Novokemp, agosto 2017
Era così che esordivo la sera alla “planërka” (la riunione organizzativa serale), timidamente, per poi scoppiare in una risata imbarazzata per via della mia scarsa padronanza con la lingua russa, quell’idioma da me dimenticato.
Era così che esordivo la sera alla “planërka” (la riunione organizzativa serale), timidamente, per poi scoppiare in una risata imbarazzata per via della mia scarsa padronanza con la lingua russa, quell’idioma da me dimenticato.
Mi
sono molte volte domandata cosa mi avesse spinto a partire per Novokemp proprio
una volta terminati i miei studi da mediatrice e aver iniziato un percorso
accademico distante anni luce dal russo, dalla sua cultura e dalla sua
linguistica.
La
risposta che mi sono data, e che ho dato ai miei interlocutori che si sono
posti la medesima domanda, è stata la voglia di mettermi in gioco in un
ambiente totalmente a me estraneo – non solo la Russia (sconfinata e fredda
come si suole dire appellandosi, erroneamente, agli stereotipi), bensì anche il
contatto con un mondo di piccoli uomini e donne, diversi dai corrispettivi
italiani.
Durante
gli scorsi anni, Marco e Giulia (due dei miei più cari amici) sono partiti alla
volta di questa esperienza e ne sono tornati più ricchi che mai,
linguisticamente, ma soprattutto ricchi di esperienza, con quella voglia di
raccontare che solo ora, una volta tornata, posso empatizzare appieno.
Quando
arrivammo, dopo quasi 10 ore di treno da Mosca, in quella che sarebbe stata la nostra
casa per le successive 3 settimane, tutto taceva: il campo dormiva ancora,
sembrava di essere in un sogno, complici le prime luci dell’alba. Fummo fatte
accomodare nelle nostre stanzette e ci venne raccomandato di “pospat’” (dormire un pochino) per riprenderci dal
viaggio.
Ci
svegliammo un paio d’ore dopo, per via del vociare che proveniva dall’esterno:
stavano arrivando i bambini. “Lager’ prosypaetsja” (Il campo si stava svegliando). Accorremmo entusiaste e curiose
alle finestre e vedemmo bambini, genitori, colori, musica, costumi, sorrisi,
risate: esattamente lo stesso clima che permase nei giorni a venire.
A
Novokemp associo tante sensazioni: parole nuove, sapori diversi, canzoni,
amicizie preziose che difficilmente svaniranno, lezioni di vita che porterò
sempre con me.
Perché
Novokemp non è solo un campo internazionale per bambini – è un mondo a parte,
un universo fatto di colori, sensazioni, momenti che non si può trovare
altrove.
Jasmine Caretti - 24 anni
Università Statale di
Milano
Economics & Political Science
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