Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

17/11/17

«DEN’ PROŠËL CHOROŠO, VSË NORMAL’NO» (LA GIORNATA È ANDATA BENE, TUTTO A POSTO)

Novokemp, agosto 2017

Era così che esordivo la sera alla “planërka” (la riunione organizzativa serale), timidamente, per poi scoppiare in una risata imbarazzata per via della mia scarsa padronanza con la lingua russa, quell’idioma da me dimenticato.

Mi sono molte volte domandata cosa mi avesse spinto a partire per Novokemp proprio una volta terminati i miei studi da mediatrice e aver iniziato un percorso accademico distante anni luce dal russo, dalla sua cultura e dalla sua linguistica.

La risposta che mi sono data, e che ho dato ai miei interlocutori che si sono posti la medesima domanda, è stata la voglia di mettermi in gioco in un ambiente totalmente a me estraneo – non solo la Russia (sconfinata e fredda come si suole dire appellandosi, erroneamente, agli stereotipi), bensì anche il contatto con un mondo di piccoli uomini e donne, diversi dai corrispettivi italiani.

Durante gli scorsi anni, Marco e Giulia (due dei miei più cari amici) sono partiti alla volta di questa esperienza e ne sono tornati più ricchi che mai, linguisticamente, ma soprattutto ricchi di esperienza, con quella voglia di raccontare che solo ora, una volta tornata, posso empatizzare appieno.

Quando arrivammo, dopo quasi 10 ore di treno da Mosca, in quella che sarebbe stata la nostra casa per le successive 3 settimane, tutto taceva: il campo dormiva ancora, sembrava di essere in un sogno, complici le prime luci dell’alba. Fummo fatte accomodare nelle nostre stanzette e ci venne raccomandato di “pospat’” (dormire un pochino) per riprenderci dal viaggio.

Ci svegliammo un paio d’ore dopo, per via del vociare che proveniva dall’esterno: stavano arrivando i bambini. “Lager’ prosypaetsja” (Il campo si stava svegliando). Accorremmo entusiaste e curiose alle finestre e vedemmo bambini, genitori, colori, musica, costumi, sorrisi, risate: esattamente lo stesso clima che permase nei giorni a venire.

A Novokemp associo tante sensazioni: parole nuove, sapori diversi, canzoni, amicizie preziose che difficilmente svaniranno, lezioni di vita che porterò sempre con me.

Perché Novokemp non è solo un campo internazionale per bambini – è un mondo a parte, un universo fatto di colori, sensazioni, momenti che non si può trovare altrove.


Jasmine Caretti - 24 anni
Università Statale di Milano
Economics & Political Science
 

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