Agosto 2017
È difficile scrivere riguardo ad un’esperienza del
genere perché, in qualsiasi modo tu lo scriva, con tutto l’impegno del mondo
risulterà comunque banale rispetto a ciò che si è vissuto veramente.
Sono partita con l’idea di volere migliorare il mio
russo e sono tornata non solo con la voglia di volere proseguire lo studio di
questa lingua, ma soprattutto con dei ricordi e delle emozioni che porterò per
sempre nel cuore.
Ma partiamo dal principio.
Io e altre sei ragazze, con cui ho legato tantissimo
tanto che siamo diventate una vera e propria squadra, siamo partite per
il quarto turno di Novokemp (dall’8 al 28 agosto). Prima di partire mi ero
informata su tutto, avevo chiesto ai ragazzi che erano già andati le loro
esperienze, ma tutto mi è sembrato così nuovo sin da subito.
Per arrivare al campo ci avevano avvisato di questo
fatidico viaggio in treno di nove ore e dalle storie sentite ci incuriosiva
molto. Questo è stato un piccolo assaggio di quello che è la vera Russia, una
realtà che nelle grandi città come Mosca o San Pietroburgo non si trova. Un
viaggio lungo ma divertente in compagnia di tanti russi che ci ammiravano per
la nostra decisione di andare volontarie in un campo per bambini. Siamo partite
da Mosca alle 20 e arrivate alla stazione di Uneča alle 5 del mattino,
stanchissime per il viaggio, e ad aspettarci fuori dal vagone c’erano Katja (la
nostra coordinatrice ma sin da subito una mamma e amica) e Andrej (direttore di
Novokemp). Il primo impatto con la lingua è stato difficile, ma erano ancora le
5 del mattino e neanche in italiano avremmo potuto dire cose molto sensate. Da
lì ci hanno portato al campo e dopo un lunga dormita alle 11 ci svegliamo
cariche e pronte per la nostra prima giornata.
I bambini sono arrivati il nostro stesso giorno e
smistati nelle diverse casette. Il campo era proprio come me lo immaginavo,
caratterizzato da queste deliziose casette in legno in cui i bambini venivano
suddivisi in base all’età. Un posto semplice ma dove non manca nulla, dove
soprattutto i bambini si divertono spensierati in un ambiente pulito e lontano
dalla città.
Sin da subito abbiamo dovuto metterci al lavoro e
pensare alle nostre attività da svolgere. Ogni persona all’interno del campo ha
un ruolo ben preciso e tutto è molto organizzato. Noi ragazze italiane avevamo
il compito di intrattenere i bambini con delle attività/laboratori di mattina.
Io e Ilaria abbiamo deciso di fare braccialetti di ogni tipo e non ci
aspettavamo così tanta affluenza.
La giornata iniziava alle 8.30 del mattino svegliate
dalla musica del fantastico dj del campo Maksim; il tempo di prepararci (e
ovviamente sette femmine non saranno mai tutte in orario, però dai siamo state
abbastanza brave) e si andava a fare colazione in mensa. Forse per quanto
riguarda il cibo il momento della colazione era il mio preferito grazie alla kaša. Una colazione del tutto diversa
rispetto a come siamo abituati noi ma ciò che non manca mai è il tè. A pranzo,
a cena, ogni momento è adatto per gustare il tè russo, tanto da crearne una
dipendenza.
Dopo la colazione cominciavamo con la nostra attività.
Ogni mattina eravamo circondate da bambini, soprattutto dai più piccoli che non
si stufavano mai di fare braccialetti e che ci hanno regalato tanta gioia.
Penso che tutti almeno una volta nella vita debbano lavorare con dei bambini
per riaccendere la creatività e la voglia di giocare. Ma i bambini presenti a
Novokemp erano diversi, ognuno di loro aveva una storia che poteva essere più o
meno complicata provenendo da realtà completamente diverse dalle nostre, e in
loro non mancava mai la voglia di affrontare la giornata con felicità e ogni
attività, anche la più banale, per loro era fantastica. Dal nulla creavamo di
tutto: da un grande tessuto dei bracciali, dalle bottiglie di plastica dei
porta caramelle e così via. I bambini sono stati così speciali, ci hanno
aiutato moltissimo e sono stati molti pazienti dal punto di vista linguistico.
Quando non capivamo ci rispiegavano tutto e per loro era così divertente farci
da piccoli maestri. Subito dopo le attività, il tempo di chiamare mamma e papà
per fargli capire che stavo bene e che ero viva, si andava in mensa.
La mensa e il cibo per me sono forse stati la parte
più complicata da accettare, peggio di andare a fare i propri bisogni
nella tipica toilette russa (una casetta di legno con un buco in mezzo al
bosco) quando un temporale ha fatto smettere di funzionare luce e acqua e
di conseguenza i bagni. Il cibo era molto semplice e poco condito e per tutte è
stato un grosso scoglio da superare, ma la fame ovviamente ti fa mangiare e
apprezzare cose che non immagineresti mai (come una pasta e formaggio per
colazione). E ovviamente le patate e il pane, insieme ai biscotti che
mangiavamo a ogni tè che bevevamo, erano la nostra salvezza. Anche se al
ritorno la bilancia ha pianto con noi. Ma quel posto era così magico che anche
una volta che torni a casa ti mancano quei piatti e quegli odori.
