Novokemp, 3° turno 2018 (24 luglio - 13 agosto)
Io
e il mio collega universitario Marco abbiamo deciso di partecipare insieme a
quest’esperienza.
Siamo partiti da Milano il giorno 21/07 per poter dedicare qualche giorno a una visita rapida di Mosca. Abbiamo incontrato le altre ragazze del gruppo il giorno 23 alla stazione dove abbiamo preso il treno per Uneča.
Emozione a parte, le condizioni del treno non erano delle migliori, il viaggio sembrava interminabile, le lenzuola erano macchiate e non c’era modo di caricare la batteria del telefono.
Siamo arrivati la mattina molto presto in questa cittadina che sembrava dispersa nel nulla, ad aspettarci Katja e Saša. Il viaggio in pulmino è trascorso in silenzio, sia per le ore di sonno mancato accumulate sia per il disorientamento.
Dopo esserci riposati, c’è stato il primo approccio con il campo, ci hanno descritto il lager e suddivisi in corsi. Inizialmente è stato molto duro avere a che fare con il russo perché non ero abituata a interagire in un contesto quotidiano con fluenza, capivo a malapena cosa mi stavano dicendo e questo è stato uno degli ostacoli principali all’esperienza, non poter interagire come vorresti ti fa sentire incapace e non ti consente di relazionarti al meglio con le altre persone, ma con il tempo e l’aiuto delle persone di Novokemp sono lentamente migliorata e ho iniziato a sentirmi meno in imbarazzo.
Una grande mano me l’hanno data i bambini che con la loro enorme spontaneità e il loro cuore grande durante i corsi ci aiutavano senza che dovessimo chiederlo a dare istruzioni agli altri o a procurarci il materiale.
Un grande lato positivo di quest’esperienza deriva appunto dal temperamento e dall’educazione di questi piccoli che hanno reso l’esperienza meno pesante dal punto di vista linguistico e della lontananza da casa, facendomi sentire accettata e integrata e trattandomi come una di loro.
Il gioco è stato qualcosa da riscoprire e che ho adorato, assieme ai travestimenti e agli spettacoli, nonostante l’iniziale imbarazzo.
Un lato negativo, a parte le difficoltà con la lingua, riguarda il cibo. Venivano serviti in continuazione gli stessi quattro piatti (chiaramente per una mensa che deve servire 150 bambini ogni giorno non è possibile preparare piatti particolari o particolarmente vari), ma ciò che mi ha colpita in negativo è stata la mancanza di frutta e l’assenza quasi totale di verdura (a parte pomodori e cetrioli) e la qualità dubbia di alcuni piatti, per cui più di una volta siamo stati male.
Una nota a favore dello “staff” e di alcuni animatori, che ci hanno aiutato sin dall’inizio a esprimerci maggiormente e sono stati sempre molto gentili nei nostri confronti, comprendendo il nostro spaesamento iniziale.
Nel complesso è stata un’esperienza ricca e interessante, che ripeterei se possibile.
Giulia Nardiello (20 anni)
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