Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

10/12/13

GIORGIA - RELAZIONE NOVOKEMP 2013 (TURNO LUGLIO)



Il nostro viaggio non è stato, almeno inizialmente, semplicissimo (tralasciando le difficoltà legate all’acquisto dei biglietti per i treni russi… se non avessimo avuto, casualmente, un’amica russa a Mosca, disposta a comprarli di persona, non so come avremmo fatto!). Dopo due aerei e dodici ore passate a Kiev, l’attesa della comparsa del nostro binario sui tabelloni della stazione della capitale ucraina pareva interminabile. A rendere il tutto più spiacevole,  il rendersi conto che eravamo straniere è stato per alcuni mendicanti più o meno ubriachi un motivo per venire da noi e chiederci soldi, cosa che non ci avrebbe turbato più di tanto, se non lo avessero fatto con una certa insistenza e mettendoci un po’ di timore (abbastanza sicure che comunque non ci sarebbe successo molto, data la presenza di molte persone intorno a noi)

Dal momento della comparsa del numero del binario sul tabellone, il nostro percorso è andato tutto in discesa. Dopo una notte sul treno diretto a Brijansk, abbiamo preso il “trenino” per Unecha. Questo ultimo tratto è stato molto divertente. Stremata dal sonno, notavo comunque la curiosità dei viaggiatori, nel sentirci parlare la nostra lingua. Dopo qualche ora abbiamo raggiunto la nostra destinazione. Olga , colei che sarebbe diventata la nostra “giovane mamma russa” e Aleksandr, il direttore del centro estivo, sono venuti a prenderci in stazione, accogliendoci con abbracci e sorrisi, ai quali abbiamo potuto rispondere solo qualche parola stentata in russo, tenendo oramai un occhio aperto e uno chiuso.  In particolare, la presenza di Olga Budaeva è stata veramente importante per noi. Ci ha seguito e aiutato durante la nostra permanenza e più di ogni altra persona ci ha fatte sentire a casa. Arrivati al centro, dopo una bella dormita che ci ha fatto recuperare le forze, abbiamo fatto il tour del campo e ci siamo presentate ai nostri nuovi amici.


Da quel momento le giornate si sono articolate più o meno sempre secondo la stessa tabella di marcia. Ogni mattina Alina, Claudia, Silvia ed io tenevamo lezioni di Italiano. Tutte noi eravamo entusiaste all’idea di insegnare la nostra lingua a bambini e ragazzini, così abbiamo deciso di tenere il “corso” insieme, suddividendoci ogni tanto fra lezione vera e propria e giochi per memorizzare qualche parola. I bambini hanno appreso ad una velocità notevole. Nell’insieme non è stato sempre facile da organizzare, poiché, come era prevedibile, non c’è stata molta continuità nel seguire il corso da parte dei bambini (sono pur sempre bambini…in vacanza…in piena estate!!!), quindi spesso dovevamo ripetere parole che qualcuno già sapeva, e altri, che magari si presentavano in classe per la prima volta, ancora non conoscevano, ma che erano ansiosi di apprendere. Abbiamo insegnato loro qualche numero, i nomi dei colori e qualche frase base per parlare di se stessi, oltre alla canzone “Felicità” che abbiamo cantato insieme durante il concerto per i genitori. In una situazione in cui nemmeno gli adulti parlano inglese, credo che per questi bambini sia stato molto importante entrare in contatto con la lingua italiana perché si rendessero conto della forza del mezzo linguistico come strumento per socializzare e aprire la propria mente al mondo al di fuori della loro realtà. Nel mio piccolo, l’aver visto un bambino che, al di fuori della lezione, si sforzava di tenere a mente il punteggio di una partita di ping pong in italiano, è stata per me già una grande emozione.

Fra i collaboratori del centro, vi erano alcuni ragazzi che tenevano altri laboratori (fotografia, braccialetti, cartapesta). Dopo i laboratori, le giornate proseguivano con il pranzo, unico vero tasto dolente della nostra esperienza. E il fatto di non gradire il cibo non era dovuto all’essere italiane, abituate a mangiare bene: non c’era persona che non si lamentasse della mensa del centro (elogiando invece i cuochi degli anni passati). Di sicuro, comunque, non abbiamo “sofferto la fame”. Siamo infatti entrate a contatto con la piacevole abitudine russa di grigliare fuori pasto e spizzicare a qualsiasi ora.

Nel pomeriggio i bambini erano impegnati in giochi suddivisi in stazioni. Ogni giorno noi, separatamente,  affiancavamo, i ragazzi russi in una di queste stazioni. Dopo la cena generalmente veniva organizzata la discoteca o qualche spettacolino a cui tutti (noi comprese) prendevano parte attivamente cimentandosi in canzoni o piccole scenette recitate. La tabella di marcia veniva leggermente stravolta in alcuni giorni particolari, ad esempio il giorno dei pirati o degli indiani. Durante queste giornate speciali, tutta la mattina veniva dedicata alla preparazione di costumi, addobbi e balletti a tema, mentre il pomeriggio e la sera trascorrevano tra giochi e spettacolini. Dopo le attività serali, tutti noi collaboratori ci trovavamo per una breve riunione nella quale venivano espresse le opinioni sulla giornata trascorsa e assegnati i ruoli per il giorno seguente. Le nostre impressioni sulla giornata erano sempre ascoltate con attenzione e prese in considerazione.
I bambini mi hanno colpito particolarmente non solo per la loro educazione e curiosità, ma anche per la loro disponibilità ad aiutarsi l’un l’altro e, soprattutto, per la loro voglia di farsi capire dai bambini non udenti che soggiornavano nel campo e venivano sempre coinvolti nella attività. I rapporti con i collaboratori sono stati buoni, ottimi con alcune persone con cui abbiamo legato particolarmente. In generale sono stati tutti molto disponibili con noi e molto riconoscenti per la nostra partecipazione (tanto da farmi sentire qualche volta a disagio, dato che le ospiti molto “coccolate” eravamo proprio noi). Per quanto riguarda l’alloggio, abbiamo avuto una sistemazione più che dignitosa. Da parte mia, non ci sono rilevanti aspetti negativi da segnalare.

L’esperienza di Novokemp mi ha insegnato molto sia a livello umano sia di competenze personali. Non solo, infatti, ho avuto modo di praticare la lingua come mai prima, ma ho anche imparato molto collaborando con persone molto motivate e dalla gran voglia di mettere le loro energie a disposizione dei bambini, ottenendo ottimi risultati grazie alla loro fantasia, pur lavorando spesso con mezzi limitati. Nel complesso, non solo questa opportunità mi ha fatto rendere conto di quanta soddisfazione possa dare lavorare coi bambini, ma mi ha anche lasciato diversi nuovi amici coi quali sto mantenendo i contatti grazie ad internet. Se ci fosse la possibilità, tornerei subito a Novokemp.

Giorgia Cima

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