Subito dopo pranzo vi era una piccola riunione per
organizzare i giochi del pomeriggio e finalmente arrivava il nostro momento
preferito della giornata: l’ora del silenzio. Una piccola pausa dove si dormiva
e ci si riprendeva per affrontare il resto della giornata. Il pomeriggio il
campo intratteneva i bambini con diversi giochi e noi aiutavamo dove c’era bisogno.
C’erano delle giornate a tema, le migliori secondo me,
in cui un giorno era la giornata degli indiani, o della Russia, e ci si vestiva
con gli abiti tipici o addirittura un giorno il campo si è trasformato in una
vera e propria città in cui i bambini aprivano la loro attività, e così un
giorno eri indiano, un altro parrucchiere, un altro ancora banchiere o
poliziotto. La creatività e la fantasia non hanno confini a Novokemp, lo scopo
è quello di far divertire i bambini, ma alla fine è anche un luogo che
risveglia l’essere bambini in tutti noi e così è stato. Uno dei momenti più
belli era andare alla kostumernaja,
una casetta piena di costumi per i travestimenti.
Un altro aspetto che mi ha molto colpito è stata
l’ospitalità di queste persone, sia del personale sia dei bambini. Questi
ultimi ci invitavano sempre nelle loro casette a prendere il tè o a riempirci
di caramelle, e anche gli organizzatori sono stati sempre molto gentili
nei nostri confronti, non ci facevano mancare niente. Ci tengono molto a far
stare bene e a proprio agio l’ospite.
La sera vi erano diverse attività. Quando c’era brutto
tempo si guardavano i film come al cinema, se no c’erano degli spettacoli
creati dai bambini o da noi animatori. Spesso ci ritrovavamo a ballare o
cantare davanti a tutti, e anche se in realtà nessuno di noi era capace
per i bambini eravamo sempre bravissime. Ma la nostra parte preferita era la
discoteca: una casetta molto spaziosa addobbata come una vera discoteca che
intratteneva i bambini con la musica e non solo, anche noi ragazze ci
divertivamo un sacco e i bambini ballavano con noi.
Dopo la discoteca arrivava il momento più temuto dai
noi: la planërka. Un momento essenziale
dal punto di vista organizzativo del campo. Una riunione in cui tutte le
persone che lavorano nel campo devono esprimere opinioni, suggerimenti e
sottolineare gli aspetti negativi/positivi della giornata. E in più organizzare
la giornata successiva. Ovviamente tutto in russo e per noi è stata una grande
sfida all’inizio, difficile e imbarazzante, ma alla fine molto utile perché
voleva dire mettersi in gioco e utilizzare la lingua russa come non abbiamo mai
fatto.
Dopo la planërka
la nostra giornata “lavorativa” finiva, ma nonostante la stanchezza trovavamo
sempre la voglia di fare tardi con i nostri amici russi che ci invitavano
intorno al fuoco a cantare e parlare o a farci assaggiare dei biscotti o del
formaggio. Dei momenti difficili da dimenticare, in cui si cantava un po’ in
italiano, un po’ in russo, un po’ in inglese, in cui le nostre culture si
mettevano a confronto e ci si apriva verso l’altra con reciprocità. Ed è
proprio in questi momenti di spensieratezza che si imparava molto, dai modi di
dire alle abitudini.
Il giorno seguente tutto ricominciava e, anche se
sempre si seguiva una lista, niente era uguale, ogni giorno aveva la capacità
di stupirti e farti divertire.
Ovviamente non posso tralasciare il rapporto
fantastico che si è creato con la nostra tutor Katja. Una donna fantastica che
mette il cuore nel lavoro che fa e che ci è stata accanto in ogni cosa come una
mamma, ma soprattutto una vera amica. Senza di lei saremmo state perse,
soprattutto i primi giorni quando non capivamo niente e lei era pronta a
rispiegarci tutto.
Ognuna delle persone conosciute lì ha lasciato un
segno in ognuna di noi e l’ultimo giorno le lacrime non sono mancate. Mi
ricorderò di Novokemp come di un posto in cui vive la felicità, dove è
impossibile annoiarsi e spero che questo progetto possa andare avanti senza
problemi perché dona gioia e spensieratezza a tanti bambini.
Un grazie speciale alle mie compagne di viaggio, alla
mia komanda (squadra), che mi ha
regalato tante risate e che ovviamente sono diventate delle amiche con cui sarà
divertente ricordare tutto questo.
Carol
Zava - 21 anni
Università Statale di
Milano
Mediazione linguistica e
culturale
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