Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

17/04/12

L'AGGIOTAGGIO NUCLEARE NEI PAESI DELL'EX URSS


L’incidente di Fukushima non ha spento alle ex repubbliche sovietiche il desiderio di sviluppare l’energia nucleare.

A differenza della Germania, la quale ha deciso di uscire definitivamente dal club atomico, la Bielorussia ha iniziato la costruzione della sua prima centrale nucleare e Lukashenko, durante l’incontro con il capo dell’AIEA, ha dichiarato l’intenzione di Minsk di costruirne una seconda. Com’era logico aspettarsi, Minsk si è rivolta per il supporto tecnologico e il finanziamento del progetto al suo grande vicino russo.

Non è da meno neanche la vicina Ucraina. Il 26 aprile con due anni di ritardo inizieranno i lavori di montaggio del secondo sarcofago intorno al reattore scoppiato alla centrale nucleare di Cernobyl, e Kiev già annuncia l’intenzione di costruire nuovi reattori, nonostante che il 66% degli ucraini, secondo un sondaggio dell’istituto Goršenin, ritengano che il loro paese debba rinunciare alla costruzione di nuove centrali.

In Kazachstan, dove ai tempi sovietici sperimentarono sulla propria pelle le micidiali conseguenze dei test atomici, è nuovamente comparso l’interesse per l’energia atomica: producendo 20 mila tonnellate di uranio all’anno, è difficile non cadere in tentazione. Il Kazachstan, detenendo il 35% del mercato mondiale, già gioca un ruolo da protagonista imprescindibile nell’industria nucleare. E pur essendo un grosso produttore di petrolio, Astana sogna di costruire una centrale nucleare per compensare il deficit nazionale di produzione di energia elettrica, nonché per aumentare l’export di petrolio, oggi utilizzato come carburante per le centrali elettriche.

A sua volta Mosca lavora senza tregua per modernizzare le sue tecnologie, convincere i potenziali clienti della loro sicurezza e vendere le sue centrali nucleari all’estero. A oggi l’unica conseguenza diretta della catastrofe di Fukushima è stata la fine dell’alleanza strategica tra “Rosatom” e Siemens su ordine di Berlino, che ha cessato completamente la sua attività nell’industria nucleare. “Rosatom” cerca di approfittare di tale svolta degli avvenimenti andando a “caccia” dei territori abbandonati dalle compagnie tedesche. Due settimane fa la stampa russa e quella tedesca scrivevano dei piani di “Rosatom” di acquistare una quota nel progetto britannico Horizon, in precedenza appartenente alle compagnie tedesche RWE e E.ON. Si tratta di due nuove centrali nucleari per un costo complessivo di 24 miliardi di dollari e una potenza di 6.000 megawatt. La comparsa sul territorio britannico diventerebbe un vero successo per “Rosatom”, che al momento esporta le sue centrali nei paesi politicamente più vicini alla Russia come la Cina, l’India, il Vietnam, la Turchia, il Bangladesh e, ovviamente, gli ex satelliti dell’URSS.

Data: 12.04.2012
Fonte: www.charter97.org
Traduzione: S.F.

Nessun commento:

Posta un commento