesso sono assolutamente soddisfatta della mia esperienza, sicuramente molto significativa e piena di diverse emozioni, spesso anche in contrasto tra di loro. Se dovessi avere di nuovo la possibilità, sarei felicissima di tornare a Novokemp, perché ormai anche io mi sento parte di questa grande famiglia che si è venuta a creare nel tempo, la quale anno dopo anno porta avanti un progetto importantissimo e utilissimo per tutti.


Clarissa Pigoli - 22 anni
Università Statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale

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