Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

03/10/16

«NOVOKEMP - LUGLIO 2016» - RACCONTO DI ELENA


Anche nel 2016, per il 5° anno consecutivo, tramite Legambiente 7 studentesse di russo dell'Università di Milano (Mediazione linguistica e culturale) sono state come volontarie al campo russo di Novokemp, nella zona non contaminata della regione di Brjansk, dove vanno a risanarsi i bambini di Cernobyl. Ecco qui il primo dei racconti delle ragazze.


NOVOKEMP - LUGLIO 2016

Come descrivere Novokemp in una pagina? Penso sia impossibile... A parole non si può dire ciò che ho provato, ciò che ho visto, quello che ho sentito in questo piccolo angolo di Russia, ma ci proverò.
Iniziamo con il viaggio in treno da Mosca a Uneča, treno notturno; ogni cuccetta dotata di quattro brandine, due sotto e due sopra e un tavolo. Materassi sui sedili: preparati il letto, metti le lenzuola, il tutto in due metri quadri con la mamma, la nonna e la bambina sotto di te che nel mentre hanno tirato fuori dalle borse cibo in quantità industriale degno di un cenone di natale. La cosa incredibile dei russi, l’ho imparata proprio in questa situazione, è la loro capacità di inserire la normalità, una cena o mettersi il pigiama (ebbene si, la gente si spogliava nel bel mezzo del vagone), nelle situazioni più assurde, per esempio su un treno. Io e le mie compagne di viaggio avevamo biscotti e acqua per cena, così la mamma con cui condividevamo la cuccetta ci ha offerto gentilmente cetrioli (non saranno una novità), una strana cosa bianca (caviale bianco?!?!) e del pane, dicendoci che dovevamo mangiare... al terzo invito, abbiamo messo da parte gli indugi e abbiamo favorito, mentre la signora elogiava il nostro essere dirette a Brjansk per far volontariato. Finito il cenone andiamo a letto: la brandina di sotto era abbastanza confortevole, quella sopra assolutamente no! Dalla branda al soffitto ci saranno stati all’incirca 30 cm, finestrino con lo spiffero ed ero anche vicino alla porta di uscita del vagone, quindi c’era un via vai infinito e dentro di me già pensavo: Elena, ci sarà da divertirsi!

Arriviamo a destinazione, sono le 6 del mattino, dormito poco o niente, siamo in attesa di qualcuno che ci venisse a recuperare sperando ci riconosca (tre ragazze spaesate che parlano una strana lingua, non penso fosse difficile) nonostante la previa comunicazione errata del numero del vagone. Ci vengono incontro un uomo e una donna, Andrej e la nostra cara e amata Katinka, che a braccia aperte e con un sorrisone accolgono queste tre povere italiane. Saliamo in macchina e iniziano le mille domande sul viaggio, su Mosca che avevamo visitato per qualche giorno, sull’università... tutto rigorosamente in russo! Non ero pronta, era troppo presto, loro lo hanno percepito quindi la conversazione è stata rapida e indolore.

Arriviamo al campo! Ci fanno vedere velocemente la casa degli ospiti e ci dicono di riposare, avremmo incontrato i bambini dopo pranzo. L’alloggio era confortevole: la nostra camera era nuova (hanno costruito un secondo piano con tre stanze da letto), e in generale la struttura era in buone condizioni e pulita. Ci fiondiamo a letto e dormiamo fino all’ora di pranzo e poi... ragazze, si inizia!

Il pomeriggio lo abbiamo passato a girovagare per il campo insieme alla nostra mamma russa Katia che ci illustrava tutti i vari edifici, ci presentava allo staff, ai vožatye, ovvero i responsabili delle semejki (letteralmente “famigliole”) ovvero i sette gruppi in cui erano suddivisi per età i bambini, ci hanno presentato al generale Sergej, perché avevamo anche un piccolo esercito di giovani soldati nel campo, i nostri amati Patrioti, che dormivano nel loro accampamento, composto da tende, distaccati dalle altre casette in cui dormivano gli altri bambini (vedi normalità- assurdità: bambini in divisa militare in un campo estivo). Descrivo rapidamente la struttura: casette dove dormivano i bambini, in ognuna di queste alloggiavano 20/25 bambini e due vožatye, zone comuni tra cui discoteca, mensa e casetta computer, piscina, docce, bagni... tutto era tenuto in perfette condizioni.

