Cernobyl rischia di diventare il luogo di una nuova catastrofe ecologica. L’attuale sarcofago di protezione sopra il quarto reattore della centrale si trova sull’orlo del crollo e per costruirne uno nuovo non bastano le risorse.
Il 2011 è stato annunciano in Ucraina come l’anno della risoluzione dei problemi di Cernobyl. A settembre 2010 in un’intervista a dei giornalisti americani il presidente Viktor Janukovič ha sottolineato come il 25° anniversario di Cernobyl sia una data tragica per tutto il mondo e che l’Ucraina è obbligata non solo a tirare le somme di quello che è successo ma anche a rendere il territorio di Cernobyl quanto meno pericoloso possibile.
Ma proprio riguardo a quest’ultimo punto, a giudicare da tutto, Janukovič ha dei problemi. Sempre nel settembre del 2010 a Cernobyl è iniziata la posa delle fondamenta del nuovo sarcofago sopra il quarto reattore distrutto. Esso dovrebbe ricoprire l’attuale sarcofago, che venne di fatto innalzato di tutta fretta subito dopo la terribile avaria.
La costruzione per il momento rappresenta l’unico schermo protettivo in grado di preservare i territori circostanti da una contaminazione radioattiva ancora maggiore, ma si trova in uno stato estremamente penoso. Oggi dal crollo lo salvano solamente dei sostegni aggiuntivi e delle travi ausiliarie. È evidente come la necessità di un nuovo, più solido e più duraturo impianto sia una questione non soltanto ucraina ma che riguarda la sicurezza ecologica di tutta l’Europa.
E l’Europa pare essere d’accordo. Il progetto per la costruzione del nuovo sarcofago è curato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, mentre il finanziamento dei lavori si sono impegnati ad accollarselo alcuni stati. Ma nonostante l’amore degli europei per la risoluzione dei problemi ecologici e della sicurezza, non appena sono venuti fuori i reali investimenti necessari il loro entusiasmo è prevedibilmente scemato.
Attualmente degli 1,6 miliardi di euro, somma per cui è stato stimato il progetto, si è riusciti a raccoglierne soltanto 860 milioni. E questo nonostante le promesse fatte sotto giuramento dai leader dei paesi in alcune conferenze del G8. Appare come minimo curioso un altro dettaglio: la Russia, la quale giuridicamente è l’erede dell’URSS e, in teoria, dovrebbe giocare il ruolo più attivo nelle iniziative per il recupero della zona di Cernobyl, in quanto a entità dei finanziamenti per la costruzione del nuovo sarcofago occupa solamente il decimo posto.
Le speranze più serie per risolvere la questione finanziaria del progetto Kiev le ripone nella prossima conferenza internazionale per la valutazione dei risultati dell’opera di recupero della regione di Cernobyl. L’idea di svolgere questo forum è stata spinta lo scorso anno da Ucraina, Russia e Bielorussia.
La preparazione a essa è già iniziata, il presidente Janukovič durante una visita ufficiale in Giappone si è rivolto con una richiesta all’imperatore Akihito: «Noi chiediamo alla comunità internazionale, compreso il Giappone, di aiutarci nella costruzione del nuovo sarcofago sopra il quarto reattore per prevenire un’eventuale nuova diffusione delle radiazioni».
Il presidente ucraino conta non tanto sull’aiuto finanziario, quanto sulla voce autorevole del Giappone riguardo alle questioni atomiche. Il paese che ha subito esplosioni atomiche sulle proprie città e che ora occupa il terzo posto al mondo per il numero di centrali nucleari è probabile che intercederà a favore di una rapida soluzione del problema del quarto reattore di Cernobyl e che venga ascoltato dagli altri paesi.