Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

13/05/16

ALEKSANDR KIUBAS - АЛЕКСАНДР КЮБАС

Autore: Carlo Spera
Tratto da: 
“Viaggio al termine della notte.
20 anni dopo l'esplosione della centrale di Cernobyl”
Casa editrice: ViediMezzo
Data: 2006

Автор: Карло Спера
Из: 
Путешествие на край ночи
20 лет после взрыва на ЧАЭС”
Издательство: ViediMezzo (Италия)
Дата:
 2006
 г.
 
ALEKSANDR KIUBAS

Ex generale dell’esercito bielorusso in pensione

Il territorio che è stato maggiormente colpito dalla nube radioattiva di Cernobyl lo conosco bene. Dal 1944 al 1947 ho lavorato nella regione di Komarin, precisamente dove si uniscono due fiumi: il Dnepr e il Pripjat’. Da lì alla centrale sono solo diciotto chilometri. Era un posto bellissimo, con prati meravigliosi e boschi di querce. È in quella zona che è nata mia moglie. La maggior parte dei miei parenti proviene da lì. Purtroppo diciannove anni fa tutta quella bellezza è stata coperta dalla nube radioattiva; quasi metà della popolazione che abitava quella regione, e in particolare coloro che vivevano vicino alla città di Pripjat’, è stata evacuata. Adesso è una zona chiusa, dove non si può più neanche entrare. Nel 1986 i miei parenti sono stati trasferiti in altre regioni, molti di loro sono morti, anche mia moglie è morta. Il villaggio dove era nata oggi è diventato il villaggio dei morti. Tutte le persone trasferite con cui ho avuto modo di parlare mi hanno detto la stessa cosa, e cioè che hanno molta nostalgia della loro terra. Sono molti quelli che una volta l’anno tornano per pregare sulle tombe dei parenti.

Che cos’altro posso dirvi? Il giorno dell’incidente non mi trovavo lì. E pensare che Cernobyl non si trova neanche in territorio bielorusso, ma in Ucraina. Nessun’altra nazione è stata colpita come la Bielorussia, a pagare è solamente il nostro paese. Però una cosa ve la voglio dire: Cernobyl riguarda tutti gli uomini; per risolvere il problema noi bielorussi abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti gli altri paesi del mondo. È così, non c’è che dire, anche se mi costa non poca fatica ammetterlo. Sapete, io sono stato ferito durante la seconda guerra mondiale e allora, siccome non potevo più combattere, mi è stato dato l’incarico di gestire una squadra. Ricordo perfettamente come, dopo la guerra, tutta la regione era stata bruciata, completamente, distrutta e bruciata. Abbiamo ricostruito tutto da zero, e nel farlo ci abbiamo messo una buona fetta della nostra anima. Abbiamo rimesso in piedi le fabbriche, i villaggi e poi, trent’anni dopo, Cernobyl ha distrutto di nuovo tutto. Dentro di me c’è molto dolore, soprattutto per questo.
Intervista di Carlo Spera
 

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