Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

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"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

23/04/10

È USCITO L’ATLANTE DELLA RADIOATTIVITÀ DI RUSSIA E BIELORUSSIA

I 24 anni passati dall’incidente di Cernobyl non sono stati molto d’aiuto agli abitanti dei territori contaminati – le regioni in esame si presentano sulle pagine dell’atlante come colpite da una grave allergia. E dovranno curarsi ancora molto a lungo.

Il libro della radioattività

“L’atlante dello stato attuale e di previsione delle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare di Cernobyl sui territori rimasti contaminati di Russia e Bielorussia” – è questo il nome completo – permette di fare una stima reale del livello di contaminazione radioattiva dei territori colpiti dalla più grande catastrofe tecnologica nella storia dell’uomo. La serie di cartine dell’atlante fa vedere com’è cambiata la situazione dal momento dell’incidente fino al giorno d’oggi. Vi sono inoltre cartine di previsione, che pronosticano la dinamica della contaminazione radioattiva fino al 2056.

La conoscenza delle cartine dell’atlante porta a conclusioni non molto consolanti. Nonostante che dal momento dell’incidente siano passati 24 anni e la gran parte degli elementi radioattivi con periodo breve di dimezzamento sia ormai scomparsa, e che alcuni elementi, come il cesio-137, continuino il loro decadimento, dalle cartine si vede chiaramente che a tutt’oggi molte zone e centri abitati delle regioni di Brjansk, Kaluga, Tula e Gomel’ hanno livelli di contaminazione che superano quelli di non pericolosità per la vita. Sulle cartine queste zone sono evidenziate dal rosso lampone. Di fatto, dietro queste macchie colorate ci stanno le vite delle persone che abitano in quei territori.

La catastrofe

L’incidente avvenne il 26 aprile 1986. In conseguenza di una termoesplosione al quarto reattore della centrale nucleare di Cernobyl nell’atmosfera di riversò praticamente tutto l’insieme dei radionuclidi che si trovavano nel reattore al momento dello scoppio – in tutto 21 elementi. La maggior parte di tali elementi ha un periodo di dimezzamento di non più di due-tre anni. Altri elementi hanno invece periodi di dimezzamento lunghissimi, ad esempio i radionuclidi transuranici (quello del plutonio è di 24.110 anni), questi ultimi hanno però una bassa volatilità: oltre 60 km dal reattore non si diffondono. Tra i moltissimi elementi radioattivi che sono finiti nell’atmosfera, il maggiore pericolo lo recano gli isotopi del cesio-137 e dello stronzio-90. Ciò è collegato ad alcune cause. Il cesio-137 è un radionuclide longevo (con un periodo di dimezzamento di 30 anni), si conserva bene nel terreno e penetra nella vita dell’ecosistema, e inoltre è proprio questo elemento a essersi diffuso alle maggiori distanze dal reattore.

Trattando del carattere della diffusione della contaminazione radioattività dopo l’incidente, gli studiosi ritengono che su tale processo abbiano influito prima di tutto la situazione meteorologica e il movimento delle particelle aeree nel corso dei giorni seguenti l’incidente. Dai dati presentati nell’atlante, dal 26 al 29 aprile 1986 le sostanze radioattive si sono infiltrate nello strato terrestre a un’altezza di 200 m in direzione nord-ovest, nord e nord-est rispetto alla centrale. Soltanto in seguito, fino al 7-8 di maggio, lo spostamento è continuato in direzione sud-ovest e sud. Inoltre, praticamente subito dopo la fuoriuscita, all’altezza di alcuni chilometri si è inserito lo spostamento occidentale delle masse aeree, formando a questo modo la scia orientale di Cernobyl – quelle macchie d’inquinamento radioattivo giunte fino ai paesi dell’Europa. Tali macchie furono rilevate in Austria, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Polonia, Svezia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Cechia, Svizzera, Finlandia.

Senza dubbio alcuno, i territori più colpiti sono stati quelli più vicini alla centrale di Cernobyl – l’Ucraina, la parte europea della Russia e la Bielorussia. La superficie delle terre sulle quali la densità della contaminazione è risultata più di 37 kBq/m² (livello oltre il quale vivere in un dato territorio è pericoloso) nella parte europea della Russia è di 60 mila km², in territorio ucraino – 38 mila km², e in Bielorussia – 46 mila km². I livelli più elevati di contaminazione in territorio russo sono stati rilevati nella regione di Brjansk, seguita da quelle di Tula e di Kaluga. In Bielorussia nella regione di Gomel’.

