Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

08/09/16

CHERNOBYL. SCATTI DALL'INFERNO

Chernobyl. Scatti dall'inferno

Massimiliano Squillace

2011
156 pagine
Infinito Edizioni

“È difficile immaginare di essere così vicini al mostro. Chernobyl è una parola che fa tanta paura, è un nome proprio diventato sentimento comune, spavento. Vedere le foto, leggere la cronaca al dettaglio di chi ha sfidato la propria carne per raccontare, colpisce al cuore”. (Andrea Satta)

All’una e 26 minuti della notte del 26 aprile 1986 la centrale nucleare di Chernobyl, costituita da quattro reattori realizzati tra gli Anni ‘70 e ’80, esplode lanciando nell’atmosfera venti milioni di Curie di materiali radioattivi. La nube tossica raggiunge dapprima i Paesi scandinavi, poi il resto dell’Europa, con il governo ucraino che comunica solo con colpevole ritardo l’immane tragedia verificatasi a Pripyat, dove vivevano circa cinquantamila persone. Che cosa ne è, oggi, di Chernobyl?

“Tutto intorno a noi è foresta. La selva che stiamo attraversando nelle immediate vicinanze della centrale è chiamata Red Forest: era una pineta grande come una nostra media città, situata nell'area compresa in un raggio di dieci chilometri del sito nucleare di Chernobyl, che in seguito all’incidente subì un fallout radioattivo fino a 4,81 GBq/m² che la fece dapprima virare verso il colore rosso. quindi morire. Tuttavia, grazie all'assenza di qualsiasi attività umana l'area della foresta rossa è oggi diventata una vera e propria oasi ecologica e un rifugio unico per la fauna selvatica. 

Stiamo tagliando un deserto, un rigoglioso deserto verde. Un’enorme e tranquilla campagna dove la natura è esplosa negli anni. Ogni tanto incrociamo una strada, un piccolo paese. Le vie sono vuote, i vetri rotti, le case abbandonate. Tutto intorno a noi è disseminato di cartelli nell’erba che indicano un’elevata presenza di radiazioni”.

“Chernobyl. Scatti dall’inferno” è il racconto di un viaggio in un quasi dopoguerra nucleare. Decine di splendide foto e un testo scritto con uno stile rapido e asciutto, quasi radiofonico, documentano che cosa è rimasto di Cernobyl, e dei nostri peggiori incubi, cinque lustri dopo.

Con il patrocinio di Il Monferrato per Chernobyl, Progetto Chernobyl Mariano Comense, Amici dei bambini di Chernobyl Onlus.

(Dalla presentazione sul sito di Infinito Edizioni)

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