Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

18/11/16

NOVOKEMP 2016 VISTO DA GIULIA - AMICI (2ª PUNTATA)



AMICI
Elena, Jelena ed io siamo arrivate da circa una settimana a Novokemp, quando una mattina le porte delle due stanzette di fianco alla nostra non sono spalancate come d‘abitudine: sono arrivati i tedeschi.

Ci presentiamo nel pomeriggio. Jakob e Lea hanno diciassette anni, mentre Annika ventiquattro, come Elena. È la meno spaesata dei tre e sembra avere una gran confidenza con tutti, capiamo subito che non è la prima volta che mette piede al campo, come lei stessa ci dice più tardi. La nostra convivenza procede tranquilla, non senza divertenti equivoci linguistici: parliamo in inglese e io ne approfitto per sfoggiare un po‘ del mio tedesco impolverato, con risultati davvero komisch.

Tranne Annika, i ragazzi sanno solo due o tre parole di russo, dato di fatto che ci lascia perplesse fin da subito, e così ci improvvisiamo interpreti nelle serate passate a giocare a carte nel nostro spazio comune, occupato dallenorme divano in pelle che ospita battibecchi sulle regole e su presunte irregolarità nei turni. Nonostante le difficoltà, con i bimbi se la cavano magnificamente. Sveta, che sa benissimo il tedesco, traduce per loro in ogni occasione ed è una presenza costante e rassicurante.

Una giornata intera la passiamo a Novozybkov, per visitare la sede di Radimici.

Andrej fa da conducente per noi sei e le nostre Katja e Sveta, che chiacchierano amabilmente durante tutto il tragitto; mentre Elena ed io occupiamo la distanza che ci separa dalla destinazione guardando avidamente fuori dal finestrino, Jelena ascolta musica e i ragazzi dormono accoccolati negli ultimi posti. Se cè qualcosa che colpisce nel paesaggio di questa parte della Russia, è come la strada, che, immersa in boschi fittissimi, incontra di tanto in tanto un ruscello oppure un fiume, lasci improvvisamente posto ad ampie distese di pianeggiante verde che si perde in lontananza e di cui, proprio come se fosse un mare, ti riempi gli occhi senza capirne la fine.

Una volta arrivati, veniamo accolti da Anton e dalla moglie, che ci accompagnano allinterno delledificio dalle pareti colorate che ospita lassociazione responsabile dellorganizzazione di Novokemp.

Nonostante avessimo ricevuto in Italia uninfarinatura riguardo ad attività e progetti e nonostante ci avessero dato ulteriori informazioni al campo, è in questo momento che realizziamo davvero di cosa Radimici si occupa, e la sua importanza.

Oltre ad essere un vero e proprio punto di riferimento per la zona circostante, offre un aiuto concreto ai residenti, con unattenzione particolare ai bambini. Non solo propone corsi e doposcuola istruttivi, ma promuove anche campagne preventive, ad esempio indicando attraverso opuscoli e volantini ciò che si può mangiare e cosa è meglio evitare, vivendo in un luogo in cui le radiazioni sono ancora presenti nel terreno. Dal punto di vista strettamente medico, lassociazione svolge visite di routine e controlli (come il check-up della tiroide con un apposito macchinario) e cura eventuali problemi fisico-motori con un metodo basato soprattutto su una particolare ginnastica.

Uninfermiera che lavora presso lassociazione dalla fondazione ci spiega le difficoltà, economiche e non solo, che si incontrano nel percorso volto ad ottenere una formazione adeguata, ma che comunque non impediscono al personale di essere competente e capace; conclude la sua testimonianza con la storia fortunata ed esemplare di un bimbo che è riuscito a superare il suo disturbo dopo anni di cure presso la sede, e che ora è nellaltra stanza con una collega e sta praticando a sua volta quella specie di ginnastica che gli ha salvato la vita ad un piccolo paziente. Nel passare al piano di sopra, incontriamo i suoi genitori, in attesa fuori. Sono preoccupati, forse è solo la prima volta che mettono piede a Radimici e non sanno cosa aspettarsi, ma estremamente fiduciosi.

Quella stessa fiducia che illumina il viso di Pavel, presidente dellassociazione, mentre ci viene incontro e ci invita ad accomodarci per un tè tutti insieme. Attraverso il suo racconto, prende forma e consistenza ciò che sarebbe più comodo dimenticare, ciò che forse per la nostra generazione non è mai stato nemmeno pienamente reale: la catastrofe nucleare di Cernobyl.

Pavel, allora maestro di scuola, ricorda perfettamente come si siano sentiti soli, in quegli anni di nero capitalismo in cui ciò che importava era fare esperienza e Cernobyl diventò ben presto meta di volenterosi da ogni parte del mondo, che troppo spesso però perdevano interesse nel giro di pochissimo tempo. Dopo una lunga serie di esploratori e avventurieri che mettevano piede a Novozybkov per poi partirsene subito per il Polo Sud o per lAmerica Latina, lui e i suoi collaboratori, che si erano prefissati di fare qualcosa di konkretno (concetto molto amato dai russi), rimasero sorpresi e stupiti quando arrivò la proposta di un progetto serio da parte di un gruppo di giovani tedeschi. Che, tra gli altri, scopriamo essere i genitori di Lea!

Con le lacrime agli occhi, Pavel ricorda i momenti difficili, che da quel momento in poi sono condivisi, così come le soddisfazioni. I giovani tedeschi hanno mantenuto limpegno preso e, oltre alla presenza concreta, hanno fondato unassociazione in patria, Pro Ost, gemellata con Radimici, e continuano periodicamente a fornire sostegno materiale e non solo.

È impossibile non commuoversi, ed io, che capisco praticamente tutto anche grazie alla simultanea di Sveta, ribadisco alle ragazze le parti che più mi hanno colpita. Quando Pavel conclude, incrocio gli sguardi dei miei compagni di avventura, e tutti lo ringraziamo silenziosamente per averci regalato questa storia, la sua storia e di tanti altri, che ora è anche un po nostra.

Prima di lasciare la sede, passiamo una buon quarto dora a guardare le foto appese alle pareti, giocando a riconoscere i visi familiari. Ecco Katia circondata da uno dei gruppi dei suoi bambini, ecco Sveta giovanissima a Novokemp, ecco Galja, che abbiamo conosciuto al campo e che da anni collabora con lassociazione.

Dopo aver scattato una foto ricordo tutti insieme nel giardino, ci avviamo per una breve visita della città, arricchiti da una consapevolezza più o meno nuova, che ci sono legami che esistono al di là di qualsiasi barriera. 
                                                                                                          Giulia Moioli

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