Reportage dalla regione di Brjansk
Mercoledì 18 agosto 2010 un gruppo di giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni ambientaliste hanno visitato la regione di Brjansk assieme ai rappresentanti del Ministero delle Emergenze.
O meglio, tutto ha avuto inizio ancora il 17, quando all’indirizzo di “Ekozaščita” (Ekodifesa) è giunta una lettera estremamente aggressiva del Ministero delle Emergenze. La lettera iniziava con accesi rimproveri e terminava con l’invito a volare nei boschi contaminati dalla radioattività per convincersi di persona di quale sia la situazione sul posto.
Ricordo che, in seguito alla richiesta di venerdì – amplificata dai mass-media russi – del ministro Šojgu di individuare da dove si diffondessero le “voci” sugli incendi nei boschi radioattivi della regione di Brjansk, è stato chiuso il sito dell’organizzazione statale “Rosleszaščita” (Ente russo per la tutela forestale). E proprio su questo sito il 6 agosto erano stati pubblicati i dati ufficiali sugli incendi nelle regioni della Federazione Russa in parte contaminate dalle radiazioni, nonché le raccomandazioni per le autorità regionali riguardo a come informare e tutelare la popolazione. A rendere la situazione particolarmente piccante è il fatto che poco prima di questi avvenimenti era stato lo stesso Sergej Šojgu a mettere in guardia sul pericolo dell’insorgere di incendi nei territori contaminati. “Ekozaščita” ha sottoposto le lacunose iniziative di Šojgu a una dura critica, invitando a non far tacere l’informazione, ma al contrario a concentrare gli sforzi per dare un’informazione completa ai cittadini russi. Parallelamente, le iniziative di Šojgu sono state sottoposte a critica anche da Greenpeace Russia. La risonanza sui mass-media dopo la chiusura del sito che aveva pubblicato dati assolutamente veritieri (in parte un po’ “filtrati”) sugli incendi è stata così grande che il ministro Šojgu non ha potuto ignorarla. Dalle dichiarazioni dei collaboratori del ministero che il 18 ci hanno accompagnato è divenuto evidente che è stato il ministro in persona a dare l’ordine di organizzare la spedizione, essendo estremamente infastidito dalle affermazioni delle organizzazioni ambientaliste. Alla fine quali rappresentanti delle organizzazioni ambientalisti eravamo in tre: io e Alisa Nikulina per “Ekozaščita” e Ivan Blokov per Greenpeace Russia.
Il modo in cui siamo stati invitati, è tutta una storia a parte. Se a “Ekozaščita” è per lo meno arrivata una lettera con l’invito velata d’aggressività, a Greenpeace non abbiamo ricevuto alcuna lettera. Dopo pranzo del 18 una signora, presentatasi come la vicedirettrice della direzione del Ministero delle Emergenze, chissà perché mi ha chiamato per domandarmi se non sapessi qualcosa delle reazioni di Greenpeace. Al servizio stampa del ministero in compenso non hanno saputo rispondere ad alcuna domanda riguardante la spedizione. Nessuno ha saputo rispondere alla domanda, in quale provincia della regione di Brjansk saremmo esattamente andati. L’unica cosa che siamo riusciti a cavare dalla parte invitante è stata la promessa che nella spedizione sarebbe stato invitato il maggior esperto in materia, la deputata della Duma regionale di Brjansk Ljudmila Komogorceva, che si occupa delle questioni della contaminazione radioattiva da 20 anni.
