Novokemp, 2° turno 2018 (30 giugno - 20 luglio)
Altro anno, altra
corsa. Quest’estate ho deciso di ripetere l’esperienza di volontariato a
Novokemp, là in quella zona remota della Russia tra Suraž e Uneča, nella
regione di Brjansk (nome che rassicura i miei genitori, visto che ricorda loro
la “Brianza”). I miei compagni di viaggio erano Ilaria, Matteo e Annarita, con
i quali mi sono trovato splendidamente. La prima cosa che ho provato quando ho
rivisto dopo un anno i cancelli del camp è stata la sensazione di essere
tornato in un posto da cui non me ne sono mai andato, una seconda casa.
Infatti, quando ho rivisto i vecchi amici russi conosciuti lo scorso anno, sono
stato accolto da sorrisi e abbracci, proprio come quando rivedi dei parenti che
ti aspettavano da tempo. A differenza dell’anno scorso, quest’anno non ho avuto
bisogno di “ambientarmi”, e anche il problema della lingua è stato pressoché
inesistente (a parte il primo giorno, dopo aver viaggiato per una notte intera
sul magico treno in plackart, il vagone
senza scompartimenti chiusi, arrivando a Uneča alle 5 del mattino). Saša, il
direttore del camp, è stato disponibilissimo a riaccogliere me, Ilaria e
Annarita (tutti e tre alla seconda esperienza a Novokemp) facendoci accomodare
nelle stanze della gostinica (la casa
degli ospiti) come lo scorso anno. Subito il primo giorno sono arrivati i
bambini del camp, circa 140 ragazzi dai 6 ai 16-17 anni, più i Patrioti
(ragazzi che passano il turno del camp volontariamente nelle tende, vivendo
come dei militari) comandati dal generale Sergej Valer’ievič. Come un anno fa,
le attività organizzate dagli animatori (i kružki)
si svolgevano tutte le mattine a partire dalle 10.30. Per la mia attività, la “scuola
di basket”, ero affiancato da Matteo, che mi aiutava a tenere a bada il grande
numero di bambini che partecipavano tutti i giorni. L’attività giornaliera era
un’occasione ideale per conversare con i bambini e far pratica con la lingua
russa, anche perché tutti i bimbi e ragazzi del camp sono persone
meravigliosamente gentili, cordiali, simpatiche e soprattutto pazienti,
disposte a spiegarti mille volte quello che hanno detto pur di farti capire ed
imparare. Dopo l’attività giornaliera c’era l’ora di pranzo, seguita poi dalla tichij čas, l’ora di riposo per tutti,
che quest’anno ho invece sempre utilizzato per socializzare con i ragazzi del
camp. Nel pomeriggio, c’era l’attività pomeridiana: spesso si trattava di
giochi a tema come “la giornata degli indiani” o il “giorno della Russia”, e la
sera (se non c’erano partite della Russia per i mondiali 2018) si organizzavano
balli, spettacoli o si andava in discoteca. Dopo l’attività serale veniva
sempre il temuto momento della planërka,
dove si organizzava la giornata successiva, in alcuni casi poteva durare anche
più di due ore. Uno dei giorni più significativi e simbolici del camp è il “giorno
dei genitori”, dove possono venire al camp i parenti dei bambini. Durante
questa giornata sono rimasto molto colpito da un ragazzo che era presente al
camp l’anno scorso, ma che non c’era quest’anno, perché è venuto al camp per
poche ore solo per trovarmi e sfidarmi ancora a basket, come facevamo sempre un
anno fa; a riprova del fatto che a Novokemp si viene a contatto con bellissime
persone e si creano forti legami di amicizia. Un altro esempio è quello del
nostro ormai amicone Egor, un animatore russo che abbiamo conosciuto un anno
fa, che quest’anno ha voluto ospitarci a casa sua a Mosca per una notte.
Qualche mese fa
Novokemp ha vinto un concorso come miglior camp, per cui sono venuti giornalisti
della TV locale che hanno intervistato anche noi volontari italiani, oltre a
quelli russi e al direttore. Il momento peggiore del turno è sempre l’ultimo
giorno. Quest’anno lo è stato in particolar modo, perché io e Matteo, svegli
già di prima mattina, abbiamo salutato a uno a uno tutti i bambini del camp tra
lacrime e malinconia che ti lasciano un enorme vuoto dentro, ma anche il
desiderio e il bisogno di ritornare per non lasciare che il tempo cancelli tali
rapporti di amicizia. A far capire quanto Novokemp sia un’esperienza fantastica
ci pensa il fatto che io sia tornato una seconda volta e che ancora non mi sono
stufato. Purtroppo le parole non saranno mai abbastanza per descrivere venti
giorni così belli. Penso infatti che solo chi ha vissuto questa esperienza
possa capire fino in fondo cos’è Novokemp. E così, se non lo vivi, non ci
credi. Это жизнь (è la vita).
Manuel Franchi (22 anni)
Università statale di Milano - Mediazione linguistica e culturale
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