Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

28/05/12

DOPO L'INCIDENTE DI CERNOBYL ERA PROIBITO PORTAR VIA ANCHE I BAMBINI

Dopo l’incidente alla centrale nucleare, agli abitanti della provincia di Cernobyl venne vietato di abbandonare le proprie case.

Lo ha raccontato Michail Chruščenko – presidente dell’organizzazione “Cernobyl d’Ucraina” di Brovary – al corrispondente di gazeta.ua. Al momento dell’incidente lui era presidente dell’azienda alimentare.

«Il secondo giorno dopo l’incidente nel soviet provinciale convocarono tutti i dirigenti. Dietro il tavolo sedevano dei tipi ben messi, prestanti, con gli ordini da generale. Dissero: “Ragazzi, non voglia Dio che vi mettiate a scappare o a portar fuori della zona di Cernobyl i vostri figli e parenti. Questo verrà considerato come diserzione in tempo di guerra”».


«Allora mia figlia maggiore aveva 7 anni, la minore 2. Le portai via da Cernobyl il 5 maggio. Le portai a Buča da mio fratello. Le mie figlie oggi si ammalano di continuo, soffrono di mal di testa e di stomaco. Ma non hanno diritto ad alcun sussidio. Quando ci ritroviamo insieme, il primo brindisi lo rivolgo a loro. Dico: “Figlie, scusatemi di avervi trattenuto per 10 giorni a Cernobyl”» – ha aggiunto Chruščenko.

Egli ha inoltre raccontato che la produzione dell’azienda alimentare – pesce e salame – il 29 aprile la mandarono a Skvir.

«Dopo l’esplosione i reparti del pesce e del salame vennero chiusi. Il secondo giorno telefonarono i capi della provincia. Comunicarono che sarebbero venuti a prendere la produzione. Caricarono due macchine di carne, una di salame e una di pesce. Tutta la produzione venne trasportata a Skvir».

«Il reparto bibite invece continuò a funzionare. Nelle bottiglie versavano l’acqua minerale e la mandavano a Pripjat’. Lavoravamo, temendo che il governo avrebbe fatto di noi dei disertori» – ha aggiunto Michail Chruščenko.

Poi ha raccontato che tutti gli anni va nella zona di Cernobyl a visitare la tomba dei genitori. L’ultima volta c’è stato lo scorso week-end.

«Questa volta c’erano un centinaio di persone, prima ne venivano anche 200-300. La casa dei miei genitori sta ancora in piedi. L’ultima volta vi sono entrato l’anno scorso. La casa si sta abbassando, la testa s’imbatte nel soffitto. Nei campi sono cresciuti alberi enormi. Crescono addirittura dentro le case, dopo aver sfondato il tetto e le pareti.»

«È penoso guardare tutto questo. Dopo le visite a Cernobyl per tre giorni bevo vodka. Mi chiudo in casa, guardo dalla finestra e dormo. Il terzo giorno la smetto.» […]

Data: 26.04.2012
Fonte: www.gazeta.ua
Autore: Svetlana Korženko
Traduzione: S.F.

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