Il 18 mattino ho infine compreso il perché nessuno poteva rispondere ad alcuna nostra domanda. Arrivati all’aeroporto militare di Žukovo, presso Mosca, siamo stati costretti a un aperto battibecco con i rappresentanti del Ministero delle Emergenze: il direttore del centro “Anticalamità” e un generale dell’aviazione, mandati dal ministro Šojgu per pilotare l’elicottero con giornalisti e ambientalisti. Avvicinandosi all’elicottero, il direttore del centro “Anticalamità” del Ministero delle Emergenze Vladislav Bolov in tono piuttosto emozionato ha iniziato a chiederci dove dovessimo volare. Quando è stato fatto notare che era stato il Ministero a invitarci alla spedizione per mostrarci (così era stato detto alla vigilia) come lavorano i suoi laboratori nella regione di Brjansk, nonché per vedere i boschi radioattivi che erano bruciati in precedenza, il generale dell’aviazione ha tuonato questa frase capolavoro: «Il ministro mi ha dato queste istruzioni: sono stati loro a sollevare il polverone, bene, adesso ci mostrino dove volare». Allora mi sono ricordato di come alla vigilia avevo cercato di capire in quale provincia saremmo andati (soltanto per capire se saremmo riusciti o meno a visitare i territori contaminati) e quale fosse il programma della spedizione. Tutte le persone del ministero con cui ho parlato avevano detto che loro non lo sapevano e che ce l’avrebbero detto prima del volo. Tra l’altro, il giornalista di “Bloomberg”, testimone del battibecco all’aeroporto, ha riferito che sull’invito per i mass-media c’era scritto che gli ecologisti avrebbero indicato dove bisognasse volare. Tenendo conto che giornalisti ed ecologisti sono stati invitati dallo stesso servizio stampa praticamente in contemporanea, se ne deduce che a noi sono state nascoste intenzionalmente le informazioni sulla spedizione e sul nostro ruolo nella determinazione del percorso. Davvero nella speranza elementare che noi non saremmo stati preparati e non avremmo saputo nominare i luoghi concreti dove andare? Forse, io vedo complotti là dove non ci sono, ma il 18 mattina intorno all’elicottero ho compreso con tutta chiarezza che gli organizzatori della spedizione avevano tentato di allestire una scenetta davanti ai giornalisti per dimostrare che evidentemente gli ecologisti non dispongono di alcuna informazione e che tutte le nostre dichiarazioni sono discutibili. Per onor del vero, le mappe satellitari degli incendi in Russia aggiornate al 15 agosto le avevamo con noi. Inoltre, disponevamo di una più precisa fonte d’informazioni nella stessa Brjansk. Lo scontro verbale all’aeroporto tuttavia continuava, ma per una nuova questione. È venuto fuori che le promesse fatte in precedenza di prendere a bordo dell’elicottero la deputata Komogorceva e di visitare assieme a lei i luoghi degli incendi nei territori contaminati non erano state rispettate. Il fatto è che Ljudmila Komogorceva in agosto si era recata più volte nei territori contaminati con diversi gruppi televisivi e, con tutta evidenza, al momento conosceva la situazione meglio di tutti coloro che si erano radunati intorno all’elicottero del ministero. Il 17 pomeriggio, il servizio stampa del ministero aveva confermato di aver mandato un invito alla Komogorceva, la quale si sarebbe unita a noi a Brjansk. Il 18 mattino si è invece scoperto che nessuno l’aveva invitata. Nonostante i diversi tentativi di dissuasione, noi abbiamo insistito per prendere con noi l’esperta e per l’ennesima volta ci hanno promesso che la Komogorceva sarebbe stata presente tra le personalità ufficiali che avrebbero accolto l’elicottero. Più tardi si è saputo che la delegazione ufficiale di Brjansk era partita per l’aeroporto senza di lei. E soltanto grazie al fatto che noi le avevamo telefonato il mattino stesso prima della partenza, lei ha potuto raggiungere in tempo l’aeroporto di Brjansk e fare parte del gruppo ufficiale d’accoglienza.
