Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

28/09/16

VALERIJ - ВАЛЕРИЙ

Autore: Carlo Spera
Tratto da: 
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
VALERIJ

Direttore del centro di riabilitazione infantile “Sidelniki” (Bielorussia)

Quando eravamo alla centrale nucleare di Cernobyl abbiamo notato che il personale non aveva protezioni. Di nessun tipo. Secondo lei, che è un medico, chi lavora lì corre dei rischi?

Sì, quelle persone corrono dei rischi. È molto pericoloso. In pratica si guadagnano legalmente un tumore. Le radiazioni non si vedono, ma ti distruggono dentro.

E allora perché accettano di lavorare in quel posto?

Ci sono persone che per un po’ di soldi farebbero qualsiasi cosa. Tuttavia un terzo del territorio della Bielorussia è stato colpito e oggi è ancora contaminato. Il problema vero è che per un po’ di tempo dopo l’esplosione c’è stata grande attenzione da parte dell’opinione pubblica nazionale e mondiale, mentre adesso l’interesse è sfumato.

È il motivo che ci ha spinto a intraprendere questo lavoro.

Purtroppo non sappiamo granché, e soprattutto che cosa succederà ai nostri bambini. Intendo a livello genetico. La salute dei bimbi con i quali vengo a contatto è molto precaria. Voglio dichiarare che la situazione è critica. Il novanta percento dei bambini è malato.

Questa percentuale si riferisce ai bambini che entrano in contatto con lei?

No, si riferisce a tutti i bambini che vivono in zone contaminate.

Intervista di Carlo Spera

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