A più di trent’anni dalla catastrofe nucleare che l’ha resa famosa, la Zona di esclusione di Chernobyl è oggi meta di turismo estremo,
che non raggiunge ancora quello di massa, ma poco ci manca. Una
destinazione insolita, per non dire pericolosa, considerando la radioattività che continua ad avvolgere la Zona. Eppure la vita in queste città-fantasma continua.
Quando il lavoro non manca
Il territorio, un’area di trenta chilometri che circonda la centrale nucleare conosciuta come la “Zona di esclusione”
(o semplicemente “Zona”), è contaminato in modo diseguale. Punti di
massima contaminazione sono stati determinati non solo dal vento, che ha
trasportato la polvere radioattiva, ma anche dai numerosi interramenti
di vario materiale e attrezzature utilizzate dai liquidatori. Una delle località più colpite è la Foresta Rossa, un bosco di pini che in seguito alle radiazioni diventò appunto rosso e in cui, ancora oggi, il livello di radioattività supera la norma di sicurezza.
Le autorità preposte alla Zona fanno molta attenzione nel proteggere
questi punti da turisti e cacciatori di rottami, ma ammettono che molti
di questi luoghi rimangono non mappati e ancora sconosciuti.
La Zona di esclusione è tuttavia controllata da un corpo speciale della
polizia locale, creato appositamente dal Ministero degli Interni
ucraino, che ne sorveglia sia i confini interni che quelli con la
Bielorussia.
Data: 13.11.2017
Fonte: www.eastjournal.net
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