La contaminazione della Russia

Durante questi anni, i compilatori dell’atlante hanno più volte girato le zone contaminate e misurato il contenuto degli isotopi radioattivi nel terreno. Questo ha permesso loro di creare un quadro dinamico della liberazione delle terre dalle radiazioni. Del resto, come mostrano le carte, tale liberazione sarà ancora lunga a venire.

E infatti anche oggi quasi la metà della regione di Brjansk è fortemente contaminata. Di fatto, più o meno pulite si possono considerare le zone centrali e nord-occidentali, con le città di Brjansk, Žukovka, Suraž e Počep. Il fardello più grosso, naturalmente, è toccato alla parte occidentale della regione di Brjansk (a ovest di Starodub e Klincy). Nella zona “rossa” si trovano città e villaggi come Novozybkov, Zlynka, Vyškov, Svjatsk, Uščrl’e, Vereščaki, Mirnyj, Jalovka, Perelazy, Nikolaevka, Širjaevo, Zabor’e, Krasnaja Gora… Gli abitanti delle province meridionali sono costretti a fare controlli oncologici periodici. Tanto più che i boschi esentati dal taglio crescono e periodicamente bruciano, rigettando nell’aria nuove e nuove porzioni di stronzio e cesio. Ma anche a nord, nella zona delle città di Djat’kovo e Fokino (in particolare tra di esse, nei pressi di Ljubochny) la concentrazione di radionuclidi sfiora quasi il limite della zona di trasferimento.

Nella zona fortemente contaminata della regione di Kaluga (le province meridionali) si trovano una trentina di villaggi e cittadine delle province di Spas-Demensk, Kirovsk, Ljudinovo, Žizdrino e Kozel’. Le concentrazioni più pericolose di isotopi radioattivi si trovano nelle province di Afanas’evo, Melechovo, Kirejkovo, Dudorovskij, Kcyn’, Sudimir e Korenovo.

La regione di Orlov nel 1986 è stata irradiata quasi interamente – più o meno pulito è rimasto soltanto l’angolo sud-occidentale della regione. Le dosi più grandi di radiazioni le hanno ricevute gli abitanti della provincia di Bolchovo (nel nord della regione) e dei territori un po’ più a sud di Orël. Come dimostrano le misurazioni successive, la provincia di Livino resta come in precedenza l’unica veramente idonea per la vita dal punto di vista della contaminazione radioattiva. Mentre gli abitanti della stessa Orël, come delle rimanenti province della regione (in particolare di Bolchovo), farebbero bene a portare sempre con sé un dosimetro.

La regione di Tula è stata divisa in due metà dalla nube radioattiva. Le zone nord e nord-ovest sono rimaste relativamente pulite, in compenso tutti i territori a sud del capoluogo sono stati colpiti dalle ricadute radioattive. Centro della parte più contaminata della regione è la città di Plavsk. Essa si allunga dal confine sud della regione di Tula come una lunga striscia fino a Uzlovaja. Oggi, essendo quasi la metà del cesio decaduta, la zona pericolosa per la vita (con diritto al trasferimento) si è ristretta intorno a Plavsk. In ogni caso, la zona a controllo speciale in tutti questi anni non è diminuita di molto, fatto che testimonia di una abbastanza elevata concentrazione di isotopi pericolosi per la salute.

La contaminazione della Bielorussia

La regione di Brest, la più occidentale di quelle prese in esame, è stata colpita dalla radioattività fondamentalmente sul fianco destro, da Luninec verso oriente. Anche se dal rilievo si nota come gli elementi radioattivi siano ricaduti pure sulle città di Drogičin, Pinsk e sui villaggi di Svjataja Volja, Smoljanica, Lysjkovo e Molčad’. Nel 2010 le zone di residenza con diritto al trasferimento si sono conservate intorno a Stolin e nella zona dei villaggi Vul’ka-2 e Gorodnaja.

Nella regione di Gomel’ la situazione è molto peggiore. A tutt’oggi la parte meridionale della regione (a sud di El’sk e Chojniki) è coperta da macchie rosso-viola, indicanti una contaminazione assai poco compatibile con la salute e la longevità della vita. Del resto, lo stesso si può dire della zona che, partendo da Gomel’, si allunga fino ai limiti settentrionali e orientali della regione. La zona più favorevole qui passa sotto la categoria “residenza con diritto al trasferimento”. Quasi tutto il resto del territorio della regione fa parte della zona di residenza sotto controllo speciale dei radiologi.

Le zone più contaminate della regione di Grodno (la parte est, la linea Slonim-Djatlovo-Berezovka-Iv’e-Juratiški, nonché la linee Berezovka-Lida e Iv’e-Krasnoe) sono finite solamente nella categoria di residenza con controllo radiologico. Qui la dose effettiva annuale non supera 1 mZv (che comunque con un effetto prolungato non è certo poco).

