Relazione
sul campo internazionale di volontariato di Legambiente di Brinzio (Va)
1-14 agosto 2016
Luogo. Questa volta il luogo di svolgimento del campo era il paesino di Brinzio, tra le montagne lombarde, poco lontano da Varese. Il posto di lavoro era invece il parco naturale del Campo dei Fiori. La permanenza era organizzata molto bene. Il nostro gruppo alloggiava nell’edificio della scuola locale. Le condizioni di vita erano buone, a livello standard dei campi di volontariato: brandine, materassi, cuscini, si dormiva bene e comodamente. Certo, era consigliabile ricordare subito ai propri vicini di chiudere le finestre, altrimenti ci si poteva ammalare, in quanto le notti a Brinzio sono fredde. Di giorno invece in agosto il clima è ideale: 25-30 gradi, sole, rare piogge, leggermente ventilato. La doccia era in comune per maschi e femmine, ma con le cabine separate, vale a dire nessun problema di privacy. Si mangiava molto bene, c’erano molta varietà di piatti locali, anche con la carne, cosa che influisce positivamente sul morale dei volontari!
L’organizzazione
del lavoro era buona: i compiti da svolgere erano diversi e
proporzionati alle forze dei volontari, anche di quelli meno robusti. Per raggiungere
il luogo di lavoro c’erano a disposizione delle mountain bike oppure ci
portavano i volontari locali con le loro macchine. Ci venivano forniti gli attrezzi,
i guanti, la maglietta da lavoro, in generale era previsto tutto, anche per i
volontari meno preparati. Per quanto concerne gli aspetti negativi, erano solo
alcuni piccoli dettagli, anche perché le eventuali mancanze le si poteva
risolvere con il camp leader. L’unica cosa è che forse è stato mal calcolato il
rifornimento di acqua: lavorando al sole lontano da fonti d’acqua, di norma
avevamo soltanto 9 litri per 20 persone... un po’ poco per 4-6 ore di lavoro.
Certo, ci portavamo anche la nostra acqua, ma tenendo conto che dovevamo andare
in salita in montagna con gli zaini, facevamo un po’ fatica. È forse questo
l’unico momento che ricordo come negativo.
Il programma ambientale era piuttosto intenso. In generale, la maggior parte del nostro lavoro prevedeva in una certa misura l’interazione con la natura del parco: pulizia dei sentieri montani da tutto quello che ne impedisse il passaggio. C’erano però anche altri momenti: molto tempo è stato dedicato al parco naturale, agli animali selvatici e alla flora della riserva. Abbiamo fatto varie gite nei luoghi dell’habitat, ad esempio, dei cervi, i quali sono molto diffusi nel territorio di questo parco naturale.
Il gruppo dei
volontari questa volta era piuttosto variegato: non c’erano più di 3 rappresentanti
dello stesso paese, cosa che va benissimo in un gruppo di 14 volontari. La
comunicazione avveniva in inglese, che era parlato bene da tutti i membri del
nostro gruppo. Per me questo è stato un aspetto positivo, soprattutto rispetto
alla mia esperienza in un altro campo dello scorso anno, dove riguardi alla
lingua avevo avuto maggiori problemi, in quanto il gruppo di volontari era
costituito per il 70% da ragazzi del posto, cioè italiani, che per lo più
parlavano la loro lingua che io, purtroppo, non conosco. Il gruppo si è molto
unito durante il campo, tutti ci siamo fatti nuovi amici, con alcuni dei quali
continuiamo tuttora a scriverci, a due mesi ormai dalla fine del campo. C’erano
delle persone stupende, con le quali è stato bello passare il tempo, sia
durante il lavoro che quello libero.
Il rapporto con gli
organizzatori italiani è stato costruttivo, direi positivo. Si chiamavano Valentina e
Valentino (sì, c’è stata qualche difficoltà legata alla somiglianza dei nomi,
ma, ahimè, c’era poco da fare!), membri del locale circolo di Legambiente.
Valentina era la leader principale del campo e svolgeva bene i suoi compiti. Ci
veniva sempre messo a disposizione tutto il necessario, col cibo non c’è stato
alcun problema e l’orario organizzativo del campo era adeguato alle esigenze
dei volontari... Valentino era invece il leader per quel che riguardava il
lavoro, e lavorare con lui era sempre interessante, produttivo e divertente,
tenendo anche conto della sua grande conoscenza del territorio, della vicinanza
con i volontari per età e per visione delle cose.
Le cose che mi sono piaciute di più:
1.
Certamente il luogo di svolgimento del campo. È stato piacevole in un certo
senso uscire per un po’ dalla civiltà, lavorare in posti dove intorno a te
c’era praticamente solo la natura selvatica, tenendo anche conto della sua
bellezza!...
2. La squadra del
campo, sia il gruppo dei volontari, sia quello dei “padroni di casa” italiani.
Ovvio, in un certo senso è dipeso dalla sorte, in ogni caso si è formato un
collettivo di volontari molto piacevole, sia da parte italiana che da quella
internazionale, e si è venuta a creare una buona atmosfera di lavoro e di
socialità.
3.
Il cibo. Venire in Italia e non entusiasmarsi della cucina locale è un sacrilegio.
Le cose che mi sono piaciute di meno:
1.
La situazione con l’acqua. Sono d’accordo che si tratti di
un dettaglio, ma di un dettaglio spiacevole quando si lavora per molto tempo
sotto il sole cocente.
2.
Non comprate una sim card Wind se andate a Brinzio! Sono
rimasto molto deluso quando sono venuto a sapere che si tratta dell’unico operatore
che non ha alcuna copertura in questa zona.
Come trasmettere
quest’esperienza nelle attività locali della mia organizzazione in Russia, nella regione di
Brjansk? Si potrebbe pensare di organizzare questo tipo di campi di
volontariato anche nella nostra regione. In realtà uno scambio di volontari
internazionali lo stiamo già facendo a Novokemp, ma magari si potrebbero
pensare a delle iniziative specifiche per la salvaguardia dei boschi e degli
animali della zona di Cernobyl, in collaborazione con le amministrazioni
provinciali o regionali con la partecipazione di volontari internazionali.
Oleg Vdovičenko
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