Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

31/12/13

ALLA CENTRALE NUCLEARE DI KALININ IL TRIZIO VIENE POMPATO SOTTO TERRA


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Alla centrale nucleare di Kalinin, in Russia, ha luogo il pompaggio nelle falde acquifere sotterranee delle acque di scarico contenenti trizio radioattivo. Il risultato di quest'opera è già evidente nell'abbassamento della concentrazione di trizio nei laghi Pes'vo e Udomlja, ma in futuro l'acqua al trizio potrebbe andare a finire nelle derivazioni dell'acqua potabile.

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Data: 12.12.2013
Fonte: www.bellona.ru
Due anni dopo, sono ancora in attesa di una sistemazione adeguata e di un risarcimento. Vivono in casupole da poco più di 30 metri quadri e aspettano che le promesse del Governo diventino realtà. Se mai lo diventeranno. Non si sta parlando dell’Italia dei dissesti e dei terremoti, delle inefficienze e delle promesse mancate: la denuncia arriva infatti dal Giappone, preso spesso come esempio di funzionalità e ottimizzazione dei servizi e che invece si trova oggi ad affrontare l’onda a lungo termine degli effetti del terremoto e dello tsunami che nel marzo 2011 hanno devastato il Paese, costringendo centinaia di migliaia di persone all’evacuazione e riproponendo il rischio di un disastro nucleare. - See more at: http://www.dirittodicritica.com/2013/12/13/fukushima-profughi-nucleare-58937/#sthash.KewmCNdw.dpuf

Due anni dopo, sono ancora in attesa di una sistemazione adeguata e di un risarcimento. Vivono in casupole da poco più di 30 metri quadri e aspettano che le promesse del Governo diventino realtà. Se mai lo diventeranno. Non si sta parlando dell’Italia dei dissesti e dei terremoti, delle inefficienze e delle promesse mancate: la denuncia arriva infatti dal Giappone, preso spesso come esempio di funzionalità e ottimizzazione dei servizi e che invece si trova oggi ad affrontare l’onda a lungo termine degli effetti del terremoto e dello tsunami che nel marzo 2011 hanno devastato il Paese, costringendo centinaia di migliaia di persone all’evacuazione e riproponendo il rischio di un disastro nucleare. - See more at: http://www.dirittodicritica.com/2013/12/13/fukushima-profughi-nucleare-58937/#sthash.KewmCNdw.dpuf
Due anni dopo, centinaia di migliaia di evacuati sono ancora in attesa di risposte dal Governo e di risarcimenti dalla TEPCO - See more at: http://www.dirittodicritica.com/2013/12/13/fukushima-profughi-nucleare-58937/#sthash.KewmCNdw.dpuf
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Due anni dopo, sono ancora in attesa di una sistemazione adeguata e di un risarcimento. Vivono in casupole da poco più di 30 metri quadri e aspettano che le promesse del Governo diventino realtà. Se mai lo diventeranno. Non si sta parlando dell’Italia dei dissesti e dei terremoti, delle inefficienze e delle promesse mancate: la denuncia arriva infatti dal Giappone, preso spesso come esempio di funzionalità e ottimizzazione dei servizi e che invece si trova oggi ad affrontare l’onda a lungo termine degli effetti del terremoto e dello tsunami che nel marzo 2011 hanno devastato il Paese, costringendo centinaia di migliaia di persone all’evacuazione e riproponendo il rischio di un disastro nucleare.
A distanza di due anni, la speranza di poter fare ritorno alle proprie case o di ottenere migliori condizioni di vita rimane un miraggio per molti evacuati dalle aree contaminate . A documentarlo è il giornalista della RT Aleksey Yaroshevsky, che raccolto le testimonianze degli sfollati, alloggiati in minuscole casupole da 30 metri quadri a Koriyama, e rilevato come alla speranza di poter tornare alla propria vita precedente è seguita la disillusione: «Quando lo tsunami ha colpito – ha raccontato uno di loro alla RT – ci è stato detto di portare con noi solo le cose strettamente necessarie e di scappare. Hanno detto che sarebbe stata solo una questione di due, tre giorni. Ora, vivendo in questa gabbia di casa, tornare nella nostra abitazione è un sogno che sappiamo non diventerà realtà. Siamo stati riempiti di promesse per una casa più grande, ma fino ad ora questo sono state: promesse».
- See more at: http://www.dirittodicritica.com/2013/12/13/fukushima-profughi-nucleare-58937/#sthash.KewmCNdw.dpuf
Due anni dopo, sono ancora in attesa di una sistemazione adeguata e di un risarcimento. Vivono in casupole da poco più di 30 metri quadri e aspettano che le promesse del Governo diventino realtà. Se mai lo diventeranno. Non si sta parlando dell’Italia dei dissesti e dei terremoti, delle inefficienze e delle promesse mancate: la denuncia arriva infatti dal Giappone, preso spesso come esempio di funzionalità e ottimizzazione dei servizi e che invece si trova oggi ad affrontare l’onda a lungo termine degli effetti del terremoto e dello tsunami che nel marzo 2011 hanno devastato il Paese, costringendo centinaia di migliaia di persone all’evacuazione e riproponendo il rischio di un disastro nucleare.
A distanza di due anni, la speranza di poter fare ritorno alle proprie case o di ottenere migliori condizioni di vita rimane un miraggio per molti evacuati dalle aree contaminate . A documentarlo è il giornalista della RT Aleksey Yaroshevsky, che raccolto le testimonianze degli sfollati, alloggiati in minuscole casupole da 30 metri quadri a Koriyama, e rilevato come alla speranza di poter tornare alla propria vita precedente è seguita la disillusione: «Quando lo tsunami ha colpito – ha raccontato uno di loro alla RT – ci è stato detto di portare con noi solo le cose strettamente necessarie e di scappare. Hanno detto che sarebbe stata solo una questione di due, tre giorni. Ora, vivendo in questa gabbia di casa, tornare nella nostra abitazione è un sogno che sappiamo non diventerà realtà. Siamo stati riempiti di promesse per una casa più grande, ma fino ad ora questo sono state: promesse».
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