Come
descrivere l’esperienza di Novokemp? Una relazione sicuramente non è
sufficiente per raccontare le tre settimane trascorse in quel campeggio
sperduto tra i boschi della regione di Brjansk nel sud della Russia.
Ma
partiamo con ordine, tutto è iniziato qualche mese prima quando si è presentata
l’opportunità di partire, senza pensarci due volte ho dato la mia adesione, non
avendo idea di che tipo di esperienza mi aspettasse e se tornassi indietro
sicuramente lo rifarei. Io e le altre ragazze siamo atterrate a Mosca,
trascorso un giorno nella capitale prendiamo quel fatidico treno notturno con
destinazione Uneča,
esperienza assolutamente fuori dal comune e da provare almeno una volta nella
vita. Ci sistemiamo nelle nostre cuccette aperte pronte a passare una delle
notti più bizzarre che ci siano capitate tra gli sguardi curiosi degli altri
passeggeri che sentendoci parlare in italiano ci osservano straniti, come dimenticare
il mitico signore che dormiva di fronte a noi e la polizia che controllava il
vagone e più volte ci ha svegliate nel cuore della notte dicendoci di fare
attenzione ai nostri effetti personali.
La
mattina presto ancora frastornate dal viaggio e dalle poche ore di sonno
arriviamo alla stazione di Uneča dove ci aspettano Andrej, il direttore di Novokemp, e
Katja, la nostra futura mamma russa, che ci portano in macchina al campo che
dista circa venti minuti dalla stazione. Ci sistemiamo nelle nostre stanze
nella casa del direttore a riposare e dopo qualche ora Katja, la nostra “tutor”
che chiameremo “mama Katja” per tutta la durata del soggiorno, ci porta a fare
un giro del campeggio. Ci sono sette “famigliole” ovvero casette in cui sono
sistemati i bambini divisi per fasce d’età, la casetta degli animatori, il
club, l’infermeria, la mensa, i bagni, un palco per gli spettacoli, campo da
basket e pallavolo, la zona giochi per i bimbi e il deposito con tutti i
costumi per gli eventi a tema.
Mi
sembra di essere in un mondo parallelo, ancora non riesco a realizzare dove mi
trovo ma è fantastico. Pian piano conosciamo gli animatori e i bimbi, l’aria
che si respira qui è di forte collaborazione e condivisione, non so come
descriverlo ma abbiamo trovato una grande famiglia che fin da subito ci ha
accolto calorosamente e ci ha fatto sentire a casa.
Le
giornate sono organizzate in questo modo. La mattina ci sono varie attività a
cui i bambini possono partecipare. Jasmine, Beatrice ed io ci occupiamo del
corso di italiano e di lingue straniere, Giulia, Valeria, Carol e Ilaria
organizzano lavoretti con diversi materiali: carta, bottiglie, tempere,
acquerelli, stoffa, braccialetti ecc. altri corsi sono zumba, origami, corso
informatico e giochi all’aria aperta. Dopo pranzo c’è la tichij čas (ora del silenzio) in
cui i bimbi riposano nelle casette e spesso ci invitano da loro a giocare e
passare il tempo, al pomeriggio vengono organizzati giochi a tema creativi come
il giorno degli indiani in cui tutti si vestono e si truccano a tema e hanno
delle attività da completare o il giorno della Russia, il giorno delle culture
del mondo ecc.
Spesso
mi stupisco dell’energia e della creatività degli animatori nell’inventare
attività che riescano a coinvolgere e divertire bambini di diverse fasce d’età
e nello stesso momento fare attenzione ad ogni loro esigenza. Dopo cena c’è la
discoteca, spesso anche questa a tema, in cui Max il dj si sbizzarrisce tra
musica commerciale, canzoni russe e lenti, oppure spettacoli organizzati da
bimbi e animatori in cui veniamo sempre coinvolte anche noi. Dopo la giornata
intensa i bambini hanno la merenda serale e poi tutti a dormire, noi e gli
animatori invece abbiamo la riunione in cui, a turno, ognuno espone gli aspetti
positivi e negativi della giornata appena trascorsa e viene esposto il
programma di quella successiva. Meno male che c’è Katja a spiegarci con
pazienza ogni volta che non capiamo qualcosa, non so davvero come avremmo fatto
senza di lei. Sempre Katja ogni tanto ci propone delle gite pomeridiane nei
dintorni, il pomeriggio al fiume, la sagra del miele a Suraž, piccolo paese
vicino a Novokemp, la visita alla sede di Radimici a Novozybkov che si occupa
del volontariato nella regione di Brjansk. Ovviamente con noi e Katja c’è
sempre Miša, un altro ragazzo che lavora a Novokemp e il nostro “salvatore” nei
momenti di fame che ci porta in macchina in paese a comprare cioccolato e
merendine.
È
un’esperienza difficile da descrivere per chi non l’ha vissuta, non
dimenticherò mai le serate a suonare la chitarra e mangiare šašlyki (tipici spiedini russi), e
quanto ci siamo affezionate ai bambini che ti corrono incontro e ti
abbracciano, ai loro sorrisi, al giorno della loro partenza quando noi eravamo
in mensa a fare colazione e all’improvviso sono arrivati a stritolarci tutte
dicendo che gli saremmo mancate facendoci venire i lacrimoni, a “mama Katja”, a
tutti gli animatori, ad Andrej che ci ha ospitate, all’abituarsi al cibo della
mensa, a tutti i tè e biscotti che ci hanno offerto, al semplice trascorrere
delle giornate con quell’atmosfera che solo a Novokemp si può trovare, allo
smarrimento iniziale e al magone che ti assale il giorno della partenza perché
hai conosciuto delle persone meravigliose in un posto stupendo e surreale che
sembra essere fuori dal mondo.
Tutto questo e molto altro è Novokemp
perché come ci dicevano sempre “это жизнь в России”
(questa è la vita in Russia).
Giada Sanseverino (22 anni)
Università Statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale
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