Dopo un volo di due ore sul Mi-8 siamo atterrati a Brjansk. Su di noi era in avvicinamento una tempesta e il volo nella parte occidentale (quella contaminata) della regione risultava in forse. Siamo stati accolti dal vicegovernatore, dai dirigenti locali del Ministero delle Emergenze, dell’Ente forestale e da altri soggetti ufficiali. Con noi da Mosca oltre al generale dell’aviazione e al capo del centro “Anticalamità” era volato il rappresentante di “Rosgidromet” (Ente russo per l’idrometeorologia e il monitoraggio dell’ambiente). Al Ministero delle Emergenze avevano preso a pretesto il fatto che, oltre al loro ente, un costante monitoraggio della radioattività in diversi punti della regione di Brjansk è condotto dal Rosgidromet. Tra parentesi, le informazioni più interessanti sul monitoraggio radioattivo sono venute proprio da questa persona. Ma andiamo per ordine. Di volare nella parte occidentale della regione alla fine è stato consentito, la tempesta è passata di lato.
A Brjansk tutti i soggetti ufficiali si sono comportati correttamente e non hanno sprecato la chance di mostrare la loro apertura sulle informazioni, cosa che è risultata in evidente contrasto dopo le battaglie verbali mattutine. Anche i capi delle province, nelle quali in seguito ci siamo recati, si sono dimostrati aperti al dialogo.
Il primo posto che abbiamo visitato è stata una zona a nord della cittadina di Klincy. Durante il volo dall’elicottero si vedevano alcuni campi bruciati, che erano la conferma diretta della tesi sull’ancora presente rischio d’incendi. Siamo atterrati e in pullman ci siamo diretti verso un non grande appezzamento di bosco bruciato. Oltre alla Komogorceva con noi è volato il vicegovernatore, responsabile dei capi delle province. Sul pullman i capi delle province hanno fatto un resoconto in nostra presenza sulla situazione degli incendi. La sostanza dei resoconti era che in questa provincia si è riusciti a scongiurare grossi incendi ma che tuttavia più di una volta si sono verificati “locali fiammate” che sono stati spenti con prontezza. Arrivati all’appezzamento di bosco bruciato, i collaboratori del laboratorio del Ministero delle Emergenze, indossate a effetto delle tute bianche, hanno cominciato a effettuare rilevazioni della radioattività nel bosco bruciato; parallelamente ho fatto anch’io la stessa cosa con un dosimetro “Inspector radiation alert”. A un certo punto siamo diventati testimoni dell’ennesima “locale fiammata”. Circa a un chilometro da noi c’era una colonna di fumo che si alzava dal campo adiacente, sul quale, da quello che si poteva vedere, si trovavano biche di fieno ed erba seccata. Gli addetti del ministero l’hanno comunicato “a chi di dovere” e dopo 30-40 minuti di fumo non se ne vedeva più. Per quanto riguarda le rilevazioni della radioattività, i dati del Ministero delle Emergenze divergevano dai risultati del dosimetro Inspector di circa tre volte (in meno). Inoltre, come è si è scoperto, loro non rilevano l’attività alfa. Il capo del centro “Anticalamità” anche qui si è messo a contestare, nell’evidente speranza di proseguire la vendetta mattutina. Particolare attenzione nel suo discorso merita la tesi secondo cui non ha alcun senso misurare alcunché al di fuori del fondo gamma, perché tutto il resto non è pericoloso. Alla domanda se sia pericoloso ricevere nei polmoni ad esempio delle particelle alfa non è seguita una risposta coerente. Del resto, dopo Cernobyl la risposta a tale domanda è talmente evidente…
Quando, discorrendo con le personalità ufficiali di Brjansk, abbiamo sollevato il tema dello spostamento delle radiazioni in seguito agli incendi, abbiamo sentito dire che lo spostamento di particelle radioattive è ovviamente possibile. E questo corrisponde esattamente alle prime dichiarazioni delle organizzazioni ecologiste. A un certo punto dai locali abbiamo sentito anche il punto di vista secondo cui, se uno spostamento in conseguenza degli incendi c’è stato, con ogni probabilità non è andato in direzione delle regioni confinanti della Russia, ma in direzione delle vicine Bielorussia e Ucraina. Tenendo conto che il Ministero delle Emergenze rileva nella regione di Brjansk soltanto il fondo gamma in prossimità del terreno (i dati di simili rilevamenti dicono assai poco, come a pranzo mi a messo al corrente il radiologo locale ufficiale), non resta che indovinare. Non capivo sinceramente come si potessero fare affermazioni tanto ardite sul fatto che la situazione radioattiva è nella norma, come quelle fatte dal Ministero delle Emergenze, quando in sostanza per far questo non si hanno sufficienti informazioni.
