Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

04/09/19

QUELL'APOCALISSE CHIAMATA CHERNOBYL



















La serie affronta la tragedia dell’incidente “a livello tecnico e politico ma si ferma lì. Nessun accenno al dopo, a cosa sia accaduto in questi 33 anni. Tutto è come cristallizzato, come se la vita si fosse fermata nel 1986, come se non esistesse un dopo Chernobyl. Le persone che guardano il serial - spiega Francesca - si fanno un’idea chiara rispetto a quanto accaduto, sullo scoppio del reattore, sulle bugie del Governo, ma non possono fermarsi lì. Il mio auspicio è che si pongano delle domande, che comprendano come la dimensione della tragedia riguardi anche il presente e il futuro. Accanto alle gravi conseguenze dell’incidente sulla salute umana e sull’ambiente, infatti, occorre far fronte a costi economici enormi che sono sulle spalle di tutti noi, poiché quella centrale deve essere smantellata. La serie va vista, non si discute, ma sarebbe davvero interessante se avesse un seguito”.

Molti, sulla scia emotiva del serial, hanno deciso di visitare la Zona di esclusione e in particolare Pripyat, la città fantasma in cui tutto è rimasto immobile da allora. “In realtà - prosegue Francesca - il boom è scoppiato già da qualche anno: nel 2016 a Chernobyl andarono 20mila persone, nel 2018 è stata raggiunta quota 60mila e quest’anno, ad agosto, per la prima volta non ho trovato posto per dormire. Questo sarà il mio tredicesimo viaggio, un’esperienza che consiglio a tutti anche se è indispensabile affidarsi ad agenzie qualificate”.


Data: 01.09.2019
Fonte: www.temponews.it

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