Dimona, timori per il reattore della centrale atomica israeliana
L’Istituto 2
della centrale nucleare di Dimona «visto da fuori, è una costruzione di
cemento, grezza e priva di finestre, di due piani… le mura sono spesse
abbastanza da resistere a un bombardamento e sul tetto c’è una torre per
l’ascensore che non parrebbe necessaria per un edificio tanto piccolo. Per
trent’anni questo innocuo pezzo di cemento ha celato i segreti di Israele…Le
mura del piano terra nascondono ascensori di servizio che portano uomini e
materiali a 6 livelli sotterranei, dove i componenti per le armi atomiche sono
prodotti e assemblati in parti per le testate missilistiche». Sono alcuni
passaggi di un lungo servizio pubblicato il 5 ottobre 1986 dal Sunday Times
fondato sulle rivelazioni fatte nelle settimane precedenti da Mordechai Vanunu,
un ex tecnico della centrale di Dimona che aveva raccontato al giornale
britannico le produzioni nucleari militari di Israele che non ha mai ratificato
il Trattato di non proliferazione e che non è soggetto ai controlli dell’Aiea.
Quando
apparve l’articolo Vanunu era già in prigione in Israele, dopo essere stato
rapito a Roma dal Mossad e riportato in patria per essere processato per
tradimento e condannato a 18 anni di carcere. Una vicenda di eccezionale importanza che però fece
poco scalpore, come spesso accade quando sul tavolo ci sono i segreti militari
di Israele. Un po’ tutti perciò chiusero un occhio. L’Italia tutti e due,
nonostante Vanunu fosse stato sequestrato a Roma. La magistratura aprì le
indagini ma il governo dell’epoca non fece nulla per aiutarla. Troppo stretti
erano (e sono) i rapporti tra i servizi segreti di Italia e Israele. Calò il
silenzio su attività nucleari fuori da ogni controllo internazionale di cui per
la prima volta si apprendevano particolari inquietanti. Eppure il mondo in quei
mesi faceva i conti con le conseguenze della più grave catastrofe nucleare
della storia, avvenuta il 26 aprile di quello stesso anno a Chernobyl.
Tanti hanno dimenticato Mordechai Vanunu. Uscito 12 anni fa dal carcere, l’ex
tecnico nucleare reclama il diritto di lasciare Israele che gli negano le
autorità «per motivi di sicurezza». Nessun giornalista straniero può
intervistarlo: verrebbe subito espulso dal Paese.
Data: 27.04.2016
Fonte: www.ilmanifesto.it
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