Il lungo viaggio di un lupo di Chernobyl
Ha percorso 369 chilometri, uscendo dalla Zona di alienazione. Secondo alcuni ricercatori c'è la possibilità che i lupi di Chernobyl diffondano le mutazioni causate dalle radiazioni, ma altri esperti sono più cauti.
La Zona di alienazione di Chernobyl (CEZ, Chernobyl Exclusion Zone), 4.300 chilometri quadrati tra Bielorussia e Ucraina tuttora altamente contaminati, è un puzzle di diversità. La contaminazione non è nulla se paragonata ai livelli del periodo che ha seguito l’incidente nucleare, nell’aprile 1986, ma ad aree di natura che potremmo definire “selvaggia” – dove l’assenza di esseri umani ha attirato gli animali, ma è incauto immaginare come una sorta di Eden post-apocalittico – si alternano zone con livelli di radiazioni ancora molto alti. Qui gli animali sono meno numerosi, ma quelli che rimangono sono forse in grado di gestire e sopravvivere in condizioni estreme.
Da decenni gli scienziati di tutto il mondo studiano la CEZ per capire quali siano gli effetti della contaminazione sulle diverse specie e monitorarne l’andamento nel corso del tempo. È un campo di ricerca in divenire e spesso controverso. Le radiazioni ionizzanti hanno importanti effetti nocivi sia sulla salute umana che su quella animale, e su questo gli esperti concordano, ma fino a che punto arrivino questi effetti – e quanto impattino le popolazioni di fauna selvatica nella CEZ, la loro fisiologia o il tasso di riproduzione- resta ancora da capire bene. Gli studi condotti finora si sono concentrati su animali più piccoli come rondini (studiate anche a Fukushima), roditori e insetti.
L’ultimo studio ad attirare l’attenzione ruota intorno a un soggetto particolare: un lupo grigio, dotato di GPS, che contro le aspettative dei ricercatori ha percorso oltre 350 chilometri, allontanandosi dalla CEZ, lasciandone i confini e spingendosi ben più lontano del previsto. L’ipotesi di Michael E. Byrne e colleghi, che hanno pubblicato il lavoro sull’European Journal of Wildlife Research, è che movimenti di questo tipo abbiano il potenziale di diffondere le mutazioni genetiche causate dalle radiazioni anche tra i lupi europei che vivono lontani dalla CEZ.
“Non sto dicendo che gli animali di Chernobyl stanno contaminando il mondo”, precisa Byrne in un’intervista. “Ma se ci sono alcuni tipi di mutazioni che potrebbero essere trasmessi, va considerato”.
Leggi tutto...
Data: 19.07.2018
Fonte: www.oggiscienza.it
Ha percorso 369 chilometri, uscendo dalla Zona di alienazione. Secondo alcuni ricercatori c'è la possibilità che i lupi di Chernobyl diffondano le mutazioni causate dalle radiazioni, ma altri esperti sono più cauti.
La Zona di alienazione di Chernobyl (CEZ, Chernobyl Exclusion Zone), 4.300 chilometri quadrati tra Bielorussia e Ucraina tuttora altamente contaminati, è un puzzle di diversità. La contaminazione non è nulla se paragonata ai livelli del periodo che ha seguito l’incidente nucleare, nell’aprile 1986, ma ad aree di natura che potremmo definire “selvaggia” – dove l’assenza di esseri umani ha attirato gli animali, ma è incauto immaginare come una sorta di Eden post-apocalittico – si alternano zone con livelli di radiazioni ancora molto alti. Qui gli animali sono meno numerosi, ma quelli che rimangono sono forse in grado di gestire e sopravvivere in condizioni estreme.
Da decenni gli scienziati di tutto il mondo studiano la CEZ per capire quali siano gli effetti della contaminazione sulle diverse specie e monitorarne l’andamento nel corso del tempo. È un campo di ricerca in divenire e spesso controverso. Le radiazioni ionizzanti hanno importanti effetti nocivi sia sulla salute umana che su quella animale, e su questo gli esperti concordano, ma fino a che punto arrivino questi effetti – e quanto impattino le popolazioni di fauna selvatica nella CEZ, la loro fisiologia o il tasso di riproduzione- resta ancora da capire bene. Gli studi condotti finora si sono concentrati su animali più piccoli come rondini (studiate anche a Fukushima), roditori e insetti.
L’ultimo studio ad attirare l’attenzione ruota intorno a un soggetto particolare: un lupo grigio, dotato di GPS, che contro le aspettative dei ricercatori ha percorso oltre 350 chilometri, allontanandosi dalla CEZ, lasciandone i confini e spingendosi ben più lontano del previsto. L’ipotesi di Michael E. Byrne e colleghi, che hanno pubblicato il lavoro sull’European Journal of Wildlife Research, è che movimenti di questo tipo abbiano il potenziale di diffondere le mutazioni genetiche causate dalle radiazioni anche tra i lupi europei che vivono lontani dalla CEZ.
“Non sto dicendo che gli animali di Chernobyl stanno contaminando il mondo”, precisa Byrne in un’intervista. “Ma se ci sono alcuni tipi di mutazioni che potrebbero essere trasmessi, va considerato”.
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Data: 19.07.2018
Fonte: www.oggiscienza.it
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