La serie affronta la tragedia dell’incidente “a livello tecnico e
politico ma si ferma lì. Nessun accenno al dopo, a cosa sia accaduto in
questi 33 anni. Tutto è come cristallizzato, come se la vita si fosse
fermata nel 1986, come se non esistesse un dopo Chernobyl. Le persone
che guardano il serial - spiega Francesca - si fanno un’idea chiara
rispetto a quanto accaduto, sullo scoppio del reattore, sulle bugie del
Governo, ma non possono fermarsi lì. Il mio auspicio è che si pongano
delle domande, che comprendano come la dimensione della tragedia
riguardi anche il presente e il futuro. Accanto alle gravi conseguenze
dell’incidente sulla salute umana e sull’ambiente, infatti, occorre far
fronte a costi economici enormi che sono sulle spalle di tutti noi,
poiché quella centrale deve essere smantellata. La serie va vista, non
si discute, ma sarebbe davvero interessante se avesse un seguito”.
Molti, sulla scia emotiva del serial, hanno deciso di visitare la
Zona di esclusione e in particolare Pripyat, la città fantasma in cui
tutto è rimasto immobile da allora. “In realtà - prosegue Francesca - il
boom è scoppiato già da qualche anno: nel 2016 a Chernobyl andarono
20mila persone, nel 2018 è stata raggiunta quota 60mila e quest’anno, ad
agosto, per la prima volta non ho trovato posto per dormire. Questo
sarà il mio tredicesimo viaggio, un’esperienza che consiglio a tutti
anche se è indispensabile affidarsi ad agenzie qualificate”.
Data: 01.09.2019
Fonte: www.temponews.it
Nessun commento:
Posta un commento