Nella regione di Minsk sono finite sotto la nuvola radioattiva alcune zone periferiche – il sud della provincia di Soligorsk, l’ovest della provincia di Voložin, l’est di quella di Berezina, e pure un territorio relativamente piccolo situato al confine tra le province di Vilejka e Logojsk a nord di Minsk. Il punto più contaminato della zona nord è il villaggio di Januškoviči. Del resto, nonostante la localizzazione della radioattività, i centri dei territori radioattivi sono pericolosi in quanto finora rientrano nella categoria di “residenza con diritto al trasferimento”.

Alla regione di Mogilëv è andata molto meno bene – la nube l’ha infatti attraversata nella sua parte centrale. Per questo la zona delimitata dalle città di Kirovsk, Kličev, Mogilëv, Čausyj, Kričev, Klimoviči e Kostjukoviči rimane poco idonea per la vita, e in alcune sue parti – controindicata. È pur vero che in questi 24 anni le città sopraelencate sono uscite dalla zona indicata e ora la delineano dall’esterno. Con l’eccezione di Mogilëv, la quale tutt’ora si trova nella zona di residenza con controllo radiologico, e anche di Čausy, che grazie all’attività degli isotopi locali rimane ancor oggi nella zona di residenza con diritto al trasferimento.

La contaminazione da stronzio-90 si è concentrata nella regione di Gomel’, soprattutto nella parte sud. L’altra grande zona di contaminazione si trova a nord-est della regione.

Il futuro

Sebbene i compilatori dell’atlante assicurino che il livello di radioattività nei territori contaminati è decisamente diminuito, le previsioni non sono consolanti neanche per il 2056: per quella data diminuiranno sì gli areali di diffusione del cesio-137 e dello stronzio-90, ma a livello locale resteranno ugualmente zone dove i valori limite ammessi saranno superati.

Dunque, le zone di alienazione scompariranno dal territorio della Russia nel 2049; le zone di trasferimento prioritario solamente verso il 2100, mentre per affermare senza ipocrisia alcuna che in esse il fondo radioattivo supera di poco il fondo naturale gli scienziati dovranno aspettare fino al 2400. Per la Bielorussia, la quale ha subito i danni più gravi, queste scadenze saranno ancora più lunghe. Ancora nel 2056 (che è l’ultimo anno per cui i compilatori dell’atlante fanno una previsione precisa) la regione di Gomel’ avrà l’aspetto di una persona con un’allergia radicata. L’atlante è pubblicato sotto l’egida del Ministero delle emergenze di Russia e Bielorussia.

Sebbene la catastrofe ebbe luogo in territorio ucraino, il suo ministero non ha partecipato al progetto. E di conseguenza nell’atlante manca la cartina della contaminazione dei territori ucraini.

Data: 21.04.2010
Fonte: www.infox.ru
Traduzione: S.F

4 commenti:

  1. e quello di confrontare i valori con la radioattività naturale no ?

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  2. Le radiazioni naturali a cui siamo sottoposti mediamente sono di circa 2,4 msv per anno.

    Secondo le stime ufficiali fornite:

    I 116 000 abitanti di zone altamente contaminate ed evacuati, durante i giorni successivi al disastro, ricevettero in media 33 mSv (molto sopra la media naturale).

    I 270 000 residenti in zone «strettamente controllate» dal 1986 al 2005, hanno ricevuto dosi di più di 50 mSv (quindi circa 2,5 per anno).

    Le 600.000 persone che hanno lavorato nei pressi della centrale per sistemare il sito hanno ricevuto radiazioni fino a 500 msv (mediamente 100) quindi da 2 a 15 volte la media naturale.

    La regione di Grodno con 1 msv/anno è addirittura sotto la media italiana (circa 3 msv/anno).

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  3. Effetti della radioattività sulla salute
    (Equivalente di dose totale ricevuto in una singola breve esposizione)

    150 mSv = Sterilità temporanea testicoli
    500 mSv = Depressione dell'emopoiesi midollo osseo
    Da 500 a 2000 mSv = Opacità osservabili cristallino
    1500 mSv = Aplasia mortale midollo osseo
    Da 2500 a 6000 mSv = Sterilità Ovaie
    3500 mSv = Sterilità permanente testicoli
    5000 mSv = Deficit visivo cristallino

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  4. Sono stato in quel paese e ho conosciuto quella gente (E 'gente meravigliosa e non merita tutto questo)

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