Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

04/09/19

UN'OSSERVAZIONE A PARTIRE DA CHERNOBYL



Nella Poetica Aristotele scrive che nel dramma è preferibile un “impossibile credibile a un possibile incredibile” (Poetica, 1461b, 12). Questa osservazione lapidaria dice più di quanto il suo autore non avesse progettato. E mette nelle condizioni di impostare nuovamente un discorso sul significato della scrittura di finzione in rapporto agli eventi storici. Discuterne è urgente soprattutto in questo periodo, quando la serialità televisiva saccheggia l’universo delle tematiche narrative con una voracità finora sconosciuta, obbligando la storia a offrire il proprio contributo in termini di spunti e trame. Come accade in Chernobyl, miniserie televisiva marchiata HBO che ha fatto incetta di elogi tra critica e pubblico mettendo in scena, con esibita accuratezza, l’incidente nucleare del 1986. Proprio la fortuna della serie ideata da Craig Mazin, grazie alla sua fedeltà agli eventi, offre l’occasione forse più eclatante per ripensare il significato di un’operazione particolarmente delicata: fare fiction con la storia.

Non esistono molti modi per fare fiction con la storia, specie quando la vicenda scelta scarseggia di hegeliani individui cosmico-storici, come la Maria Stuart di Schiller, e abbonda di manzoniane genti meccaniche di piccol affare. In questi casi, la tensione narrativa deve essere costruita ai margini degli eventi, posizionandosi alla periferia della grande storia, di cui questa diventa uno sfondo e il cui intreccio con la materia finzionale dipende dal genio di chi scrive. Perfetto è stato DeLillo, che in Libra dà forma alla finzione grazie all’intimità inattingibile dei personaggi reali mentre convergono con spietata coerenza verso l’assassinio di Kennedy, e perfetto è stato Vonnegut, quando ha trasfigurato il bombardamento di Dresda attraverso i suoi occhi attoniti. L’altra opzione è la ricostruzione documentaristica, che mancando di tensione narrativa chiede al pubblico una pazienza solitamente estranea alla scrittura seriale. Tra queste opzioni, Chernobyl sceglie di non scegliere. Ma procediamo per gradi. 


Data: 28.08.2019
Fonte: www.doppiozero.com

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