Per avere risultati di una certa importanza bisognerebbe rilevare gli aerosol (il contenuto di particelle radioattive nell’aria), cosa per cui, con tutta evidenza, manca l’apparecchiatura necessaria. O se essa c’è, a noi per qualche motivo la tengono nascosta. Inoltre, non sarebbe male, oltre al fondo gamma, effettuare anche rilevazioni dell’attività alfa. È noto che la presenza di particelle alfa, le quali possono arrecare danni irreparabili alla salute della popolazione e dei pompieri, può non rivelarsi sul fondo gamma.
Tra l’altro, prima del volo da Brjansk a Mosca dai collaboratori del “Rosidromet” siamo venuti a sapere informazioni supplementari riguardo il monitoraggio della radioattività. In precedenza i collaboratori del Ministero delle Emergenze si erano appellati al fatto che nella regione di Brjansk viene condotto un monitoraggio costante della radioattività e che lo effettua il “Rosidromet” in diversi punti. Con nostra sorpresa è venuto fuori che i controlli da parte di questo ente erano stati effettuati solamente in un punto e, per giunta, i loro laboratori erano arrivati nella regione di Brjansk soltanto il 13-15 agosto. Cioè quando, secondo le parole dei rappresentanti del ministero, di grossi incendi nella regione non ce n’erano già più.
A questo modo, si delinea un quadro estremamente curioso: Quando, durante gli incendi, nella regione di Brjansk bisognava rilevare gli aerosol, questo non l’ha fatto nessuno. Per non parlare poi del fatto che le misurazioni prese in un unico punto sono, per dirla dolcemente, un po’ pochino. Ecco il triste quadro in cui la dichiarazione del Ministero delle Emergenze secondo cui nella regione di Brjansk non è insorto alcun problema con le radiazioni a causa degli incendi non è – a dir poco – fondata su alcunché.
Non è del tutto comprensibile il motivo, tuttavia gli organizzatori hanno deciso di portarci in un altro posto, non colpito dagli incendi ma con un elevato livello di radiazioni. Si tratta di un bosco non lontano da Novozybkov. Il dosimetro “Inspector” ha lì indicato un fondo gamma che supera quello naturale di circa 10-12 volte. Ho provato a chiedere alla Komogorceva quale fosse il motivo della visita di quel luogo, dal momento che non vi erano stati incendi. Secondo la deputata, in territorio contaminato ci sono posti assai più interessanti dove si possono vedere le conseguenze di incendi di maggiore portata, tuttavia i rappresentanti del Ministero delle Emergenze non ci hanno potuto portare, prendendo come pretesto la mancanza di tempo e la necessità di tornare a Mosca prima che facesse buio.
Tra le altre cose, trovandoci nel bosco fortemente radioattivo, di nuovo abbiamo iniziato una discussione con i rappresentanti delle autorità locali sul fatto che, in caso di grossi incendi, in questi boschi insorga immediatamente una gravissima minaccia radioattiva. E ci siamo convinti che i funzionari locali non solo sono pienamente d’accordo, ma che conoscono benissimo a quale catastrofe possono portare gli incendi nei territori radioattivi. Di fatto, nel corso di questa spedizione per la regione di Brjansk abbiamo avuto conferma di tutte le principali tesi che fino a ora avevano pubblicamente riferito le organizzazioni ecologiste. In aggiunta, la deputata Komogorceva ha raccontato che attualmente il volume dei boschi secchi (morti) contaminati dalle radiazioni nella regione di Brjansk è stimato in 1 milione di metri cubi. E che è necessario fare tutto il possibile affinché questi boschi secchi non prendano fuoco.
