Quest’anno sono andata per la prima volta a Novokemp, al
terzo turno. Non ero mai stata prima in un campo del genere e per questo
Novokemp era per me una novità.
A fare questo viaggio mi hanno invogliato le mie compagne
di scuola, che dicevano bene di questo campo.
E dunque, giunto il “giorno X”, ho salutato i miei
genitori e sono partita. Ero contenta che la strada non fosse tanto lunga. Però
ero un po’ presa dal panico: che cosa mi avrebbe aspettato là per i prossimi 21
giorni?
All’arrivo siamo stati accolti calorosamente dagli
organizzatori.
Nel territorio del campo c’erano molti giochi divertenti
e questo mi ha sollevato l’umore e fatto passare il panico.
Poi ci hanno assegnato alle casette, io sono finita nella
numero sei.
Ero insieme alle mie coetanee, per questo mi sono subito
sentita bene. Abbiamo fatto un giro di perlustrazione. La mia prima impressione
è stata molto positiva.
Abbiamo fatto conoscenza con le nostre educatrici e con
gli altri bambini delle stanze vicine e mi sono sentita a mio agio.
Poi è arrivato il momento del pranzo in mensa. Non sono
rimasta delusa, ci hanno dato un buonissimo sfornato di patate. Qui mi piace.
Nei giorni successivi ci siamo abituati al ritmo
sostenuto del campo. Tutti i giorni ci divertivamo, facevamo nuove conoscenze e
ci preparavamo alla Giornata dei genitori.
E proprio in quel giorno abbiamo mostrato ai nostri
genitori l’unità della nostra “famigliola”.
Non vorrei poi dimenticarmi della “candela”, la riunione
serale che facevamo un giorno sì e uno no che ci riempiva di gioia per la sua
calorosa atmosfera.
Inoltre ho aperto un mio business nel “Gioco business”.
Ho consolidato le mie amicizie. E la stanza dell’orrore è stata ineguagliabile.
In tal modo posso dichiarare che Novokemp mi ha lasciato
solamente emozioni e ricordi positivi.
È stato veramente difficile
separarsi da tutti, ma io ho promesso che sarei tornata.
Perché Novokemp non è un posto dove venire una volta sola.
Kira Gulickaja (15 anni, villaggio di Vyškov)