Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

23/11/16

RELAZIONE SUL CAMPO DI VOLONTARIATO DI BRINZIO (VA) - OLEG



Relazione sul campo internazionale di volontariato di Legambiente di Brinzio (Va)
1-14 agosto 2016

Luogo. Questa volta il luogo di svolgimento del campo era il paesino di Brinzio, tra le montagne lombarde, poco lontano da Varese. Il posto di lavoro era invece il parco naturale del Campo dei Fiori. La permanenza era organizzata molto bene. Il nostro gruppo alloggiava nell’edificio della scuola locale. Le condizioni di vita erano buone, a livello standard dei campi di volontariato: brandine, materassi, cuscini, si dormiva bene e comodamente. Certo, era consigliabile ricordare subito ai propri vicini di chiudere le finestre, altrimenti ci si poteva ammalare, in quanto le notti a Brinzio sono fredde. Di giorno invece in agosto il clima è ideale: 25-30 gradi, sole, rare piogge, leggermente ventilato. La doccia era in comune per maschi e femmine, ma con le cabine separate, vale a dire nessun problema di privacy. Si mangiava molto bene, c’erano molta varietà di piatti locali, anche con la carne, cosa che influisce positivamente sul morale dei volontari!

L’organizzazione del lavoro era buona: i compiti da svolgere erano diversi e proporzionati alle forze dei volontari, anche di quelli meno robusti. Per raggiungere il luogo di lavoro c’erano a disposizione delle mountain bike oppure ci portavano i volontari locali con le loro macchine. Ci venivano forniti gli attrezzi, i guanti, la maglietta da lavoro, in generale era previsto tutto, anche per i volontari meno preparati. Per quanto concerne gli aspetti negativi, erano solo alcuni piccoli dettagli, anche perché le eventuali mancanze le si poteva risolvere con il camp leader. L’unica cosa è che forse è stato mal calcolato il rifornimento di acqua: lavorando al sole lontano da fonti d’acqua, di norma avevamo soltanto 9 litri per 20 persone... un po’ poco per 4-6 ore di lavoro. Certo, ci portavamo anche la nostra acqua, ma tenendo conto che dovevamo andare in salita in montagna con gli zaini, facevamo un po’ fatica. È forse questo l’unico momento che ricordo come negativo.

Il programma ambientale era piuttosto intenso. In generale, la maggior parte del nostro lavoro prevedeva in una certa misura l’interazione con la natura del parco: pulizia dei sentieri montani da tutto quello che ne impedisse il passaggio. C’erano però anche altri momenti: molto tempo è stato dedicato al parco naturale, agli animali selvatici e alla flora della riserva. Abbiamo fatto varie gite nei luoghi dell’habitat, ad esempio, dei cervi, i quali sono molto diffusi nel territorio di questo parco naturale.
Il gruppo dei volontari questa volta era piuttosto variegato: non c’erano più di 3 rappresentanti dello stesso paese, cosa che va benissimo in un gruppo di 14 volontari. La comunicazione avveniva in inglese, che era parlato bene da tutti i membri del nostro gruppo. Per me questo è stato un aspetto positivo, soprattutto rispetto alla mia esperienza in un altro campo dello scorso anno, dove riguardi alla lingua avevo avuto maggiori problemi, in quanto il gruppo di volontari era costituito per il 70% da ragazzi del posto, cioè italiani, che per lo più parlavano la loro lingua che io, purtroppo, non conosco. Il gruppo si è molto unito durante il campo, tutti ci siamo fatti nuovi amici, con alcuni dei quali continuiamo tuttora a scriverci, a due mesi ormai dalla fine del campo. C’erano delle persone stupende, con le quali è stato bello passare il tempo, sia durante il lavoro che quello libero.

Il rapporto con gli organizzatori italiani è stato costruttivo, direi positivo. Si chiamavano Valentina e Valentino (sì, c’è stata qualche difficoltà legata alla somiglianza dei nomi, ma, ahimè, c’era poco da fare!), membri del locale circolo di Legambiente. Valentina era la leader principale del campo e svolgeva bene i suoi compiti. Ci veniva sempre messo a disposizione tutto il necessario, col cibo non c’è stato alcun problema e l’orario organizzativo del campo era adeguato alle esigenze dei volontari... Valentino era invece il leader per quel che riguardava il lavoro, e lavorare con lui era sempre interessante, produttivo e divertente, tenendo anche conto della sua grande conoscenza del territorio, della vicinanza con i volontari per età e per visione delle cose.

Le cose che mi sono piaciute di più:
1.   Certamente il luogo di svolgimento del campo. È stato piacevole in un certo senso uscire per un po’ dalla civiltà, lavorare in posti dove intorno a te c’era praticamente solo la natura selvatica, tenendo anche conto della sua bellezza!...
2.   La squadra del campo, sia il gruppo dei volontari, sia quello dei “padroni di casa” italiani. Ovvio, in un certo senso è dipeso dalla sorte, in ogni caso si è formato un collettivo di volontari molto piacevole, sia da parte italiana che da quella internazionale, e si è venuta a creare una buona atmosfera di lavoro e di socialità.
3.   Il cibo. Venire in Italia e non entusiasmarsi della cucina locale è un sacrilegio.

Le cose che mi sono piaciute di meno:
1.   La situazione con l’acqua. Sono d’accordo che si tratti di un dettaglio, ma di un dettaglio spiacevole quando si lavora per molto tempo sotto il sole cocente.
2.   Non comprate una sim card Wind se andate a Brinzio! Sono rimasto molto deluso quando sono venuto a sapere che si tratta dell’unico operatore che non ha alcuna copertura in questa zona.

Come trasmettere quest’esperienza nelle attività locali della mia organizzazione in Russia, nella regione di Brjansk? Si potrebbe pensare di organizzare questo tipo di campi di volontariato anche nella nostra regione. In realtà uno scambio di volontari internazionali lo stiamo già facendo a Novokemp, ma magari si potrebbero pensare a delle iniziative specifiche per la salvaguardia dei boschi e degli animali della zona di Cernobyl, in collaborazione con le amministrazioni provinciali o regionali con la partecipazione di volontari internazionali.

Oleg Vdovičenko




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