Disattivazione nucleare, ancora in ritardo in Lituania, Bulgaria e Slovacchia
L’attuazione dei programmi Ue di finanziamento istituiti per la disattivazione (decommissioning)
nucleare in Lituania, Bulgaria e Slovacchia non hanno creato gli
incentivi corretti per una disattivazione tempestiva ed economicamente
efficiente. In base a una nuova relazione della Corte dei conti europea,
il costo stimato della disattivazione dei reattori nucleari di prima
generazione di concezione sovietica tre Stati ammonterà almeno a 5,7
miliardi di euro, e potrebbe raddoppiare se si includono le spese di
smaltimento finale dei rifiuti ad alta attività.
Infatti, il deficit di finanziamento per la disattivazione in
Lituania è aumentato dall’ultimo audit della Corte e i costi ora
superano di 1,6 miliardi di euro i finanziamenti. I deficit di
finanziamento stimati da Bulgaria e Slovacchia ammontano,
rispettivamente, a 28 milioni di euro e 92 milioni di euro. Benché
spetti in ultima istanza ai tre Stati membri far sì che siano
disponibili risorse finanziarie adeguate tanto per la disattivazione
quanto per lo smaltimento finale, il cofinanziamento da essi assicurato
per i programmi Ue di disattivazione rimane molto limitato. La
Commissione non ha emanato orientamenti chiari sugli obblighi di
cofinanziamento. Il numero di effettivi è diminuito in tutte tre le
centrali rispetto a quando erano pienamente operative, ma una parte dei
fondi Ue viene usata a copertura dei costi del personale addetto al
mantenimento delle stesse in sicurezza. Nel 2011, la Commissione ha
indicato che non prevede alcuna proroga del sostegno finanziario dell’Ue
oltre il 2020.
Data: 26.09.2016
Fonte: www.greenreport.it
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