Novokemp, 1° turno 2019 (06-26 giugno)
Quest’anno ho deciso di trascorrere parte
della mia estate a Novokemp, aderendo ad un progetto organizzato dalla mia
Università e dall’associazione Radimici. Insieme ad altre tre ragazze (Martina,
Giulia e Annyka) ho partecipato al primo turno, quello artistico, dal 6 al 26
giugno. Il motivo principale che ci aveva spinte a buttarci in questa avventura
era stata la volontà di migliorare la conoscenza della lingua russa; non
sapevamo che da questa esperienza avremmo imparato molto di più.
La prima cosa che abbiamo notato appena
arrivate al campo è stata la disponibilità con cui tutti ci hanno accolte, i
direttori, gli animatori, gli altri membri dello staff e, soprattutto, i
bambini. Potevamo contare su di loro per qualsiasi bisogno. Anche l’ostacolo
che ci sembrava più grande, la lingua, non è stato poi così insormontabile:
erano sempre pronti a rispiegarci, ci hanno sempre aiutate, accompagnate,
guidate, fatte sentire parte della loro “grande famiglia”.
Le giornate a Novokemp erano molto ben
organizzate, con tempi stabiliti per ogni attività. Il compito di noi
volontarie italiane era tenere dei corsi di circa un’ora e mezza ciascuno,
solitamente al mattino. Io ho tenuto insieme a Giulia il corso di pallavolo
(che ha riscosso molto successo, soprattutto tra i ragazzi) ed insieme ad
Annyka quello di ballo. Trascorrere del tempo con gli stessi bambini quasi ogni
giorno ha permesso di conoscersi sempre più e creare dei legami sempre forti
con alcuni di loro, i quali spesso venivano al corso apposta per stare con noi,
cosa che ci ha faceva immensamente piacere.
Dopo pranzo c’era la tichij čas, ovvero due ore di riposo, seguite nel pomeriggio da
vari giochi e attività o dalla preparazione dei numerosi spettacoli serali, che
personalmente mi sono piaciuti molto. Siamo state spesso chiamate ad esibirci
con balli e canzoni, sia con gli altri animatori sia noi quattro da sole, e ci
siamo divertite un mondo. Altra attività molto apprezzata era la discoteca,
dove ogni tanto vi era la possibilità di lasciare dei messaggi anonimi a
chiunque che venivano recapitati da un “postino”. Noi abbiamo scritto e
ricevuto molti messaggi dolcissimi, che terremo per sempre di ricordo.
Per concludere, ogni sera con animatori,
volontari e dirigenti ci riunivamo nella planërka,
per fare il resoconto della giornata e programmare la successiva. Se durante le
prime riunioni ci assaliva il panico perché non capivamo quasi nulla, a fine
percorso era quasi tutto comprensibile e riuscivamo ad interagire molto meglio.
Ogni tanto abbiamo “saltato” la planërka,
quando i bambini ci invitavano nelle loro casette per partecipare alla sveča (candela), il racconto della loro
giornata prima della buonanotte, rituale che mi piaceva tantissimo.
Vi erano anche alcuni giorni speciali, come
il giorno della Russia, il giorno internazionale, quello dei pirati e quello
dei Giochi Olimpici. Durante queste giornate, tutte le attività erano
incentrate su un particolare tema, tutti erano travestiti ed in genere si
preparava un piccolo spettacolo finale. Il mio preferito è stato il Giorno
della Russia, quando ho potuto indossare il costume tradizionale, imparare le
danze popolari ed assaggiare i bliny.
Un pomeriggio con tutte le semejki
(famigliole) siamo andati in gita sul fiume, dove si poteva fare il bagno,
provare la canoa e la moto d’acqua: un’esperienza fantastica!
Riguardo al clima, al cibo e all’alloggio ho
smentito molti pregiudizi che avevo prima di partire. Non abbiamo patito il
freddo, il tempo è sempre stato soleggiato e caldo. Ha piovuto solo due volte,
ma ciò non ha compromesso lo svolgimento delle attività. I pasti della mensa
non saranno stati squisiti, sicuramente diversi dalla cucina a cui siamo
abituati in Italia, ma tutto sommato erano buoni ed inoltre avevamo la
possibilità di rifornirci al supermercato del paese vicino ogni volta lo
chiedessimo. L’alloggio non sarà stato di lusso, ma nemmeno così spartano come
pensavo: ci siamo adattate subito senza troppi problemi.
Riassumerei questa esperienza come un
continuo mettersi in gioco, un continuo incontrarsi, creare legami e ricordi
che mi rimarranno nel cuore per sempre. Vi basti sapere che, nonostante io non
sia una ragazza dalla lacrima facile, al momento di salutare i bambini e i
nostri “compagni di viaggio” ho pianto come una fontana. Mai mi sarei aspettata
di provare emozioni così forti, tanto da non riuscire pienamente a spiegarle a
chi non le ha vissute. Per questo consiglio vivamente questa esperienza anche a
chi, come me, ha un po’ paura di buttarsi perché so che poi, come me, non ne
sarà deluso.
Grazie a tutti coloro che mi hanno permesso
di vivere questa indimenticabile avventura. So già dove sarò il prossimo
giugno.
Anna
Calvi
– 21 anni
Università
Statale di Milano
(sede
di Sesto San Giovanni)
Mediazione
linguistica e culturale
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