Novokemp, luglio 2017
Ho cancellato tantissime volte l'inizio di
questo resoconto, ogni volta con un pensiero fisso in mente: “non so nemmeno da
dove iniziare!”. Come posso riassumere in poche righe tutte le emozioni che ho
vissuto in 3 settimane? Mi sembra impossibile ma ci proverò.
Siamo partite in 5, a metà luglio, dopo mesi
di discussioni e programmazione del viaggio, e quando siamo arrivate in
aeroporto ancora non ci credevamo: la nostra prima tappa sarebbe stata Mosca!
Due giorni dopo aver visitato la città, abbiamo preso il treno notturno per
Novokemp. È stato proprio questo treno a farmi gustare un assaggio della vera
atmosfera russa che a Mosca, con tanti altri turisti, ho fatto fatica a
percepire. Siamo arrivate a destinazione al mattino presto, un bel po’
disorientate. Ci hanno portate al campo e abbiamo fatto le prime conoscenze: la
nostra mamma russa sarebbe stata Lena e già eravamo contente di avere una prima
figura di riferimento. Ci hanno offerto subito un caffè e spiegato qualcosa
riguardo al campo. Quel primo caffè che ho preso è stato il peggiore della mia
vita, ricordo che non sapeva neanche lontanamente di caffeina, ma se potessi
tornare lo riprenderei mille volte e altre mille volte rifarei quel viaggio in
treno, seppur non comodissimo. Perché Novokemp era ancora tutto da scoprire e
ancora non sapevo che me ne sarei innamorata.
Durante il primo giorno ci hanno fatto
visitare il campo e spiegato cosa avremmo fatto in quei 20 giorni. Il giorno
seguente sono arrivati i bambini e il giorno dopo ancora abbiamo iniziato a
tenere da sole i laboratori. Da questo momento in poi tutti i giorni e gli
eventi si sono susseguiti con una rapidità che non pensavo possibile, molte
volte non sapevo nemmeno che data fosse o da quanto tempo ci trovavamo lì, mi
sembrava di essere arrivata il giorno prima e invece erano già passate una o
due settimane.
Le giornate si susseguivano più o meno nello
stesso modo a parte alcune eccezioni. I laboratori iniziavano alle 10.30 del
mattino e ognuno di noi aveva preparato qualcosa: lezioni di italiano, arabo,
giapponese e un laboratorio artistico. Al pomeriggio invece c'era sempre un gioco
organizzato, curato nei minimi dettagli: costumi, trucco, scenario. Ogni volta
c’era qualcosa di nuovo da scoprire e da fare/organizzare, le attività di
Novokemp non smettevano mai di stupirmi! Ci sono state anche alcune giornate a
tema come la giornata degli indiani oppure la giornata a tema “Il Signore degli
Anelli”, in entrambi i casi sono rimasta colpita dalla continua creatività con
cui venivano organizzati i giochi.
Anche le attività serali erano super
organizzate, a volte c’era la discoteca, a volte concerti/spettacoli in cui
ogni gruppo di bambini e animatori inclusi avrebbero fatto un siparietto. Una
volta c’è stata la sfilata di moda e addirittura, nella giornata del Signore
degli Anelli, come conclusione della giornata, abbiamo acceso un falò per
“distruggere” l’anello!
Non ero pronta psicologicamente a preparare
degli spettacoli, spesso provavamo un balletto con gli altri animatori il
pomeriggio stesso dello spettacolo e mi sembrava un’impresa impossibile, ad
esempio, imparare un intero ballo qualche ora prima dello spettacolo e facendo
solo 2-3 prove. Ma alla fine ho scoperto che non era impossibile. Forse è anche
questo che mi è piaciuto del campo, ho avuto la possibilità di provare a fare
cose che non credevo fossero possibili e che probabilmente da sola non avrei
mai fatto. Come ad esempio quella serata durante la quale io e le altre ragazze
italiane abbiamo cantato “La Canzone del Sole” di Battisti, da sole, davanti a
tutto il campo e, successivamente, abbiamo replicato davanti ai genitori dei
bambini durante la giornata dei genitori. Se prima di partire mi avessero detto
che avrei cantato a uno spettacolo davanti a 200 e più persone probabilmente
non ci avrei creduto!
Un’altra cosa che sicuramente mi ha colpita
di questa esperienza è la semplicità con la quale avveniva il tutto, non era
necessario avere chissà quali competenze particolari perché non era richiesto
nulla a nessuno ma ognuno poteva partecipare e rendersi utile nel modo e nella
misura che preferiva. L’organizzazione della giornata veniva decisa durante la
“planërka” ovvero la riunione che si
teneva tutte le sere e a volte anche dopo pranzo, prima dei giochi.
Il momento dei pasti era anch’esso un momento
in cui poter gustare una cultura diversa dalla nostra: non era visto come un
momento di relax e di ritrovo come avviene da noi, ma avevamo quasi sempre solo
15-20 minuti per mangiare e i primi giorni, mentre ce la prendevamo con comodo,
tutti gli altri finivano molto prima di noi! Siamo riuscite comunque ad
abituarci ai loro ritmi, anche se spesso ci siamo ritrovate alla riunione post
pranzo con ancora il cibo sullo stomaco. Ricorderò sempre il boršč (minestra a base di barbabietole)
che preparavano a pranzo e ricorderò, meno felicemente, i tantissimi piatti a
base di patate. Tutto sommato comunque la cucina per me non è stato un
ostacolo, ci si deve però adattare a un menù semplice e ripetitivo, dato che
gli stessi piatti sono stati proposti per tutte e 3 le settimane, ma non è
nulla di impossibile. Alcune notti ci siamo divertite anche a cucinare alcuni
piatti italiani per gli altri animatori, abbiamo cucinato la pizza, la pasta al
sugo e il risotto. Oltre che esserci divertite noi, è stato comunque un gesto
apprezzato dato che anche loro spesso cucinavano per noi piatti tipici russi
(tutto dopo che i bambini erano andati a letto). Non dimenticherò mai quelle
serate intorno al fuoco a base di šašlyki (spiedini russi).
Anna Verani - 21 anni
Università Statale di Milano
Mediazione linguistica e culturale
Nessun commento:
Posta un commento