Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

05/05/16

CHERNOBYL E LA STRAGE DEI BAMBINI: DOPO 30 ANNI L’UCRAINA PAGA ANCORA UN PREZZO ALTISSIMO


Chernobyl e la strage dei bambini: dopo 30 anni l’Ucraina paga ancora un prezzoaltissimo

Dal 1986, anno dell'incidente nucleare, la popolazione è diminuita di 6 milioni e mezzo principalmente per l'incremento delle morti infantili. Preoccupante anche la salute dei figli delle persone colpite dalle radiazioni: l'instabilità genomica ha aumentato la probabilità di contrarre tumori, malattie genetiche e malformazioni

Chernobyl e la strage dei bambini: dopo 30 anni l’Ucraina paga ancora un prezzo altissimo


Chernobyl, il più grave disastro nucleare della storia, è soprattutto una strage di bambini. Di chi era bambino ai tempi e di chi lo è ora perché la l’esposizione a sostanze atomiche è come una maledizione: si passa di padre in figlio e trent’anni dopo quel 26 aprile 1986 l’Ucraina sta ancora facendo i conti con quella terribile eredità.

La fuoriuscita di vapore contaminato cessò il successivo 10 maggio, ma il reattore numero 4 della centrale fu definitivamente tombato nel “sarcofago” solo tre anni dopo grazie al lavoro di un esercito di 600mila uomini che si sottoposero a dosi di radiazioni altissime. La storia li ricorderà come “i liquidatori”.

Nonostante il loro sacrificio, gli isotopi della morte sono riusciti ad avvelenare un un territorio di 150mila chilometri quadrati fra Ucraina, Russia e Bielorussia su cui vivevano più di 17 milioni di abitanti. All’epoca tra loro 2 milioni e mezzo avevano meno di sette anni.

Nel 1991 il governo di Kiev riconobbe come “vittime del disastro di Chernobyl”, bisognose di protezione sociale e medica, tre milioni e 400mila persone. Un milione e duecentomila erano bambini. I bambini di Chernobyl, come vengono ricordati in Italia, il paese che creò la più grande rete di accoglienza al mondo per i piccoli residenti delle zone colpite dal disastro.

Trent’anni dopo una serie di analisi dimostrano che la situazione è ben più grave rispetto a quella fotografata nel 1991. Come spiegano diversi studi, fra cui “Health effects of the Chornobyl accident. A quarter of century aftermath” (2006) e il più recente rapporto di Greenpeace “Nuclear scars: the lasting legacies of Chernobyl and Fukushima” (2011), nel ventennio compreso fra i 1991 e il 2010 la popolazione ucraina è diminuita di 6 milioni e 500mila unità. Il motivo? L’incremento delle morti infantili, soprattutto entro il primo anno di vita. Di pari passo nel Paese è diminuita anche l’aspettativa di vita: da 71 a 67 anni.


Data: 24.04.2016
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it


 

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