Le giornate si strutturavano all’incirca nello stesso modo: alla mattina c’erano le attività che i bambini potevano scegliere. Andava molto l’arte e la pittura. Mi sono stupita nel vedere così tanti bambini e bambine, seduti intorno ad un tavolo, con matite o pennelli in mano che dipingevano e coloravano insieme. Dopo le attività, tutti a lavarsi le mani e dritti in mensa! Gli ultimi ad arrivare erano sempre i Patrioti che facevano ogni giorno la loro entrata trionfale marciando. La cosa che mi stupiva ogni volta è la velocità con cui questi ragazzini mangiavano: si sedevano, iniziavano a mangiare, ma dopo soli cinque minuti uno dei grandi si alzava urlando: “ FINITOO!”, al che tutti prendevano il proprio piatto, pieno o vuoto che fosse, e lo portavano in cucina. Ogni giorno era una sorpresa con questi ragazzini! Mi alzavo ogni mattina pensando: “chissà cosa succederà oggi a Novokemp”.

Il pomeriggio era occupato dai giochi organizzati, uno più bello dell’altro. Quando dico organizzati, intendo pianificati nel minimo dettaglio: c’erano i costumi, avevamo un’infinità di strumenti per allestire le stazioni, ognuno era coinvolto, dal più grande al più piccolo... e i bambini (e non solo) si divertivano un mondo! La sera poi ci si riuniva per partecipare a serate tematiche (una sera abbiamo festeggiato Natale tutti insieme), oppure si andava a ballare in discoteca dove bambini di sei, sette anni si divertivano ballando la break dance.

Finita la serata c’erano le riunioni nelle quali un rappresentante di ogni famigliola e di ogni attività parlava della giornata trascorsa – problemi, consigli... – e si pianificava quella successiva. A queste riunioni partecipavamo anche noi e penso siano stati i momenti un po’ più complessi di tutta la vacanza: i ragazzi parlavano, giustamente, solo russo e molto velocemente, quindi delle volte ci era difficile capire di che cosa stessero parlando e poi delle volte erano estremamente lunghe. Alla riunione dovevamo intervenire anche noi. All’inizio era imbarazzante e complesso, ma alla fine siamo riuscite a gestire la situazione, raccontando la nostra giornata con frasi semplici e dirette. Tornati alla nostra casetta iniziava poi la vera festa! Tavole apparecchiate e griglia accesa! Si parlava, si cantava e si giocava fino all’alba assaporando la genuinità del popolo russo.

Ho provato a descrivere la mia esperienza, ma rileggendo lo scritto capisco di non aver trasmesso neanche un decimo delle emozioni provate... il rapporto instaurato coi bambini e con gli adulti, la loro semplicità nel darti una mano, l’attenzione alle regole, i sorrisi dei bambini e il loro affetto, le esercitazioni assurde dei Patrioti, la canzone “Felicità” cantata a gran voce davanti al generale, il giro in canoa sul fiume... questo e tante altre piccole cose che hanno fatto di questo mese in Russia un’esperienza indimenticabile. Devo anche dire che dal punto di vista linguistico è stato utilissimo: sono migliorata tanto nella parlata, ho imparato tanti vocaboli di uso quotidiano e modi di dire che a lezione non ti insegnano. Spero di riuscire a tornare, magari lavorando qualche mese per l’associazione, vediamo cosa riserverà il futuro.

Nel mentre vorrei ringraziarvi per l’opportunità che ci date, spero che tanti altri studenti partecipino l’anno prossimo perché è un’esperienza (quasi) di vita! Forse all’inizio risulterà difficile, ma dopo qualche giorno ti sembra di essere a casa, basta solo lasciarsi trasportare da queste persone meravigliose.

я люблю новокемп, новокемп I love you!

Elena Bisceglie

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