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23/07/10

DOPO LA CATASTROFE AL FOSFORO A OŽIDOV NASCONO BAMBINI MALATI

Dopo l’incidente nessuno se n’è andato dal villaggio. Tirano avanti grazie all’orto e al bestiame.

Tre anni fa ebbe luogo uno dei più grossi incidenti ferroviari. Nei pressi del villaggio di Ožidov, non lontano da L’vov, deragliò un treno merci, rovesciando 15 vagoni contenenti fosforo giallo velenoso. A causa del caldo i prodotti chimici s’infiammarono, ci vollero alcuni giorni per spegnere l’incendio e due settimane per sollevare e portare via i vagoni chimici. All’ospedale con lagnanze d’avvelenamento si rivolsero più di duecento persone, abitanti dei vicini villaggi. La gente, spaventata dalle dichiarazioni dei funzionari su una “seconda Cernobyl”, lasciò tutte le cose e in massa si spostò più lontano dal luogo dell’incidente. Col tempo gli allarmi si acquietarono, e la gente tornò a casa. I medici e gli ecologi tranquillizzano gli abitanti locali, dicendo che tutti gli indicatori sarebbero nei limiti della norma. Alla zona non è stato assegnato lo status di calamità e non sono stati pagati indennizzi. Ma gli abitanti di Ožidov sono convinti che la catastrofe abbia minato la loro salute.

PATOLOGIE. Come ci ha raccontato l’abitante del luogo Lilja Rybak, dopo l’incidente nel villaggio hanno cominciato a nascere bambini con patologie congenite, e alle persone vengono trovate spaventose pustole simili a tumori. «Da allora periodicamente ho delle irritazioni alla gola, mi fa male, mi tormenta l’emicrania. Sia i bambini che gli adulti tossiscono fortemente, e non a causa del raffreddore. A molti fanno male le gambe», – si lamenta Lilja. La responsabile del punto medico locale Anna Golubovskaja ci ha confermato che l’anno scorso sono morte di cancro due donne del villaggio – una aveva 48 anni, l’altra 51. E a due dei 32 nati lo scorso anno sono stati riscontrati gravi difetti, in particolare a un bambino la sindrome di Down. I bambini malati sono nati da genitori assolutamente sani. «Ma dimostrare che le pustole vengono a causa del fosforo è difficile. Adesso dappertutto l’ecologia è pessima, le persone si ammalano anche in altri villaggi».

NASCONO DI PIÙ. Del resto, dopo l’incubo vissuto gli abitanti del villaggio non s’affrettano ad andarsene dall’“avvelenato” Ožidov (dove continuano a vivere più di duemila persone). Al contrario, da allora nel villaggio è aumentata la natalità più del doppio. «Prima della catastrofe nascevano 11-15 bambini all’anno», racconta il presidente del soviet rurale Aleksandra Šach. «Mentre lo scorso anno ne sono nati più di una trentina. Forse il fatto è legato all’aumento dei sussidi per i neonati, o forse è la catastrofe ad aver influito». La Šach non è incline a collegare le lamentele dei suoi conterranei con le conseguenze dell’incidente, tuttavia vorrebbe che la gente fosse controllata da degli specialisti: «Nella nostra provincia la medicina si trova in condizioni spaventose. I medici locali hanno grosse difficoltà a fare una diagnosi precisa, mancando la strumentazione. Andare a farsi visitare in città è complicato per la gente, che qui è trattenuta dalle faccende domestiche. Bisognerebbe che nel villaggio venisse un ambulatorio mobile».

A CAUSA DEL FOSFORO SENZA LAVORO. La capovillaggio si dispera che a causa dell’incidente sono aumentati i disoccupati. Nel villaggio è stato chiuso il lattificio – i committenti avevano paura di prendere il latte locale, temendo che fosse contaminato dal fosforo. 120 abitanti del luogo sono così finiti in strada. Qualcuno è partito per lavori stagionali, qualcun altro tira avanti grazie all’orto e al bestiame. A proposito, subito dopo l’incidente ad Ožidov sono spuntate patate di dimensioni enormi, come non mai. Gli abitanti del villaggio ci hanno anche scherzato su, tipo che il fosforo ci ha ben concimato il raccolto… Ma per la verità venderle non era facile, nei mercati avevano un timore panico di comprare la verdura di Ožidov. «Anche se gli specialisti non hanno trovato fosforo nelle nostre verdure» – tranquillizza la Šach. «Quest’anno poi a causa delle frequenti piogge le patate non sono proprio cresciute».

Data: 15.07.2010
Fonte: www.segodnya.ua
Autrice: Aleksandra Charčenko
Traduzione: S.F.

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