Autore: Carlo Spera
Tratto da:
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006
VALERIJ
Direttore del centro di riabilitazione infantile “Sidelniki” (Bielorussia)
Quando
eravamo alla centrale nucleare di Cernobyl abbiamo notato che il
personale non aveva protezioni. Di nessun tipo. Secondo lei, che è un
medico, chi lavora lì corre dei rischi?
Sì,
quelle persone corrono dei rischi. È molto pericoloso. In pratica si
guadagnano legalmente un tumore. Le radiazioni non si vedono, ma ti
distruggono dentro.
E allora perché accettano di lavorare in quel posto?
Ci
sono persone che per un po’ di soldi farebbero qualsiasi cosa. Tuttavia
un terzo del territorio della Bielorussia è stato colpito e oggi è
ancora contaminato. Il problema vero è che per un po’ di tempo dopo
l’esplosione c’è stata grande attenzione da parte dell’opinione pubblica
nazionale e mondiale, mentre adesso l’interesse è sfumato.
È il motivo che ci ha spinto a intraprendere questo lavoro.
Purtroppo
non sappiamo granché, e soprattutto che cosa succederà ai nostri
bambini. Intendo a livello genetico. La salute dei bimbi con i quali
vengo a contatto è molto precaria. Voglio dichiarare che la situazione è
critica. Il novanta percento dei bambini è malato.
Questa percentuale si riferisce ai bambini che entrano in contatto con lei?
No, si riferisce a tutti i bambini che vivono in zone contaminate.
Intervista di Carlo Spera
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