A Brjansk l’elicottero è tornato per far rifornimento prima della ripartenza per Mosca intorno alle 7 di sera. Durante l’avvicinamento in atterraggio a Brjansk, abbiamo visto del fumo che s’innalzava dal bosco. Per fortuna, questo incendio (o “fiammata”) non è in territorio contaminato, tuttavia è del tutto evidente che escludere la possibilità di incendi boschivi nella regione di Brjansk è per ora assolutamente impossibile. E questo vale anche per i territori contaminati, con tutti i rischi che ne conseguono.
Mentre aspettavamo il decollo da Brjansk, gli organizzatori della spedizione hanno tentato davanti alla telecamera di strapparci dei commenti, la sostanza dei quali si riassume nel fatto che durante la spedizione ci saremmo come convinti della completa trasparenza del Ministero delle Emergenze e che non ci sarebbero incendi. Evidentemente, secondo coloro che hanno avuto questa pensata, l’ammissione di trasparenza avrebbe in qualche modo dovuto far venire meno dal Ministero delle Emergenze l’accusa di limitazione d’accesso all’informazione, mossa dopo le dichiarazioni di Šojgu e la conseguente chiusura del sito di “Roslesozaščita”.
Per quel che concerne il tentativo di ricevere da noi una dichiarazione sull’assenza di incendi, mi pare che qui il calcolo sia stato il seguente. Dapprima le organizzazioni ecologiste avevano dichiarato che nella regione di Brjansk dalle immagini satellitari si vedevano incendi boschivi. La dichiarazione che d’incendi invece non ce ne fossero sarebbe come servita a smentire quello che era stato affermato in precedenza. (Del tipo «Be’, vi siete convinti alla fine?»). Che gli incendi a cominciare dalla metà di luglio ci siano stati (la statistica precisa degli incendi era stata riportata il 6 agosto sul sito poi chiuso di “Roslesozaščita”) è un fatto indiscutibile. È difficile capire come il fatto che il 18 agosto non ci fossero incendi boschivi di grossa portata smentisca le dichiarazioni che essi ci fossero stati prima e che potessero portare a uno spostamento di radiazioni. Sul fatto che lo spostamento di radiazioni sia possibile nessuno ha niente da obiettare.
Tutte queste cose sono quello che abbiamo tentato di spiegare nelle interviste rilasciate dopo la spedizione a “Vesti”, “Bloomberg” e “MK”. Che cosa scriveranno esattamente i giornalisti, noi ovviamente non lo sappiamo, speriamo però che ne scriveranno con obiettività.
Per finire, ecco quello che vorrei dire. Senza dubbio, alla regione di Brjansk è andata molto bene. In particolar modo se confrontiamo la sua situazione con il disastro che si è verificato e ancora si verifica nella Russia centrale. Tuttavia, di fronte all’insorgere di una ventina di incendi seri, le risorse non bastano per mantenere la situazione sotto controllo. Forse le tristi conseguenze della dissoluzione dell’Ente forestale non sono così visibili come nella zona di Mosca o nella regione di Rjazan’. Ma a vedere i fatti la situazione in sostanza non si distingue di molto dalle altre regioni della Russia. E la causa di questo – come ritengono in molti – è il Codice forestale. E, naturalmente, l’assenza da parte delle autorità federali delle risorse necessarie per effettuare un controllo della radioattività nelle località fortemente contaminate colpisce in profondità dell’anima. Passi per altre zone, ma nella regione di Brjansk tale controllo dovrebbe essere di gran lunga migliore di quello che abbiamo potuto vedere.
Data: 19.08.2010
Fonte: www.bellona.ru
Autore: Vladimir Slivjak
Traduzione: S.F.
Link al pdf dell'articolo: Il ministero delle Emergenze, la stampa e gli ecologisti nel bosco radioattivo
Link all'articolo originale: МЧС, пресса и экологи в радиоактивном лесу
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